Al Fregene vela club sembra arrivare ancora di cambiamento, dopo un estate di folli esperienze con il gruppetto dei “Ragazzi amici di Franchino” cioè Pippo e Stefano la situazione sembra aver preso un verso nuovo. La direzione del Miraggio club sembra saltare per tornare nuovamente nelle abili mani di Alberto, tornato con entusiasmo e nuove idee ma forse anche con un po’ di risentimento . La gestione del FVC riprende con il vecchio sistema avendo fallito con quello adottato dal passaggio di consegne . Pippo che non rendendosi conto aveva superato i limiti della legalità’, ponendo al di fuori dell’entrata anche un insegna che indicava un ristoro viene oltre che ammunito da Romeo, direttore nella stagione , invitato a uscire dai locali della struttura insieme a Stefano fido scudiero.
La nuova direzione vede la possibilità di occupare il capannone, usato come zona ristoro circolo in un locale serale dove si esibiranno talent Scouts chiamato “Capitan Uncino”.
Utilizzando i bagni del circolo come servizi per gli Ospiti delle serate di musica e spettacolo al mattino potete immaginare quando lo stato dei servizi igienici e dei spogliatoi … bicchieri vuoti ancora puzzolenti di alcool mozziconi di sigarette, anche a volte vomitate, il tutto deve essere pulito e pronto prima dell’arrivo dei Soci del circolo velico. Le docce non vengono risparmiate, usate come camerino spogliatoio non vi dico in che stato ogni mattina troviamo i locali. Il circolo funziona sempre meglio , ce sempre tanto entusiasmo e voglia di andare in acqua. Non nascondo che dietro il palcoscenico del Miraggio la nuova situazione crea non pochi ostacoli pratici, ma siamo come sempre ospiti anche se paganti dobbiamo ancora ringraziare per avere la possibilità diportare avanti il movimento velico del litorale nord del Comune di Fiumicino .Dall’altro lato le richieste di denaro, inteso come rimborso spese, ogni anno aumentano insieme alle difficoltà nella gestione. Per fortuna grazie al movimento windsurfistico creato in questi 11 anni i Soci sono sempre abbastanza per riuscire a tenere testa a tutte le spese e quadrare il bilancio a fine anno . Le attrezzature sportive ogni anno devono essere rinnovate adeguandole all’evoluzione dei materiali sempre più tecnologici e quindi costosi. Abbiamo dei buoni rapporti con alcune importanti ditte di settore come la Bic Sport , Mistral che ci agevolandoci così nei prezzi e nei pagamenti . Ogni anno è comunque la spesa dei materiali è da mettere in budget.
Mi ritrovo nuovamente solo a coordinare l’andamento del circolo, c’è di buono che appena sale il vento sono il primo ad entrare in acqua , diventando il riferimento per chi dalla riva guarda giudica e considera che vela montare, che tavola da scegliere più adatta, se entrare in acqua oppure no. Per i venti leggeri dai 14 ai 18 nodi uso l’Astro rock 130 litri di volume , che trovo molto adatto anche in condizioni di vento medio e onda formata . Mentre per i venti più forti uso sia Elettrick rock che la tavoletta custom Mc Lenney quando la condizione diviene estrema e le onde si formano rompendo fino all’orizzonte, nelle giornate quando il Libeccio ulula forte o lo scirocco spazza la spiaggia frustando sulle gambe. Una mattina, dopo una notte, quando il vento forte fa tremare le tapparelle, ci troviamo davanti al circolo alle 10 , ce anche Pietro Pacitto che già sta armando la sua 4.5 UP – Utra Profile , il mare e grosso il vento da libeccio ancora spinge sui 30 nodi , le onde fuori rompono ripetutamente sulle secche formando schiume bianche . Apro i cancelli del tunnel tenendo la serranda verso mare leggermente socchiusa, sulla spiaggia poche persone ammirano lo spettacolo del mare in tempesta, Pupi il papà di Pietro arriva con il suo sorriso salutando tutti , Claudio Smith oggi non ce , peccato , sarebbe stata anche la sua giornata . Armo la mia 4.7 noth sail zeta sfilando la plancetta Mc Leanny 260 dalla sua sacca, l’eccitazione ci assale fin da quando ci prepariamo spogliatoio indossando le mute ancora umide e puzzolenti, stringiamo bene i trapezi e via . Sulla riva con la tavola in una mano e nell’altra la vela scendiamo in acqua , le schiume corrono lungo la riva , lunghe onde schiumano per una ventina di metri , pezzi di spuma bianca volano spazzate dal vento tra una raffica e l’altra . Una volta in acqua i primi metri servono per prendere velocità per poi cercare di passare il primo prano che rompe ignorante sollevando i sedimenti dalla sabbia dando così un color marrone proprio li dove ce la violenta rottura dell’onda . Facciamo due tre bordi tra i primi trenta cinquanta metri dalla riva , saltando e planando a stecca , poi Pietro pian piano riesce a passare la prima e poi la seconda secca è li fuori che stacca salti stellari . Cerco anche io di passare l’onda di risacca del primo frangente e dopo alcuni tentativi … eccomi li fuori insieme a Pietro . cerchiamo di stare insieme, surfiamo le grosse onde in terza secca stranbandoci sopra , curvando sulle grosse gobbe. La spuma color nocciola vola sul pelo dell’acqua tra le sbollate dei cefali , ci incrociamo ogni tanto lanciandoci urla di gioia , a riva piccole figure si sono raggruppate capitanate da Pupi, i loro vestiti e i capelli di chi guarda sventolano impazziti sotto le forti raffiche del vento che ruggisce nel frastuono della tempesta . Un ora la fuori ci mette a dura prova , torniamo a terra per un break , ci dissetiamo, scambiamo due parole , impressioni, le gocce d’acqua di mare ci sgocciolano ancora lungo il viso arrossato dallo sforzo .
