Al ritorno dalla mia prima gara di windsurf pro a Kuantan in Malesia, sono carico di nuove esperienze da condividere con gli amici e i soci del Fregene Vela Club. Alla fine del mese di marzo c’è sempre un gran voglia di ricominciare ad uscire in mare soprattutto per chi nei mesi freddi mette le tavole a riposo dedicandosi agli sport invernali o scaldandosi davanti al fuoco di un caminetto scoppiettante.
Al circolo c’è aria di maretta; mio padre mi racconta cosa è accaduto durante il periodo nel quale sono stato assente. Una discussione con Umberto lo ha ‘messo proprio per traverso’ al Sor Pietro che racconta di svariati battibecchi riguardo l’uso della stufa anche nella notte, cosa che sarebbe potuta essere pericolosa per probabili cortocircuiti e successivi incendi al tunnel dove vengono custodite le tavole dei soci. Credo ci sia stato uno scambio con prese di posizione alquanto fuori luogo. Sembra che Umberto abbia continuato ad usare la stufa accesa per meglio catalizzare la resinatura delle tavole che, come sappiamo, ha bisogno di temperature non inferiori ai 15 gradi. Allo stesso modo il Sor Pietro, divenuto responsabile in mia assenza, avrebbe ritenuto giusto evitare tali resinature nel periodo invernale. E così per questi motivi ho dovuto chiarire la situazione direttamente con Umberto invitandolo ad uscire dal circolo, dove era entrato due anni prima senza versare alcuna quota associativa. L’amicizia è un conto, ma quando ci si va a scontrare nei rapporti di collaborazione la situazione diventa insopportabile per tutti. Successivi avvenimenti intercorsi tra di noi in relazione al suo operato in quei due anni hanno purtroppo chiuso il capitolo.
Ed eccomi ancora una volta davanti ad una nuova stagione estiva da affrontare con le sole mie forze. La gestione del Miraggio Club vede ancora l’imponente presenza del sig. Romeo il quale sembra potere e volere decidere di adottare nuove strategie nella gestione del circolo velico e delle attività sportive/ricreative. Durante una riunione con lo stesso e Susanna, mi chiedono di occuparmi, oltre che del circolo velico, della gestione della piscina sia come sorveglianza che come cura dell’acqua e della pulizia, oltre a preparare e organizzare i due campi da tennis in terra rossa. Il tutto in cambio dell’utilizzo degli spazi destinati al circolo velico; all’inizio mi sembra quasi che si vogliano approfittare della situazione, ma poi capisco che accettare è l’unica saggia via per una serena convivenza. Appare chiaro che sia impossibile svolgere da solo tutte queste mansioni. Tramite un amico di vecchia data di nome Franchino, conosco Pippo e Stefano quindi, in una settimana, organizzo e metto su una squadra adatta ai vari compiti da svolgere. All’apparenza i due ragazzi sono in gamba e ben disposti a prendere in mano i vari ruoli; stabiliamo così dei turni sia in piscina che sui campi da tennis, nei quali viene coinvolto anche il Sor Pietro, che vediamo spesso impegnato a bagnare e lisciare i campi da tennis trascinando il grosso tappeto, sotto al solleone estivo. Stefano, avendo il brevetto da assistente, sta in piscina e all’occorrenza fa anche il maestro di nuoto, mentre Pippo organizza i turni e si occupa a volte anche delle pulizie del circolo e della cura della siepe e delle piante. Tutto sembra andare a meraviglia in un clima di amicizia e collaborazione; nel capannone viene organizzato un piccolo ristoro per noi dello staff e questo pian piano diviene un servizio anche per i soci, così da soddisfare necessità primarie come fornire acqua da bere, piccoli snack e panini. Io, come al solito, continuo nella gestione del club seguendo i soci nelle loro necessità per quel che riguarda l’attività velica, oltre alla scuola vela e al noleggio.
