di Delfina Ducci

È stata la compagna giovanissima di Franco Califano ma non basta questo per definirla. Salgo nella sua macchina e di corsa andiamo dal meccanico. L’attesa la passiamo al tavolino di un bar in una mattinata di sole splendido. Sposta la sua sedia per avere il sole in faccia. “Non posso fare a meno di farmi baciare dal sole e per questo appena mi libero dagli impegni me ne vengo a Fregene. Sono nata il 20 agosto  e dopo dieci giorni ero in braccio a mamma sulla spiaggia di Fregene. Ti farò vedere la foto. Mio padre, Franco Silva, allora attore in auge raggiungeva i suoi amici al Villaggio dei Pescatori, riferimento tradizionale del mondo dello spettacolo a cominciare dagli anni ’50. Si pagava il pedaggio per entrare ma lui, carattere libero e sempre controcorrente, cominciò a protestare e a battersi per l’abolizione di questo balzello. Fregene era a portata di mano e proprio in questa località ho goduto di tante cose anche dello sbarco sulla luna nel 1969 nella villa di Franco Califano. Al nostro amore appassionato non poteva mancare la luna… Frequentavamo lo stabilimento il Sogno del Mare. La sera a cena da Mastino, mangiavamo presto e poi di corsa a Roma al Luna Park dell’Eur sulle montagne russe. Ci facevano venire i brividi ma questa era la spensieratezza della gioventù che poi ti fa apprezzare e scoprire il coraggio. Nel 1978 quando mi sono trasferita a Los Angeles andavo a divertirmi sulle loro pazzesche montagne russe che si chiamavano Magic Mountain”.

Non insisto nel richiedere i ricordi legati alla sua storia con Franco Califano di cui ormai c’è ben poco da scoprire. Voglio rivolgermi alla donna e non necessariamente all’attrice o al personaggio pubblico. E infatti …“Tutto quello che ho vissuto ha fatto di me quella che sono adesso, soprattutto lo devo alla mia famiglia con i suoi valori tradizionali anche se non è stata una famiglia convenzionale”.

Hai vissuto il 1968 anche tu? Le domando.

“Certe cose andavano cambiate – mi dice con una certa energia verbale – Finalmente potevamo esprimerci con più libertà, ma niente comportamenti eccessivi, a me hanno sempre insegnato il rispetto, la violenza non è nel mio dna”.

Tirava aria di protesta, la società  aveva bisogno di altri riferimenti… li ricordo anch’io quegli anni e la minigonna è stato il simbolo dell’emancipazione giovanile. Qualche centimetro di stoffa in meno ed è stata rivoluzione. La donna diventa protagonista. Il sessantotto non è stato una cosa da niente, non credi? “Assolutamente no, ce la siamo guadagnata la libertà. La donna con la mini è scesa in piazza a protestare, a rivendicare la sua partecipazione alla vita sociale”. È stato una rottura con il passato, abbiamo lottato per un mondo moderno da vivere. Era un fenomeno generazionale più che politico. Eravamo tutti figli del miracolo economico e anche figli di una società che nonostante la prosperità stentava a cambiare. “Concordo con te cara Delfina”.

Oggi  che donna sei? Che carattere hai?

“Tutto e il contrario di tutto, amo stare con gli altri ma sto benissimo anche da sola. Sento la necessità di stare con me stessa. Chi mi conosce bene riconosce che sono altruista. Sono sempre grata alle persone che mi danno la possibilità di esprimermi per quello che sono. Odio l’esteriorità dei sentimenti e chi ne fa spettacolo. Andare al mare mi fa riflettere perché il mare cambia come cambiano noi. Sono in moto perpetuo come il mare ed è  bello  sorprendersi sempre di se stessi, che evita di farci cadere nell’ovvietà. Sono una marziana, un’aliena, guardo tutto dalla mia piccola astronave, vedo cose che voi umani non potete immaginare. Se riuscissimo a riappropriarci del valore per cui il rispetto per noi stessi corrispondesse al rispetto degli altri! Non credo alle persone che rimangono in superficie. La leggerezza non è come la superficialità: la leggerezza è il volo della rondine, la superficialità è la piuma sbattuta dal vento”.

Ti senti una diva?

“La parola diva viene dal cinema, Io mi sento unica. Penso di aver espresso la mia unicità perché ho avuto l’opportunità di esprimerla. Sono compresa e stimata da molti perché attraverso la TV sono entrata in tutte le case. Sono diventata popolare con la trasmissione di Folco Quilici sul mare. Mi sento una privilegiata, il pubblico sente che sono una persona autentica”.

Che cosa è per te l’amicizia?

“L’amicizia è il succo della vita. L’amicizia è un valore, deve essere disinteressata, significa occuparsi dell’altro, una specie di mutuo soccorso, fare le cose insieme… è solidarietà, accettazione della diversità. Oggi la società divide, è una fonte di litigio, dove ognuno sfoga la sua aggressività e scontentezza. Gli italiani sono troppo arrabbiati. Fermiamoci, riprendiamo in mano la nostra responsabilità. Noi donne pure perché dobbiamo lottare per la vera libertà, non stare dietro ai luoghi comuni”.

Cosa ti far star bene a Fregene?

“Fregene non è un posto di passaggio, è una meta scelta. Mi auguro che venga preservata dalla costruzione selvaggia. La cosa che mi rilassa di più è sedere sul tronco di un albero abbandonato sulla sabbia e da lì guardare il mare che deve essere di tutti e tutti devono goderlo. Le spiagge di Fregene dovrebbero essere come quelle di Miami, senza stabilimenti che ne coprono la vista. Far godere il mare a tutti perché è di tutti. Fregene è bella con le sue strutture piccole, solo così può salvare la sua caratteristica per cui rimarrà per sempre famosa. La meravigliosa pineta ha sicuramente bisogno di interventi per continuare a essere un patrimonio importante. La dimensione di Fregene è la natura e deve rimanere incontaminata”.

Quindi ogni volta che ritorni vorresti vederla migliorata e tenuta bene?

“È un luogo fatto per godersi la pace e non va assolutamente sfruttato. Viene a Fregene chi l’apprezza, chi ama questo piccolo paradiso a due passi da Roma. La priorità non è trovare negozi ma trovare cose particolari che richiamino la sua atmosfera marina. Fregene deve essere e rimanere una cittadina che offre un momento di relax, lontano da ogni preoccupazione. Questo luogo mi infonde una serenità che nessun’altra cosa mi può dare. Se mi danno la cittadinanza onoraria me la prendo”.

Mita è impegnata allo spettacolo che porterà in tutti i teatri d’Italia cominciando dall’8 marzo dal titolo “Sono una figlia dei fiori” in collaborazione con Stefania Moro e alla fisarmonica Saria Convertino e come solito farà centro. Sarà un successo. Ciao Mita, ciao figlia dei fiori, i fregenati ti aspettano.