Sono 4.000 i morti ogni anno per l’eternit solo in Italia, molti dei quali anche ignari di essere stati a contatto con tale sostanza. Tra il 1994 ed il 2010 in Europa sono stati registrati oltre 100mila decessi a causa dell’amianto. I dati del Registro nazionale dei mesoteliomi, del 2012 riportano, tra il 1993 e il 2008, 15.845 casi diagnosticati, circa 2 casi al giorno. E le vittime sono destinate a crescere in quanto le malattie legate alla fibra killer possono insorgere anche dopo venti – trenta anni. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il picco dei decessi sarà tra il 2015 ed il 2020 in tutto il mondo: 7 ogni 1000 abitanti, circa 10 milioni di persone nei prossimi 20 anni. Nel Lazio ci sono circa 4mila edifici pubblici o aperti al pubblico con presenza di amianto, pari a oltre 700mila tonnellate. Anche Fregene e Maccarese non ne sono esenti. Molte abitazioni, stabilimenti balneari e strutture agricole-industriali del territorio presentano coperture in fibrocemento (eternit, amianto) che non sono state ancora rimosse, nonostante il nostro Paese, con la legge 257 del 1992 abbia vietato tassativamente la produzione, la commercializzazione e l’impiego di amianto. A 23 anni dalla messa al bando, il problema resta irrisolto. Le stime fornite dagli studi del CNR-Inail, anche se destinate purtroppo ad aumentare, parlano di ben 32 milioni di tonnellate presenti in Italia. Fregene, Villaggio dei Pescatori, Maccarese e dintorni sono pieni di amianto: basta fare un po’ di attenzione ed è possibile vedere tetti e tettoie con le caratteristiche ondulazioni; ma quello che fa più paura è il fatto che buona parte di queste coperture presentano fratture, increspature e non sono neanche protette da vernici di rivestimento. Ciò produce un ulteriore aumento della liberazione delle particelle di amianto nell’ambiente. Se poi consideriamo che, per la vicinanza di mare e spiaggia, questi tetti, specie in inverno, sono sottoposti alla continua azione di raschiamento da parte della sabbia sollevata dal vento, si comprende come il rischio non è solo per chi abita sotto quelle abitazioni ma anche per chi ci vive vicino. Il cemento amianto, materiale che per la sua elevata resistenza venne battezzato Eternit (dal latino aeternitas, eternità), diventò popolarissimo, fin dai primi decenni del ‘900, venendo impiegato per la fabbricazione di lastre e tegole, di fioriere, di cisterne e cassoni per l’acqua, di tubi per la costruzione di acquedotti. In seguito fecero la loro comparsa le lastre ondulate, per tetti e capannoni. L’eternit sembrava un materiale talmente miracoloso che è stato fatto di tutto usando questo materiale persino per i filtri delle sigarette. A partire dal 1984 le fibre di amianto sono state via via sostituite. L’amianto, o asbesto, è formato da sottilissime fibre di silicio. Ha la caratteristica di resistere molto bene al fuoco, a temperature elevate e agli acidi e per questo è stato impiegato a lungo nell’industria e nell’edilizia. Le minime dimensioni delle fibre favoriscono però la loro dispersione nell’aria e l’inalazione fin nei polmoni, dove si fissano, provocando una malattia respiratoria molto grave, l’asbestosi, nonché tumori alla pleura e ai polmoni. La comparsa della malattia è subdola e il tumore alla pleura (il famigerato mesotelioma, tra le neoplasie più aggressive e meno curabili), può presentarsi anche dopo 30 anni dalla unica esposizione alle particelle liberate nell’aria. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, già poche fibre di amianto per metro cubo d’aria possono provocare il tumore alla pleura. In alcuni edifici italiani è stata riscontrata una concentrazione di 10 mila fibre per metro cubo. Il dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale ha monitorato i casi di mesotelioma maligno diagnosticati nelle strutture sanitarie del Lazio dal 1° gennaio 2001 al 30 novembre 2011, registrando complessivamente 716 casi. Numeri che impressionano, ma cosa si può fare? E cosa si sta effettivamente facendo? E i numeri di tutto ciò che è rimasto sono inquietanti: si stima che solo nel nostro Paese circa 3,7 milioni di tonnellate siano entrate nella composizione di oltre tremila prodotti diffusi nelle case e nei luoghi di lavoro. L’Inail calcola che in Italia ci siano fra i 40 e i 60 siti dismessi per la produzione di amianto, che ci siano in circolazione circa 10mila fra carrozze ferroviarie, navi, metropolitane con amianto spruzzato, che ci siano fra i 50 mila e gli 80 mila chilometri di tubature e condotte altamente pericolose. Per legge lo smaltimento dell’amianto deve essere realizzato da imprese iscritte all’Albo Nazionale dei gestori ambientali, istituito presso il Ministero dell’Ambiente. Non sempre però questo avviene. E