02-15 Ottobre
La vita è un nome scritto sulla pietra (P.B.)
Serafina racconta…
Domenica 1
Siamo emozionati, domattina si parte. Ho provato a fare il check-in on-line ma non si può fare perché il volo è Delta ma il vettore Alitalia. Partiremo quindi dal terminal 1.
Lunedì 2
Ore 7.45 ci accompagna Serafetto, nostro figlio. Benché arrivati con due ore e mezzo di anticipo c’è una fila enorme. Check-in con Alitalia terminal 1, assegnati gli ultimi posti in coda ma comunque comodi. La signorina ci fa presente il cambio voli che c’è stato nel tempo e anche lei concorda: mai più eDreams. C’è stata gente in overbooking, per fortuna non è toccato a noi; controlli severi… come sempre e poi ad inseguire il gate E15. Cammina, cammina, cammina siamo al terminal 3 e ancora cammina, cammina, cammina arriviamo al terminal 4 partenze Usa. Viaggio tranquillo, tra film, musica e giochi son passate le 9 ore. Arriviamo in anticipo ma il parcheggio non è libero e quindi aspettiamo mezz’ora prima di arrivare al finger; siamo scesi in un posto squallido senza bagni. Fila enorme per i visitors not USA. Con noi è arrivato un aereo 380 Air China con una valanga di cinesi che vengono fatti passare prima di noi e questo lo paghiamo moooolto caro. Il caos. Fila per arrivare ai controlli, fila per arrivare alle macchinette dove c’è una prima verifica con rilascio di autorizzazione al passaggio con foto se non ti capita la X come è capitato a Serafino e allora un’altra fila; l’ultima alla polizia con tanto di rilevamento delle impronte digitali e oculari. I bagagli nel frattempo sono messi a terra. Una follia! Negli Stati Uniti vogliono sapere chi fanno entrare e perché!! Taxi per arrivare al The Hotel at Times Square tra la 6 e 5 Av. > 46 St., posizione super strategica, camera 617 piccola, letto comodo e pulito, bagno funzionale. Sistemazione, passeggiata al Rockefeller Center, tempo bello, luna piena, cena da Chick-Fil-A e poi a nanna. Km. 3,500 percorsi a piedi.
Martedì 3
Colazione con caffè, toast, marmellata, yogurt, cereali e frutta da asporto. Giornata di sole. Ci rechiamo alla fermata del Big Bus sulla 5 Av. > 32 St., autobus pieno come un uovo. Dopo un bel giro China Town, Little Italy, East Village, Wall Street scendiamo al World Trade Center dove spicca la Freedom Tower (grattacielo edificato al posto delle Twin Towers) e il 9/11 Memorial (le due vasche con cascata d’acqua rivestite di marmo nero con scritti i nomi delle vittime del 11/09/2001) e il Memorial Museum costruito sulle fondamenta della Torre Sud e non si può descrivere tutto ciò che contiene: ogni oggetto, foto, ricordo, film, rimangono nella mente senza poterle più cancellare e ti commuovono. Di fronte all’ingresso del museo c’è Oculus dell’architetto Santiago Calatrava che racchiude un centro commerciale e la fermata della metro. La costruzione è completamente bianca e vuole rappresentare una colomba rilasciata dalle mani di un bambino: La Rinascita. Continuiamo il giro turistico con il Big Bus incluso nel Go City Pass e scendiamo nella follia di luci e di gente di Times Square proprio davanti al Christmas Shop dove naturalmente l’acquisto di una palla di Natale è d’obbligo. Poi ci perdiamo nei colori di M&M dove acquistiamo un regalo per Serafetto. Portiamo il tutto in albergo e alle 16,00 ci dirigiamo al Top on the Rock ma ci danno i biglietti per le 19,30 e noi, ormai stanchi, ce li facciamo cambiare per l’indomani alle 18,30. Messa alla Cattedrale di S. Patrick (ore 17,30 – 18,00). Uno stop un po’ costoso da Sephòra per Serafetta, nostra figlia e per me. Riposo, cena e aletto. Dopo Km. 11,00 a piedi meritata dormita.