Il rinnovamento porta una ventata di entusiasmo e innovazione molto apprezzata dai soci. Il clima con la gestione del Miraggio va a gonfie vele e tutto scorre liscio in un clima di allegria e serenità. Il periodo più impegnativo, luglio e agosto, ci mette a dura prova sia fisicamente che nel trovare il modo di guadagnare abbastanza per sostenere le paghe del nuovo staff. Pippo comincia ad esplorare il modo per sfruttare la zona ristoro ampliando i prodotti da vendere, in più, su richiesta, si diletta anche a cucinare piatti di pasta organizzando un cucinino di fortuna all’interno dell’officina. Potete immaginare nei mesi di luglio e agosto cucinare piatti con telline e vongole e pesce alla brace su un bbq fuori dall’officina all’ombra di un ombrellone da mare. Pippo corre qua e là con il sudore che gli cola dalla fronte, su e giù con Paparella che ha una pescheria proprio nella vietta davanti a casa mia al Villaggio dei Pescatori. Compra pesce su ordinazione per poi arrostirlo subito dopo davanti alla porta della cucinetta/officina su di un rimediato bbq a carbonella. Siamo al limite della legalità e dell’igiene anche se i soci del club sono più che contenti.
C’è una ragazza di nome Gaia, splendida, giovane, soltanto 18 anni, mi piace tantissimo, spesso viene a trovarmi nel club, essendo la figlia di una amica di Susanna, ma vengo ben presto ammonito di lasciarla stare data la sua giovane età.
Nel frattempo le lezioni di windsurf e di vela vanno bene anche se a volte faccio i salti mortali dividendomi nell’alternanza di scambi con Stefano per l’assistenza ai bagnanti in piscina e le lezioni di nuoto. Nonostante tutto riusciamo comunque a tappare tutti i buchi portando avanti l’impegno preso. Pippo continua a sfornare piatti di spaghetti alle vongole e pesci alla brace, abbiamo anche un frigo per i gelati, e tutto sembra filare liscio. Amici di Pippo e Stefano cominciano a frequentare il circolo aumentando il numero dei soliti vecchi soci, sono in gran parte simpatici e si adattano facilmente al clima del circolo.
Gli spazi utilizzati precedentemente da Umberto per la costruzione delle tavole diventano un ufficio di segreteria; ogni tanto arriva Gaia minando la mia serenità: dai e dai ci scappa il bacio. Io ho 31 anni e lei 18, ma per me non è quello il problema è che il consiglio di lasciarla stare mi tormenta quasi quanto la presenza di Gaia quando la vedo entrare nel mio ufficio.
Là fuori il campo di pallavolo è attivo dalle 10 di mattina fin dopo il tramonto se non c’è vento. I soci si divertono creando piccoli tornei interni dove non mancano le parolacce e i ‘vaffa’ tra compagni di squadra che, insabbiati per il sudore, sfogano quel che non riescono a fare in altri luoghi in salti, schiacciate, baker e palle alte.
Per fortuna che spesso si alza il ponente che accende gli animi, il tunnel della rimessa diviene improvvisamente un teatro di andirivieni con le vele colorate che vengono srotolate fuori dalle loro sacche. Chi riesce a planare esce dallo stretto canale di boe evitando i bagnanti che incauti ci fanno tranquillamente il bagno non avendo capito che quell’area segnalata non è un area protetta per la loro sicurezza, bensì un canale di uscita ed entrata per windsurf e barche a vela. Questo argomento rimane un mistero, ho anche messo ai lati del canale a terra dei cartelli con tutte le indicazioni del caso. Poi c’è anche chi si attacca ai gavitelli pensando di usarli come galleggianti mentre altri cercano addirittura di spiantarli dal fondo. Il vento di ponente spesso ci costringe rientrando a terra ad uscire al di fuori dal canale; così anche noi cadiamo in difetto anche se cerchiamo di passare il più lontano possibile dai bagnanti che imbambolati ci guardano arrivare dall’alto mare.