La giornata non convince gli altri Soci ad uscire, Massimiliano prova sotto riva con la 4.2 e il Tiga wave ma più di tanto la violenza del mare non gli permette di guadagnare metri , si diverte a fare lunghe planate dieci metri dalla riva e ogni tanto spararsi un bel saltino. Io e Pietro usciamo per una altra session , stavolta usciamo tutti e due alla prima prova rimanendo in seconda secca , Pietro stacca un bel Table top è un fenomeno in queste condizioni, faccio fatica a stargli dietro agile come una farfalla passa da onda in onda con leggerezza e determinazione . Riesco anche io a staccare qualche bel saltone anche se accuso un po’ di mal di braccia ,penso che sarà ora di rientrare . Una volta a terra ci rendiamo conto di come il mare ci può regalare emozioni così intense che rimangono dentro di noi lasciandoci per alcune ore un senso di stonatezza, sono quasi stordito dal frastuono delle onde dal suono del vento dagli spruzzi e dalle ondate d’acqua su corpo e sulla faccia . Questa sensazione la capisce soltanto chi l’ha vissuta è difficile da descrivere , un senso di pacatezza dentro avvolge la mente e la fame famelica ci assale, potrei divorare una teglia di pizza intera , un mezzo chilo di pasta senza staccare la forchetta dal piatto.
Meno male che ci sono giornate come questa dove ogni tanto ci ricarichiamo di adrenalina, a non tutti piacciono queste condizioni di vento e mare , alcuni Soci preferiscono andare al Lago di Bracciano dove non ci sono cavalloni da superare e il vento di libeccio arriva non così forte divertendosi così sull’acqua piatta. Le vele ancora armate sgocciolano dentro il tunnel del rimessaggio , le tavole riposte sulle rastrelliere rimangono come sdraiate riposare dopo come stanchi guerrieri provati dai colpi presi dalle ondate e dai violenti atterraggi da salti a volte anche di una decina di metri . Non è una cosa rara di frustare la tavola sbagliando qualche atterraggio , si crea una crepa sotto la carena segno evidente del colpo preso, dopodiché una volta che succede la tavola è compromessa e difficilmente riusabile.
La Tiga organizza una regata a tappe di selezione per una regata chiamata TIGA’ SPRINT , una tappa è stato proposto di farla qui da noi. Decisa la data, sabato 18 di agosto, ci sono una ventina di iscritti, la condizione è con scaduta di libeccio e vento intorno ai 13 nodi, si crea un percorso andata e ritorno a dieci metri dalla riva per dare maggior spettacolarità all’evento. Le batterie sono da 5 Atleti alla volta , pian piano cremando si arriva alla finale dove soltanto i primi tre passeranno per la gran finale prevista a Ischia . Passa Ettore Thermes – Claudio Barbuzza – Stefano Cianfanelli , la gente esulta ad ogni passaggio di boa tifando senza escusioni di fischi e urla, lo spettacolo stato tanto condito da cadute colpi di boma e riprese nelle strambate.. I finalisti verranno spesati per un fine settimana a Ischia tutto pagato , compreso il viaggio. Ischia è una novità per me, solitamente e’ meta di vacanze anziane dedicate a cure termali , ma in questa occasione la spiaggia si veste di sport, il vento è leggero e rafficato. Siamo in otto alla partenza della gran finale, in una prova secca nella quale non riesco a trovare il giusto varco nella partenza rimanendo dietro i rifiuti delle vele degli altri concorrenti , pertanto all’arrivo mi devo accontentare di una posizione di coda finendo al sesto posto . Vince Stefano Cianfanelli secondo Armando Buchetti terzo Ettore Thermes .
Nel ritorno mi mangio le mani per quella brutta partenza , il premio al primo una tavola Tigà’ wave nuova di pacca, peccato, mi rimane , oltre all’amaro in bocca la soddisfazione di aver vissuto un altra bella esperienza da mettere nel sacco della vita .
A casa , al Villaggio dei Pescatori al 131 di Via Silvi marina il cancelletto sbatte dalle zampate di Lillo che mi ha sentito arrivare, e’ talmente contento che mi graffia con le unghie una gamba. Facciamo una passeggiatona sulla spiaggia, è l’ora del tramonto , il cielo verso ovest è tutto rosso con sfumature di arancio e giallo fuoco, ce poca gente che rimane a godersi lo spettacolo seduta sulla spiaggia, gruppetti di ragazzi con la chitarra intonano canzoni accompagnati dai colpi di un jambè.
