Pesce! Pesce! Pesce! Non era un grido, ma una cantilena flautata e caratteristica. Infaticabile pedalatore, con andamento lento e cadenzato che gli consentiva appena di stare in equilibrio, percorreva le strade di Fregene con una bicicletta pesantissima dove anteriormente e posteriormente due pianali ospitavano le cassette del pesce. Oltre al richiamo, il suo arrivo era annunciato da un rintocco provocato da una leggera percussione sul manubrio di un anello di metallo. Se esiste ancora conservata in qualche posto recondito meriterebbe di essere esposta in un museo a ricordo del genio artigianale, frutto dell’ ingegno italico sempre brillante.
Dall’abitazione del Villaggio dei Pescatori, ad un’ora antelucana, ovviamente in bicicletta, raggiungeva Fiumicino dove il pescato fresco dai pescherecci, appena approdati, passava nei suoi contenitori. Da lì proseguiva il suo viaggio quotidiano alla ricerca di eventuali compratori. Di casa in casa era un lavoro capillare e la merce veniva presentata in tutta la sua freschezza come fosse in un piccolo mercato sotto le finestre.
Alto, asciutto, baffo nero mosso da un ghigno sardonico buono, frutto di una difesa interiore per allontanare, scacciare le tante cose dure che la vita gli aveva riservato.
Con l’avanzare degli anni e il miglioramento del manto stradale lo convinsero ad acquistare un motorino che avrebbe così alleggerito la sua attività giornaliera. Il giorno successivo andò a riconsegnarlo! Non l’ho mai sentito parlare ad alta voce…
di Tizio Pratibelli