Dopo l’esperienza in Malesia ho accumulato una certa esperienza nella disciplina dello slalom che è la specialità praticata dalla maggior parte dei soci. Cerco di dare consigli su quali pinne usare e come regolare bene le vele; di solito la misura più utilizzata è la 6.5 per i più leggeri e la 7.5 per chi pesa oltre gli 80 chilogrammi. In relazione alla grandezza della vela si deve mettere una pinna adatta per evitare lo ‘spin-out’, cioè un folle derapata della tavola con successiva perdita di controllo.
Organizzo spesso regate veliche aperte a tutte le imbarcazioni a vela, compensando i tempi di arrivo con delle correzioni a seconda della velocità delle differenti barche, applicando minuti di handicap. Oltre al windsurf ci sono catamarani e piccole derive che in uno scenario di vele colorate animano la spiaggia antistante il circolo, attirando così curiosi e bagnanti delle vicinanze. Certo ogni volta è un lavoro impegnativo che va dalla richiesta dei permessi all’organizzazione per la sicurezza, alla giuria, alla segreteria e ai premi.
Alcune volte il lavoro non viene ripagato dalla partecipazione, ma ritengo che sia di importanza fondamentale per la diffusione della vela e per lo sviluppo del nostro circolo. Anche il Miraggio si adopera ad aiutarci sapendo che anche gli eventi sportivi portano sempre nuovi clienti; Massimo, chiamato il Secco, ci prepara il Boston Whaler da usare come barca giuria con una precisione e cura che riflettono le doti del suo carattere. È un tuttofare che corre a destra e a sinistra nello stabilimento per sistemare e aggiustare tutti i piccoli fastidiosi inconvenienti che possono accadere in una grande struttura come il Miraggio Club, una sorta di ‘Santo Secco’.
Gaia mi ha detto che andrà in vacanza all’isola d’Elba nel mese di agosto per un mese intero; sto pensando di raggiungerla in catamarano con il mio Hobie Cat 16 partendo da Fregene e facendo un paio di tappe nei circoli velici lungo la rotta. La cosa mi balena nella mente per un bel po’ e sono eccitato all’idea di navigare con l’Hobie Cat 16 fino all’isola d’Elba per incontrare la bella Gaia lontano da occhi indiscreti. Purtroppo, o per fortuna, ricevo a pochi giorni dalla data prevista per la partenza una telefonata dal Windsurfing Team dell’Albaria di Palermo che mi invita ad unirmi a loro per andare ai campionati europei Mistral in Finlandia in programma proprio per quella data. Sono interdetto: se vado perderò l’occasione d’oro di avere Gaia, ma in compenso sarà una bella esperienza regatare nei fiordi finlandesi. Gaia o i Fiordi? Mannaggia che dilemma… devo dare una risposta al team di Palermo entro domani… ci penso tutto il giorno e anche la sera, mi addormento con questo pensiero: Gaia o i fiordi Finlandesi?
Al mattino, dopo una notte di sogni inquietanti, avevo già deciso di seguire la mia passione e telefono a Vincenzo B. direttore del circolo velico Albaria e gli dico: “sono dei vostri!”; con una risata Vincenzo mi dice “dai Claudio con te siamo al completo, viene anche Harry Negri, oltre a Riccardo Giordano e Alfredo Barbera e logicamente Vinci P.”.
Il campionato europeo Mistral 1989 avrà come special guest Pete Cabrinha. Quindi detto fatto ci incontriamo all’aeroporto di Fiumicino, dopo chiaramente aver telefonato a Gaia per dargli la notizia; non c’è rimasta bene e ho subito avuto l’impressione di aver perso un’occasione irripetibile. Dall’oblo del DC9 vedo passare il litorale di Fiumicino; guardo verso nord cercando di scorgere l’isola d’Elba, la vedo da lontano, vedo il viso con il piccolo neo sulla guancia sinistra, i suoi occhi scuri che brillano sul viso con una smorfia di delusione. Ci sono cose nella vita che ci trascinano per la nostra strada che nemmeno il sorriso di una bella ragazza riesce ad intaccare.