Mercoledì 4
Colazione come ieri ma oggi abbiamo trovato anche le ciambelle e muffin. Taxi per andare al Guggenheim Museum ma anche qui i cinesi ci perseguitano, stanno allestendo una loro mostra e “l’esposizione elicoidale” è occupata; decidiamo quindi di tornare sabato e ci dirigiamo direttamente al The MET (Metropolitan). Cosa dire? Opere di una ricchezza, qualità e quantità inesauribili, hanno tutto! Noi abbiamo visitato le sale che ci interessavano altrimenti non sarebbe bastato un mese per poter vedere tutto. Fuori del museo, in uno dei tanti baracchini, abbiamo preso un hot-dog con patatine e seduti sulla scalinata al sole ci siamo goduti il tipico cibo americano accompagnato da un’aranciata. Abbiamo fatto per una volta come quelli di Trinita’ dei Monti! Poi, rifocillati, ci siamo diretti alla 75 St. al The Met Breuer, una appendice del MET, dove siamo entrati gratis con nostra meraviglia. Taxi con ape, insetto arrabbiato, per andare in hotel a fare un riposino. Alle 18,30 iniziamo la nostra salita al Top on the Rock è il crepuscolo e si stanno accendendo tutte le luci della città accompagnate da una luna piena luminosissima. Spettacolare. Anche qui lotta con i cinesi per poter stare in prima linea e fare le foto. Ritorno in hotel per Serafino mentre io vado verso Times Square notturna: luci a non finire, pubblicità luminose pazzesche, folla incredibile e scopro tutti i negozi che cercavo: Hard Rock, Polo Shop, Skechers, Disney, Line Friends Store. Dopo un’oretta pic-nic in camera forzato per me perché alle 20,00 chiudono tutti e non ho potuto comprare niente. Serafino non ha mangiato nulla e quindi domani voglio proprio vedere come fa a reggersi in piedi con il caldo che c’è e le camminate che facciamo. Km. 8,500
Giovedi 5
Oggi è caldissimo, canotta e giacchettino per eventuale aria condizionata. Colazione sempre abbondante. Direzione MOMA che è vicino al nostro albergo. Vogliamo descrivere cosa è esposto? Se una persona pensa: tutto e tutti, ha descritto la visita. Con il taxi ci facciamo portare alla Morgan Library dove al vecchio complesso, l’architetto Renzo Piano ha aggiunto un nuovo edificio a vetri e quindi molto luminoso, sfruttando il sottosuolo anziché l’altezza fuori terra. Chiuso l’auditorium. Sempre in taxi ci rechiamo a Times Square dove facciamo gli acquisti all’Hard Rock, asciugamani per Serafetta e Serafetto, al negozio Polo Store un giacchino blu per me ancora foto a questa folle piazza. Riposo. Cena al Ruby Tuesday vicino a Times Square con birra, bistecca, patate ed insalata. Km. 6,500 sempre a piedi.
Venerdì 6
Colazione-pranzo e via con il taxi al Madison Square Garden, costruzione storica per ogni avvenimento sportivo, musicale, politico, culturale, visita di personaggi famosi (Papa Giovanni Paolo e tanti altri).Controlli all’ingresso dove ci fanno gettare pure la bottiglietta d’acqua. Poi inizia il tour anulare dove alle pareti gli avvenimenti sono elencati giorno per giorno e descrivono la storia del luogoe più che altro per scoprirne le curiosità e l’efficienza. L’edificio è spettacolare, tutto perfetto, ordinato, pulito, funzionale e …. emozionante! Per cercare la Bus Station e vedere dove parte il bus per Washington entriamo erroneamente nell’edificio storico delle Poste scoprendo così una chicca che pochi conoscono. Attraverso Green Village, sempre con il taxi, ci rechiamo al Whitney Museum of American Art, museo d’arte moderna per lo più americana quindi per noi in parte sconosciuta, ma l’edificio merita una visita; costruzione moderna, luminosa che affaccia sul fiume Hudson e tutto intorno sul porto dove c’erano edifici fatiscenti, stanno demolendo e costruendo un nuovo quartiere di N.Y. Da qui parte o arriva la famosa High Line (12/13 St.) che altro non è che una vecchia ferrovia sopraelevata trasformata, da un comitato privato, in un giardino pensile con tanto di panchine, lettini in legno, fontanelle, sculture ed opere cosiddette d’arte, chioschetti di gelati, di bibite e degli immancabili panini che ti accompagnano per circa 4 miglia. Piccola curiosità: seduta ad una panchina e poi passeggiando, c’era l’attrice Ginnifer Goodwin che sono riuscita a fotografare coperta da un cappello nero in compagnia di un ragazzo. La camminata oltre ad essere piacevole è molto singolare perché essendo ad altezza delle finestre degli edifici malandati si può sbirciare e vedere come si stanno trasformando i locali da fatiscenti in appartamenti cult. Un passo tira l’altro, si arriva alla 34 St, anche perché essendo venerdì ora di punta non c’è un taxi libero, troviamo la vera Bus Station 8 Av.> 41 St., poi Broadway con i teatri illuminati da migliaia di luci; di nuovoTimes Square, immancabile passaggio per arrivare in albergo, la farmacia Walgreens per acquistare lo Jean Natè per un regalo da fare. Ci fermiamo all’angolo con la 6 Av. al Cafè d’Europe ($35) e ceniamo: tipo di piadina con carne ai ferri, insalata mista, macedonia e bibite, siamo stanchi morti; anche oggi 14 Km e passa la paura!