così spesso l’amianto finisce in circuiti illegali. La cronaca racconta spesso numerosi interventi delle Forze dell’Ordine e della Magistratura con 658 sequestri di rifiuti speciali abbandonati o smaltiti illegalmente per un totale di 1243 infrazioni accertate tra il 2007 e il 2010, ben 1372 persone deferite all’autorità giudiziaria e 45 arresti. Molti saranno al corrente dei fatti giudiziari degli ultimi anni in cui finalmente lo Stato è intervenuto (e continua ad intervenire) per punire i responsabili di decine di migliaia di morti in Italia. Ma al tempo stesso è comune per ognuno di noi pensare –anche per allontanare scaramanticamente la paura – che il problema è di altri e che non riguarda noi. Purtroppo non è così. I fatti degli ultimi mesi in cui finalmente la Giustizia è intervenuta per punire i responsabili di decine di migliaia di morti in Italia, ci hanno fatto conoscere il problema Eternit. Casale Monferrrato in particolare con le sue migliaia di morti legate al lavoro, ma anche con le future migliaia che sono condannate a morire nei prossimi anni solo per aver abitato, vissuto, vicino alle fabbriche, ci devono far riflettere e agire di conseguenza. Il Ministro della Salute ha recentemente presentato un nuovo “Piano nazionale amianto” che definisce le linee d’azione da intraprendere: dovrebbe obbligare le istituzioni preposte a provvedere ad effettuare una ricognizione di tutti i luoghi, pubblici e privati, dove è presente ancora l’amianto per poi procedere alla bonifica e quindi allo smaltimento in sicurezza. La Regione Lazio con la DGR n. 458/2007 ha approvato il progetto per effettuare la mappatura delle zone del territorio al fine di individuare la presenza di amianto e materiali contenenti amianto, avvalendosi del Laboratorio di igiene industriale – Centro Regionale Amianto della Azienda USL di Viterbo. È stato possibile a tutt’oggi censire una quota limitata del territorio e i dati acquisiti descrivono quindi solo una piccola porzione del territorio regionale (12% del totale): al 2012 risultano quasi 3000 tonnellate di amianto in 1.175 edifici pubblici censiti nella nostra Regione: si considera, d’altronde, plausibile la stima del Centro Regionale di un milione di tonnellate circa presenti sul territorio regionale. D’altra parte, come stabilito dalla legge 257 del 1992, anche i privati, i proprietari degli immobili in cui è anche solo sospetta la presenza di eternit deteriorato, hanno l’obbligo di comunicarlo alla propria ASL. Mai come in questi ultimissimi anni l’umanità si è resa conto dei gravi attentati all’ambiente e alla salute che il nostro sistema di vita sta provocando. E la consapevolezza è diventata anche partecipazione attiva per ricostruire tutti uniti un presente più a misura d’uomo, più accettabile, ed un futuro migliore. Per quanto attiene l’Eternit poco invece si è fatto e si fa, forse per carenza di informazione. E invece i cittadini devono essere coinvolti in prima linea anche contro questa piaga, un vero e proprio subdolo disastro ambientale che spesso, purtroppo, non viene perseguito. Chi attenta alla salute, alla vita stessa dell’uomo deve essere considerato un criminale e deve pagare in termini, oltre che civili, anche e soprattutto penali. Cosa fare allora? Semplicemente comportandosi civilmente: chiunque venisse a imbattersi in materiale che sospetta trattarsi di Eternit in condizioni degradate può inviare una segnalazione al sindaco, il quale in quanto massima autorità sanitaria sul territorio, provvederà a gestire la segnalazione richiedendo o meno il supporto tecnico della ASL o dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente, l’ARPA. Purtroppo, però, non sempre le Istituzioni interpellate riescono a dare corso tempestivo alle segnalazioni, con provvedimenti immediati ed appropriati, vuoi per la storica lentezza della macchina burocratica, vuoi per la cronica carenza di mezzi e strutture ad hoc. Sta pertanto ad una fattiva partecipazione civile vigilare e collaborare con le Istituzioni (Comune, Regione, Forze di Polizia,…) al fine di salvaguardare oltre che noi stessi anche le future generazioni. In conclusione, sembrerebbe tutto ciò una esagerazione se non ci fosse la conferma dei dati nazionali che, in difetto, ci fanno sapere che tuttora esistono circa 12 milioni di tonnellate di lastre per coperture in cemento-amianto in tutto il Paese, pari a una superficie di 1,2 miliardi di metri quadrati distribuiti sia su edifici pubblici (scuole, ospedali, stazioni) che privati. Rapportando i dati al territorio del Comune di Fiumicino si evince una possibile presenza di 8.500 tonnellate di Eternit, pari a circa 850mila metri quadrati di superficie. Non basta? di Giovanni Bandiera presidente Pro Loco Fregene
2015-12-22