In questi giorni sono usciti molti articoli riguardo a presunti branchi di lupi che si aggirerebbero famelici nella zona tra Tragliata (Comune di Fiumicino) e Castel di Guido (Comune di Roma). Si insinua perfino il dubbio che questi animali possano attaccare l’uomo.
Davvero sconfortante per chi fa un lavoro come il nostro leggere nel 2015 articoli di giornali che sembrano uscire da una penna del 1915. Non antichi direi, vecchi. Vecchi nel senso di passati, appartenenti ad altri tempi, altre culture, quando una volta l’ignoranza poteva esser gestita solo e soltanto con la Paura. E invece la LIPU crede fermamente nella cultura e nell’intelligenza umana, quanto crede nell’Equilibrio che la Natura, ben più saggia di noi, tende sempre a ripristinare. Per questo, senza voler entrare nel merito scientifico dell’importanza del ritorno del Lupo in un territorio a vocazione agricola come il nostro sul controllo di specie selvatiche come il cinghiale e il daino, di cui allevatori e coltivatori da tempo lamentano una crescita esponenziale, mi soffermerei su una riflessione più generica.
Da due anni seguiamo un individuo solitario di Lupo (Canis lupus italicus). Lo studiamo da quando, durante un evento di sorveglianza antibracconaggio, abbiamo preso atto della sua presenza. Oggi di lui sappiamo molto, moltissimo. Avere certe informazioni, accertare certe ipotesi, imparare a ragionare con i suoi sensi per ottenere una piccola informazione in più, non è stato e non è tuttora semplice. Un animale che ha fatto dell’elusività il suo unico mezzo di salvezza in un mondo che lascia sempre meno spazio alla fauna selvatica, che ha fatto del silenzio il suo scudo, del fiuto la sua carta vincente; oggi, dopo due anni, finisce su tutti i giornali creando un chiasso e una confusione che non gli appartengono, una popolarità non cercata che rema a suo sfavore e che molto probabilmente sarà per lui fatale. Cos’è cambiato? Perché in due anni mai nessuno, tranne noi che lo studiamo, si è accorto di convivere con un Lupo? Aranova, Fregene, Castel di Guido, Maccarese, questa la sua Terra da 2 anni. La stessa terra che condivide con lepri, cinghiali, volpi, istrici, tassi, farfalle, orchidee e con l’uomo.
Perché fino ad adesso ha vissuto come ogni animale nel suo mondo, quello fatto di boschi, di pozze temporanee, di territori da difendere, di rifugi, di pioggia battente, di prede selvatiche, di stagioni cadenzate dalla temperatura e dalle ore di luce, ma anche di campi coltivati, di strade, di sottopassi; di questo dispone un Lupo oggi, questo gli concediamo, come del resto alla Natura tutta, dal Gufo al Riccio.
L’uomo dimentica spesso questo dettaglio e oggi ancor di più con difficoltà concepisce che il suo mondo è il mondo di tanti esseri viventi, che nella sua casa può vivere un geco, che sul suo terrazzo può fermarsi un piccione e nel suo giardino può passare una biscia o può germogliare una pianta spontanea. Figuriamoci se può accettare il pensiero che un bosco, non lontano da casa, può tornare ad essere ricolonizzato da un lupo. È a queste persone che penso quando leggo certi articoli falsamente allarmisti. Mi dispiace molto immaginare il malessere che certe parole generano, le ansie, i timori, ancora una volta del tutto ingiustificati nei confronti della Natura, una volta utilizzate da chi ha i suoi interessi per farlo, una volta con l’intenzione di smuovere le amministrazioni pubbliche, la volta prossima chissà perché. Ansie e timori che da una parte non consentono alle persone di poter vivere serenamente e assaporare con meraviglia questa presenza e dall’altra mettono realisticamente in pericolo l’incolumità di un giovane lupo. Chi ha brutte intenzioni infatti o cattive abitudini, non può che accogliere con sollievo e favore un “riconoscimento” pubblico al suo sporco operato, sentendosi in qualche modo incoraggiato e legittimato eventualmente ad eliminare un “pericolo” pubblicamente denunciato.
A parte la grande confusione di notizie su quanto e su chi provocherebbe danni agli allevamenti della zona di Tragliata, degli ibridi e dei cani randagi che si aggirano, ciò che si sta perdendo quindi ancora una volta parlando di Natura, è il contatto con la realtà.
