La ghisa è una lega ferrosa (o lega ferro-carbonio) che fino al XIX secolo era nota anche con il nome di ferraccio: tale definizione derivava dal fatto che la sua lavorabilità era peggiore rispetto a quella dell’acciaio dolce, e anche la qualità era inferiore. Il tenore di carbonio di questa lega è piuttosto elevato, essendo compreso tra un minimo del 2.06% e un massimo del 6.67%, che rappresenta anche il limite di saturazione; le leghe ferrose che hanno un tenore di carbonio più basso (e, in particolare, tra lo 0.06% e il 2.06%) non sono altro che gli acciai. In una fonderia di ghisa la lega viene ottenuta per riduzione, o – in alternativa – tramite un trattamento a caldo dei minerali di ferro.
Caratterizzata da una densità pari a 7.2 grammi per centimetro cubico, la ghisa fonde a una temperatura di circa 1150 gradi, ma è bene ricordare che la temperatura di fusione cresce a mano a mano che il tenore di carbonio aumenta. Per quel che riguarda le proprietà meccaniche di questo materiale, è opportuno rilevare una resistenza alla compressione maggiore di 900 Newton per millimetro quadrato e un grado di durezza Brinell superiore a 180.
Dove trovare una fonderia di ghisa affidabile
Se si è in cerca di una fonderia di ghisa in grado di garantire prestazioni di eccellenza e alti standard di affidabilità si può fare riferimento alla Fondar Spa, una realtà che è stata fondata nella metà degli anni ’50 del secolo scorso in provincia di Ancona, ad Ostra Vetere, grazie alla collaborazione di maestranze e imprenditori locali. Poco più di un ventennio più tardi lo stabilimento è stato spostato nella zona in cui si trova ancora oggi, lungo la provinciale Arceviese, a una certa distanza dal centro abitato: attualmente l’area si estende su una superficie di circa 30mila metri quadri, dei quali 7mila sono al coperto.
Ma come avviene la produzione della ghisa? Essa si basa, in sostanza, sulla riduzione degli ossidi di ferro, i quali entrano in contatto con il carbon coke che dà vita a una combustione all’interno di quelli che vengono definiti altiforni. In queste apparecchiature il ferro viene disposto insieme con il carbon coke caratterizzato da un tenore di zolfo modesto: uno strato di minerale, uno strato di carbon coke, uno strato di minerale, e così via. Nel momento in cui raggiunge lo stato fuso, il ferro cola verso il basso e viene accolto in contenitori posizionati ad hoc. Da qualche anno, il ricorso agli altiforni è stato sostituito in molte realtà dal processo Corex, in auge dagli anni ’90 del secolo scorso: tra i numerosi vantaggi che questo cambiamento ha apportato, il più significativo può essere individuato nell’eliminazione della cokeria. Per quel che riguarda i potenziali utilizzi della ghisa, quello più importante ha a che fare con la produzione dell’acciaio, derivato dalla decarburazione di questa lega.