Sabato 7
Colazione-pranzo e poi saliamo sul taxi per dirigerci al Guggenheim Museum dell’architetto Frank Lloyd Wright dove oltre le collezioni permanenti conosciamo la nuova arte contemporanea cinese. Ma è il Museo che sempre ci entusiasma: la sua architettura all’avanguardia ci meraviglia, ci meraviglia, ci meraviglia all’infinito! Decidiamo di salire all’Empire State Building. Anche qui una bella fila poi scopriamo che con il Go City Pass potevamo avanzare più velocemente. Bel panorama ma ormai abituati alle folli altezze di Chicago qui ci sembra di stare al mezzanino! Attraversando il quartiere Chelsea andiamo al Pier 85 ad imbarcarci per la crociera sull’Hudson, la Circle Line Sightseeing. Ci fanno un biglietto per le 15.30 compreso Brooklyn con una differenza di $10. Accettiamo poi ci mettiamo in fila e ci fanno comunque salire sul battello alle 14,20 e dopo 10 minuti parte. Ci godiamo la crociera, la vista di N.Y. dall’acqua, la Statua della Libertà che abbiamo visitato anni fa fin su alla testa e poi dritto per il ritorno. Chiediamo spiegazioni perché manca Brooklyn e si accorgono di aver sbagliato. Pazienza. Percorrendo la 42 St. torniamo in hotel ma prima ci fermiamo al Cafè d’Europe dove il mangiare è molto buono. Preparazione delle valige e a letto. Oggi Km. 9,500.
Domenica 8 WASHINGTON
Ore 6,00 sveglia. Colazione, check-out, taxi per prendere il bus della Greyhound, gate 64. Partendo ‘col chiaro’ alle 8,10 siamo lì e c’è la fila per la partenza delle 8.30. Chiediamo se è possibile cambiare il biglietto perché la nostra prenotazione è per le 10,00 e ci dicono no. Ma poi quando in fila non c’è più nessuno ci fanno salire comunque con nostra soddisfazione, guadagneremo due ore a Washington. Il bus ci ha delusi, era un bus normale tipo Cotral ma con bagno, io mi ero fatta un’idea diversa vedendo i film americani. Durante il percorso è piovuto ed il panorama è stato monotono. Siamo a Washington dopo 4 ore e 20 e con il taxi andiamo al Kimpton Hotel Madera (1310 New Hampshire, vicino Dupont Circle) a 200 metri dalla Metro. Camera 609 molto spaziosa, bagno diviso dai sanitari, letto enorme ma… scricchioloso! Uscendo ci dirigiamo alla piazza Dupont Circle attirati dalla musica. Ci sono dei gruppi di signore con vestiti tradizionali e campanelli alle caviglie che ballano…. “l’orsa”. Scendiamo per prendere la metro, con un piccolo aiuto riusciamo prendere la tessera e ricaricarla e da lì la metropolitana diventa nostra! Stazioni pulitissime ma tutte uguali, se non leggi i nomi non sai a quale sei arrivato, per avvertire l’arrivo del treno le luci lungo il marciapiedi lampeggiano. Metro Red e Blu sono le nostre linee per raggiungere tutto. All’uscita ci prendiamo un caffè Lavazza e a servirci c’è una ragazza ucraina che è stata in Italia per un anno. Poi a piedi ci dirigiamo alla White House dove Serafino ha un appuntamento con “Melania” che si è rivelata un po’ timida, appena l’ha visto è diventata tutta rossa! Foto sempre facendo la fila, foto all’Obelisco che poi è il George Washington Memorial. Riprendiamo la metro blu, una fermata per cambio rossa e poi a riposo. Cena al Firefly, pub attiguo l’hotel recensito con certificato di qualità da Tripadvisor dove mangiamo il loro speciale hamburger con patatine il tutto accompagnato da un’ottima birra. Km. 8,500
Lunedì 9
Colazione compresa nel prezzo? Un caffè o the o acqua di rubinetto con ghiaccio e limone, mangiare proprio nulla. Chiediamo di cambiare camera per via del letto ma ci chiedono un sopraprezzo. Ma chi te conosce! Per fortuna la pioggia smette subito e poi il sole fa da padrone e ci dobbiamo spogliare per il caldo che fa. Metro per raggiungere la National Gallery of Art che è composta da due edifici: quello West antico e quello East progettato dall’architetto Ieoh Ming Pei lo stesso della piramide del Louvre a Parigi. Entriamo e l’ingresso è free per godere di tutte le opere possibili ed immaginabili, non sono elencabili ma ci sono proprio tutte. Mangiamo qualcosa dato che siamo a digiuno e poi, attraverso un tunnel illuminato da migliaia di led, raggiungiamo la parte est dove sono esposte opere moderne. Attraversando il Mall a sinistra abbiamo il Campidoglio e a destra Lincoln Memorial ma tra i due ci sono circa 4 km costeggiati