Il Corriere della Sera del 2-3-25, buon ultimo, si è unito alla nutrita schiera di “tifosi” che ultimamente manifestano, con crescente insofferenza, il loro disappunto per la mancata realizzazione della quarta pista a Fiumicino, a loro dire indispensabile per la crescita del traffico aereo. Tra questi non poteva mancare, ovviamente, l’ad di ADR Troncone, mentre sorprendono le prese di posizione del presidente della regione Lazio Rocca, visto che nel suo programma elettorale del 2023 ne metteva in dubbio la fattibilità, e dell’ex braccio destro di Berlusconi, Gianni Letta, che, ci pare, non si sia mai occupato di trasporto aereo, tantomeno dell’aeroporto di Fiumicino.

Allora, ci domandiamo: da dove nasce l’improvviso e frenetico attivismo mediatico di questi soggetti? La risposta la troviamo inaspettatamente nel sopra citato articolo del Corsera che ad un certo punto svela che, secondo addirittura 5 sue fonti, a conoscenza del dossier, “il faldone (ndr il progetto di ampliamento di FCO) è a Palazzo Chigi ma da lì non si muove”. Si tratta di un chiaro messaggio rivolto a chi, all’interno del governo, evidentemente, si oppone al progetto, da parte di chi non è riuscito, almeno sino ad adesso, a farlo progredire, tramite le sue lobbies ufficiali e non.

Sarebbe anche stato opportuno che il Corsera, oltre a rivelarci, con qualche evitabile ambiguità, “interna corporis” di Palazzo Chigi, avesse anche esposto il nome e, seppur nella necessaria sintesi giornalistica, le ragioni del Comitato locale che “è contrario ed è pronto a dare battaglia”. Proviamo, perciò, ad aiutare il quotidiano milanese in questa temeraria impresa, auspicando che vorrà, prima o poi riconoscente, dare anche a noi la possibilità di replicare sulle sue pagine!

Il Comitato FuoriPISTA, ormai da tre lustri, si oppone alla distruzione della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano portata avanti dapprima attraverso il megaprogetto di raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino e, da ultimo, con questo progetto di quarta pista, inutile e non necessaria. Val la pena ricordare che il raddoppio, se si fosse realizzato, a partire dal 2015, avrebbe comportato la costruzione di altre due piste, di una nuova aerostazione più grande dell’attuale, di una nuova stazione ferroviaria, di uno svincolo autostradale, con la conseguente cancellazione di 1300 ettari di territorio superprotetto.

Anche allora (2012) politici di tutte le estrazioni e media nazionali dichiaravano e scrivevano che, senza l’immediata realizzazione di questo progetto, l’aeroporto sarebbe “collassato” nel giro di pochi anni. Ci fu addirittura una sorta di ultimatum, a mezzo lettera aperta pubblicata sui principali quotidiani, tra cui Repubblica e Corsera, a firma dell’allora Presidente di Sintonia Mion, indirizzata a praticamente tutte le massime istituzioni repubblicane, a partire dal Presidente della Repubblica, per cui se il Presidente del Consiglio non avesse firmato “ad horas” la convenzione tra Stato (ndr ENAC) e Aeroporti di Roma l’economia e la credibilità italiana sarebbero state definitivamente compromesse (sic!).

Questo progetto sembrava archiviato definitivamente, soprattutto dopo che il Ministero dell’Ambiente ed il Ministero dei Beni Culturali, congiuntamente, hanno dato parere negativo alla relativa VIA (21-08-2020) e il TAR Lazio ha sentenziato inammissibili i ricorsi presentati da ENAC e ADR (12-3-21) contro la attuale perimetrazione della Riserva. Il Comitato FuoriPISTA non si è mai illuso che i promotori del progetto di raddoppio, tanto faraonico quanto inutile, si sarebbero rassegnati, fosse solo per il fatto che i miliardi previsti allora, circa 12, facevano e fanno gola, per cui bisogna trovare il modo di spenderli, pur con importi ridotti ma rilevanti che oscillano tra i 5mdi (Corsera 2-3-25) e gli 8mdi (Corsera 24-1-21).

In mezzo a questo turbinio di miliardi buttati là come fossero noccioline, eccolo, dunque, rinascere dalle ceneri, sotto le mentite spoglie della quarta pista che infrangerebbe i sin qui inviolati limiti posti dalla presenza della Riserva. Gli ettari cementificati sarebbero stavolta 151, anche se il ben informato redattore dell’articolo del Corsera cerca di minimizzare, e corrispondono a 300 campi di calcio messi in fila. Ancora un incredibile e insostenibile consumo di suolo dentro un’area protetta! Ma che importa, intanto si rompe un tabù, un vincolo poi … chi vivrà vedrà!

Il Comitato FuoriPISTA ha elaborato con l’aiuto di massimi esperti del settore, sin dal 2017, un progetto alternativo che consente lo sviluppo dell’aeroporto senza intaccare la Riserva; lo ha presentato nel corso di vari incontri, svoltisi negli anni, a Ministero dei Trasporti, Adr, Enac, Enav, persino al Senato, in un convegno tenutosi nell’aprile 2019 e promosso dall’ufficio studi di Fratelli d’Italia. Consentirebbe di portare la capacità di traffico a 450mila movimenti annui e 80 milioni di passeggeri. Perché non viene preso in considerazione?

Esiste poi la possibilità di attivare un terzo aeroporto nel Lazio, di cui si è tornato a parlare ultimamente, dopo che quello di Viterbo era stato inspiegabilmente cancellato, nel 2012, dal Governo Monti, con un tratto di penna nottetempo. I candidati sono almeno tre: Frosinone, Latina e Viterbo, tutti realizzabili in un tempo, che potrebbe oscillare tra 2 e 5 anni, e con costi inferiori o al massimo uguali a quello della quarta pista a Fiumicino. Si risolverebbe così la criticità strategica dell’aeroporto di Fiumicino, di cui nessuno mai parla: l’assenza di un aeroporto alternativo, a breve distanza dalla capitale, da utilizzare in caso di inaccessibilità temporanea di quello di Fiumicino. Inoltre, su questo aeroporto, si dovrebbero collocare le compagnie lowcost, che attualmente, unico caso in Europa, fanno scalo sull’aeroporto principale del Paese e sono state, negli anni passati, uno dei principali fattori di crisi di Alitalia. Si libererebbe così capacità di traffico da allocare sulle tratte internazionali che sono destinate a crescere maggiormente e più remunerative: estremo Oriente, sud America e Africa.

In conclusione, auspichiamo non si replichi il copione del dicembre 2012, quello per il rinnovo della convenzione tra Adr ed Enac a cui abbiamo sopra accennato, anche se con nuovi interpreti, soggiacendo agli interessi dei vari portatori di interesse. Stavolta l’esito dovrebbe essere diverso in quanto le soluzioni per uno sviluppo economico ed eco-sostenibile esistono, sono note a tutti i decisori sia tecnici che politici: sarebbe grave e incoerente non attuarle.

Comitato FuoriPISTA