Atterrati ad Helsinki, appena fuori dall’aeroporto, un pulmino ci aspetta per portarci a Pori. L’aria è fresca, l’albergo di lusso ci riceve in stanze accoglienti e la cena al buffet è fantastica. Al mattino ritiriamo le tavole nuove di pacca, Mistral One Design con vele di serie 7.4 e 4.7. Con addosso la muta invernale 5.4mm, inforcato il trapezio, faccio un’uscita di prova. È la mia prima volta su questa tavola; Harry mi dà qualche dritta sulle regolazioni nelle diverse andature, la trovo complicata, molto tecnica. Fino ad ora sono andato su tavole funboard più piccole, con questo tavolone provo alcune difficoltà. Al mattino skipper meeting alle 10, il vento soffia già tra i fiordi della baia con raffiche tra i 10 e i 15 nodi. Alle 12 la prima partenza e siamo in 120; si può immaginare la linea, partire nel punto giusto è essenziale; la giuria dà i 5 minuti, si inizia a scorrere lungo la linea per capire dove partire; io parto in mezzo cercando di rimanere fuori dai rifiuti. Scocca il minuto, mi tengo discosto cercando un varco libero, non voglio incastrarmi rischiando di toccare gli avversari. Gli ultimi dieci secondi sono fondamentali, mi infilo tra due tavole dove vedo spazio e prendo velocità per partire lanciato… la sirena del via… Sono libero ma sopravvento ho mezza flotta, provo a virare cercando un varco senza incappare nel diritto di precedenza di un avversario. Ne lascio passare due o tre e sfilo mure a sinistra navigando verso la prima boa di bolina. La tavola si poggia sul bordo prendendo velocità, tengo quella linea, sopra di me una ventina di tavole, intravedo Riccardo Giordano tra i primi a passare la boa di bolina verso quella di lasco. Continuo a tenere la mia posizione intorno al ventesimo posto, ma nell’ultima poppa perdo tre posizioni; peccato, ero gasato, ma nelle andature portanti ancora non mi trovo bene, forse devo portare la posizione del piede d’albero ancora più indietro. Comunque sono soddisfatto; le altre due regate più o meno ho lo stesso risultato anche se mi trovo sempre un po’ indietro per mancanza di esperienza su questa tavola così particolare. La sera ci rifocilliamo in hotel, nel piano terra c’è una piscina e la sauna. Mi riscaldo le ossa infreddolite galleggiando sul pelo dell’acqua e, mentre guardo il soffitto, la musica degli Abba scorre fluida. L’ultimo giorno di regate prevede una long distance; il vento sembra essere forte in mezzo ai fiordi con raffiche oltre i 25 nodi. Decido di mettere la 4.7 non sapendo come si comporta il Mistral One Design in queste condizioni. Partiamo di lasco verso la prima boa a circa 800 metri; ci sono onde di un metro, ne salto una staccando tutta la tavola e mi meraviglio di essere atterrato ancora in velocità. Il secondo lato va di bolina verso un’isoletta in mezzo alla baia; ne ho molti davanti, dietro non guardo, quasi tutti hanno la 7.4 e hanno una velocità maggiore della mia. Tengo bene di lasco mantenendo la mia posizione intorno al 30° posto e finalmente la sirena all’arrivo sancisce la fine di questo campionato new style per me. La sera una bella cenetta a buffet, dopo la rituale sauna per scaldare il corpo che ha preso una abbondante quantità di spruzzi freddi e il vento sferzante del nord. Il Team Albaria ha racimolato un bel punteggio con Riccardo 5°, Vincenzo 10°, Vinci 12°, Harry 18° ed io, il più scarso, al 22° posto. Una altra bella esperienza da mettere nella valigia riportando a casa ancora l’emozione dei Mari del Nord.