Una realtà sicuramente non semplice da gestire in un ambiente fortunatamente ancora rurale come il nostro, con delle tecniche di prevenzione certamente da rivedere negli allevamenti di bestiame domestico, ma una realtà possibile, quella di un mondo con un futuro lungimirante.
Alessia De Lorenzis
Resp. Oasi LIPU Castel di Guido
Romolo e i suoi fratelli
Tutto molto bello, quasi poetico. Una visione ambientalista, questa sì, d’altri tempi, completamente al di fuori di quella realtà che viene invocata nel finale della lettera. In conclusione, il problema sono i giornali e i giornalisti (io in particolare), che hanno sollevato il problema, impedendo a chi da due anni segue amorevolmente il lupo Romolo, una esclusiva bucolica dell’oasi di Castel di Guido e del suo staff, di continuare “ad operare nel silenzio, dando una popolarità non cercata e creando una confusione che molto probabilmente sarà per lui fatale”.
Ma dove vivi Alessia? Sai che dietro casa tua il lupo “Romolo” (o i suoi fratelli dato che sono stati avvistati nella vostra zona almeno altri due esemplari, uno è questo del nuovo video pubblicato di seguito), ha sbranato delle pecore proprio intorno all’oasi? Non pensi che il risentimento di allevatori non esattamente in linea con la vostra “visione” potrebbe spingerli ad uccidere i lupi? Non sai che nella zona sono già stati messi bocconi avvelenati e che almeno un lupo è stato ucciso da un fucile molto prima degli articoli?
Stessa cosa per la zona di Tragliata dove negli ultimi mesi gli assalti sono stati quasi quotidiani con decine di animali sbranati, pecore, vitelli, manze, puledri. Pensi che questi allevatori, con cui abbiamo parlato singolarmente, “vedano un mondo di tanti esseri viventi che convivono tra di loro”?.
L’idea che consideriate Romolo come il “vostro” lupo, video compreso, può anche essere comprensibile. Ma chi penserà alla sua incolumità quando uscirà fuori dai confini dell’Oasi? E chi penserà a quella degli altri lupi che si aggirano tra Castel di Guido, Maccarese o Tragliata?
Il nostro lavoro è quello di dare notizie, dovremmo limitarci a questo. Quando un veterinario della Asl che segue da anni i lupi ci dice che gli ibridi, incrociati con i cani, sono più pericolosi per l’uomo perché non lo temono, lo scriviamo. Punto.
Poi, poiché viviamo nel territorio e parliamo con tutti, ambientalisti, allevatori, agricoltori, sappiamo che i lupi sono in grave pericolo, come i cinghiali e tanti altri animali della Riserva. E non perché i giornalisti parlano di loro ma perché sono già nel mirino proprio in quel “silenzio” che voi auspicate, specie quello di chi istituzionalmente dovrebbe dare risposte in un momento come questo in cui si è creato un pericoloso clima di contrapposizione e isolamento. E proprio per questo cerchiamo di promuovere incontri, chiediamo pareri, sollecitiamo soluzioni, interventi, sulla scia di quello che si è svolto il 4 febbraio a Maccarese, che esulano dal nostro lavoro e dal nostro “recinto”.
Voi invece da che parte state? Volete solo continuare a fare indisturbati le riprese al vostro lupo e a studiare i suoi comportamenti? Pensate che sarà la “Madre Natura a ripristinare l’equilibrio” per la convivenza nella Riserva tra i lupi e gli allevatori, i cinghiali e gli agricoltori? Oppure, visto che “credete fermamente nell’intelligenza umana”, ritenete di poter dare il vostro contributo anche al di fuori del perimetro dell’oasi?
La nostra convinzione resta la stessa: la cosa peggiore che si può fare è quella di lasciare soli i lupi e gli allevatori, gli uni contro gli altri. Non ci vuole uno scienziato per capire come andrà a finire.
Fate la vostra scelta, noi l’abbiamo fatta chiedendo regole, attenzione, solidarietà, tutele, soluzioni condivise, interventi delle amministrazioni. Per permettere a tutti i soggetti che operano nella Riserva di convivere il più a lungo possibile e per il bene di tutti.
Fabrizio Monaco