Daniele Lupo e Paolo Nicolai, GRAZIEEEE! Senza se e senza ma! Le vostre medaglie sono argento che vale oro! Siamo orgogliosi di voi che, nonostante le oggettive difficoltà ambientali e climatiche avete tenuto testa fino alla fine ai super campioni brasiliani Alison e Bruno. Se stavolta il Dio del beach-volley ha deciso così, siamo certi che avrete ancora altre occasioni per dimostrare tutto il vostro valore e crescere ancora! Ora un GRAZIE specialissimo a te Danielino: lasciando stare le “menate” tipo l’ho visto crescere, ho visto nascere il campione che sei diventato, il GRAZIE va per quello che hai dimostrato di essere e per aver promosso il nome della tua e della nostra Fregene nel mondo, infilandolo in ogni intervista e in ogni tua dichiarazione. E vederti su quel podio con la tua faccia di ragazzo pulito ci ha reso felici, e orgogliosi, fino alla commozione! A se fossi davvero il sindaco di Fregene ti nominerei subito assessore allo sport, con delega per spiaggia e mare, e ambasciatore della nostra cittadina nell’universo. Dio ti benedica! Dio vi benedica!
Lorenzo D’Angelantonio
Vince il Brasile, ma grande argento per Lupo-Nicolai
La pioggia di Copacabana non colora d’oro il coraggio di Nicolai e Lupo, i due beacher azzurri andati solo ad accarezzare il sogno olimpico. Ma ci hanno provato, contro Alison e Bruno, la coppia che riscatta il Brasile dalla finale persa tra le donne, e il loro argento, medaglia numero 24 della spedizione a Rio, ha il sapore della bella impresa che rimane nonostante un 2-0 tutto sommato netto e giusto.
Doppia illusione
Peccato, ci avevamo creduto almeno due volte. La prima grazie a una partenza fulminante, la seconda quando nel secondo set gli azzurri hanno avuto una chance di portare la sfida al tie break. Abbiamo scontato qualche battuta sbagliata di troppo e – semplice impressione – l’incapacità di girare emotivamente il match. Ma resta una bellissima medaglia vinta e questa è la cronaca. Uno strappo imperioso in avvio del primo set dettato dalla battuta di Nicolai ha imbrigliato i brasiliani, imbastiti dalla tensione: 5-1 e 6-2. Purtroppo non è bastato a cementare la fuga. Alison e Bruno hanno cominciato a variare i colpi e a murare. Un ace di Bruno, seguito da un attacco out degli azzurri li ha rimessi in scia (6-5). Era l’antipasto del sorpasso (8-9) arrivato su una rigiocata di Alison dopo che gli italiani si erano di nuovo staccati (8-6). Da quel momento l’inerzia del set è stata tutta brasiliana, ma i due azzurri, dopo aver sprecato occasioni facili (due murate non chiuse sono costate un recupero e un punto sanguinoso) hanno avuto la forza di riprovarci. Alison ha dato loro una mano con una serie di out: incredibilmente, visto l’andazzo, l’Italia s’è trovata sul 19-18 e due punti dalla meta. Ma a quel punto è stato Nicolai a sparacchiare troppo lungo un colpo che sarebbe stato sufficiente appoggiare. Dopo il 19-20, è calata la punizione: 19-21 e 1-0 per il Brasile. Anche il secondo set è stato all’insegna dell’illusione svanita. L’Italia ha spinto fino all’8-5 (murata su Alison) e all’11-8, ma le è mancata la continuità per svoltare. Un parziale di 0-3 ha riequilibrato le sorti, poi dopo l’ultimo guizzo al comando (14-13) è calato il buio: 17-21.
Il nipote di Oscar
C’era da sfidare una bilancio sfavorevole nei confronti diretti (5-3 per Alison e Bruno) e la tradizione del Brasile, alla quinta finale olimpica consecutiva. Alison «O Mamute» Cerutti e Bruno Oscar Schmidt, detto «O Magico», sono i campioni mondiali in carica e questo era per loro uno sprone in più. Alison, poi, voleva rifarsi della sconfitta in finale quattro anni fa, in coppia con Emanuel Rego. Quanto a Bruno, già iridato under 21, è famoso anche per essere il figlio di Tadeu, fratello minore della leggenda del basket, Oscar Schmidt, il cannoniere che Boscia Tanjevic portò a Caserta e che militò pure a Pavia. Oscar, colui che demolì gli Usa in una epica finale dei Giochi Panamericani, l’uomo entrato nella Hall of Fame del basket nel 2013 proprio mentre combatteva un tumore al cervello, è venuto a tifare per il nipote. Nella cerimonia ha portato la bandiera olimpica, ieri ha visto il nipote trionfare. «La pallavolo doveva essere proibita in famiglia…» ha commentato scherzando. Ma era sicuro dell’esito della finale: «Non ho consigli per Bruno, anche perché potrebbero solo disturbare. Lui non ne ha bisogno: nel 2015 è stato eletto miglior beacher al mondo (nonostante sia giudicato troppo piccolo di statura, ndr), nessuno può batterlo». Purtroppo ha avuto ragione.
di Flavio Vanetti, inviato del Corriere della Sera a Rio de Janeiro