La fine dell’estate è sempre un gran traguardo raggiunto quando il tempo comincia a mutare gradualmente, il sol leone lascia spazi a improvvisi temporali che sono accolti con la gioia che , il fresco delle gocce che cadono sulla pelle bruciata dal sole, è come una “doccia santa”. Per fortuna che prima dei temporali arriva anche il vento e lo scirocco monta in giornate dove i soci del Fregene vela Club accorrono informati dalla segreteria telefonica al numero 6680958. Il nastro dove sono registrati i messaggi parte e si riavvolge centinaia di volte in alcune ore quasi senza sosta . Il cancello di ferro scorre aprendosi e chiudendosi al passaggio dei frettolosi Windsufisti che arrivano bruciando l’asfanto dalla caotica citta’ di Roma. La via Aurelia sembra un circuito dove si registrano record su records , Piazza Carpegna – Via Sestri Levante 58 , appena 28minuti . La pazzia la frenesia porta anche a questo, meno male che per fortuna non abbiamo registrato al momento nessun incidente.
Il libeccio è il vento che screma la folla dei Soci , punte di 50 nodi a volte vengono misurate dall’anemometro a mano le quali palette girano lanciando un sibilo sinistro . Le tavolette si sfilano dalle rastrelliere mezze impolverate , le velette da 3.5m2 o 4.2 vengono finalmente armate giustificando ogni tanto l’acquisto più che benedetto . Il mare appare una distesa sconnessa di spuma bianca , il suono continuo delle onde che si arrotolano giunge a terra come un mormorio di una grande folla , il vento spazza la sabbia che vola fino a trovare appiglio appiccicandosi bagnata dalla bruma del mare . Siamo in preda ad una folle frenesia, sfidare quelle condizioni ci da una carica immensa di adrenalina , li in mezzo le velette colorate scompaiono tra un onda e l’altra , i pochi passanti si fermano qualche minuto per ammirare lo spettacolo di questi “incoscienti”. Ancora le attrezzature non sono così sicure e a volte accade che si spezza un albero o si rompe un gommino del piede dell’albero che funge da raccordo tra la vela e la tavola. Quando accadono incidenti del genere si fatica a tornare a terra, cercando di recuperare intatta la maggior parte della attrezzatura. Quando si spezza un albero solitamente la tasca della vela di rompe nel punto di rottura provocando una lacerazione che a volte si incastra con i filamenti di fibra di vetro dell’albero.
La situazione purtroppo verso la fine dell’estate 1990 si complica, il Miraggio chiede da sei milioni e mezzo come rimborso spese, venti milioni, una richiesta impossibile. Allo stesso tempo il locale serale Capitan Uncino , creato invadendo la zona del club va forte , penso che la direzione ci veda ora come un fastidioso ospite , non si spiegherebbe altrimenti questa assurda richiesta di denaro. Sono affranto dal comportamento della direzione del Miraggio, dispiaciuto, oltre ai rapporti di collaborazione c’è un amicizia dai tempi in cui io ero ragazzino e loro, Alberto e Sandro più grandi abitavamo al Villaggio dei Pescatori dove tutti legano in qualche modo amicizia in anni di convivenza .
I Soci vengono informati e nulla è possibile fare per sistemare la situazione. Alcuni Soci pensano già di cercare un altra sede per trovare una possibile alternativa, Luca e Francesca sono già andati a parlare con i concessionari del Tirreno, un bel gruppetto di Soci è già in procinto di muoversi appena le cose saranno pronte. Un giorno con Raimondo Gasperini passeggiando sulla spiaggia verso sud , mi fa notare una struttura dei Ministeri Finanziari dove in passato fu colonia marina , in stato di abbandono che potrebbe essere adatta a riflettere su la sede del circolo . Per quel che mi riguarda, tanta è l’amarezza che decido di prenotare un viaggio solo andata per l’Australia . Prima però, informandomi bene , vado a parlare con il Sig. Guastella presso i Ministeri Finanziari a Roma a riguardo del nostro interesse di utilizzare gli spazi della vecchia ex colonia marina, al momento in completo stato di abbandono. Rimaniamo che ci faranno sapere qualcosa una volta che la commissione ne abbia discusso e deciso .
Negli ultimi giorni alla fine della stagione 1990 cerchiamo di trovare un accordo con il Miraggio tramite alcuni Soci che sono avvocati . Non sembra che ci sia modo di andare a trattative , perciò parte una causa legale , da parte nostra al fine di far valere i diritti e il rimborso delle spese per le migliorie intercorse negli anni . Gli avvocati prendono in mano la situazione . Io poco dopo parto per l’Australia nel mese di novembre . Molti Soci tolgono le attrezzature dal circolo , nell’attesa che si sistemi la situazione o si trovi una probabile nuova sede. Rimane tutto cosi , in stallo fino alla fine dell’inverno 1990.