da diversi musei Smithsoniani. Noi ci rechiamo al National Air and Space Museum dove sono raccolte le navette spaziali, aerei “invisibili”, aerei senza pilota, aerei che hanno fatto la storia dell’aviazione. Anche questo è free. Proprio davanti al museo c’è la fermata del bus Circular, saliamo e anche questo è free. La nostra conclusione è che questa Capitale deve essere molto ricca. Si può salire e scendere quanto si vuole alle varie fermate e noi ci fermiamo al Lincoln Memorial. Salendo fino alla statua del Presidente Abramo Lincoln abbiamo una vista eccezionale sul Mall in tutta la sua lunghezza dalla vasca iniziale fino a vedere il Campidoglio. Riprendiamo la circolare e la nostra prossima tappa è il Vietnam Memorial, un muro trapezoidale a angolo di marmo nero incassato nel prato dove sono scritti 58.000 nomi di soldati morti nella guerra in Vietnam. Spaventoso! Sempre con la circolare raggiungiamo la fermata della metro, torniamo in hotel per una doccia dopo il caldo sofferto oggi. A cena sempre al Firefly perché è ottimo ed è dietro l’angolo. Stasera bistecca per Serafino e pollo per me. Aspetta, aspetta dopo 45 minuti ancora niente così chiediamo al cameriere cosa sta succedendo; viene al tavolo la capo sala scusandosi perché in cucina hanno avuto un problema. Alla richiesta del conto non ci volevano far pagare ma ci siamo rifiutati così ci hanno fatto uno sconto per il disservizio. Ringraziamo e torniamo in camera. Km.9
Martedì 10
Giornata splendida. Colazione in una panineria da urlo alla fermata della metro in Dupont Circle. Caffè, cornetto e muffin. Oggi la nostra prima tappa è Arlington National Cemetery che raggiungiamo sempre in metropolitana. Dire enorme è un eufemismo; comunque le tappe obbligate sono la tomba del Presidente JFK e Tomb of the Unknowns o militi ignoti dove abbiamo assistito al cambio della guardia. Serafino è rimasto deluso dalla tomba del Presidente perché le lastre di bollettonato bianco con l’erbetta da passo carrabile non sono eleganti.
Poi ci siamo diretti al Pentagono. Appena fuori della metro c’è l’ingresso riservato ai visitatori controllato da agenti e da cani; ci mettiamo in fila, entriamo, consegniamo i passaporti e… ci rimandano indietro, a brutto muso, perché non abbiamo la prenotazione. Siamo proprio degli allocchi! Torniamo verso Georgetown, scendiamo alla fermata Roselye con il taxi raggiungiamo l’antico quartiere. Passeggiata per Main Street, stop per pranzo con pollo fritto da Deans&De Luca, (la mia golosità mi ha spinto a prenderne troppo). Poi alla scoperta della Georgetown University la cui sede è un antico edificio. Il quartiere è proprio in stile inglese: case di legno con scaletta d’ingresso, strette, alte e colorate con mini giardino pieno di fiori. Fotografiamo anche la scala dove è stata girata una scena del film l’Esorcista che non abbiamo mai visto! Non si poteva evitare una tappa alla pasticceria dei famosi plum cake: ne abbiamo presi 4 con il the ma siamo riusciti a mangiarne solo due, gli altri li abbiamo portati in albergo e sarà la nostra colazione domattina insieme al caffè dell’albergo. Ritorno con l’autobus che ha il capolinea a Dupont Circle quindi perfetto per noi. Serafino riposa io vado in cerca delle gomme alla cannella per Serafetto che trovo sempre da Walgreens. Serata sempre al nostro ristorante preferito ma prendendo le zuppe, caesar salad e gamberoni con riso. Km. 11,500
Mercoledì 11
Trasferimento da Washington a Donegal
Colazione con i nostri plum cake e poi con il taxi-limousine, ma chi l’ha chiesta, ci siamo fatti portare alla Union Station, edificio storico molto bello e abbiamo raggiunto la sede Avis per prendere la macchina già pagata in precedenza; tutto bene ci consegna il GPS e poi, dopo le fermate della Greyhound al primo piano ci consegnano l’auto. Guida Serafino, usciamo dal parcheggio e ci avviamo verso 395 Hwy. Il traffico è caotico, lavori in corso a non finire e alla fine imbocchiamo la mitica 395 che ci porterà verso Donegal in Pennsylvania. Abbiamo tempo, rispettiamo le velocità consigliate, le strade sono ben tenute. A metà strada usciamo e dopo aver fatto il pieno di benzina dove qui costa €. 0,50 al litro constatiamo che la macchina non ha il tappo della benzina, ci rifocilliamo con una zuppa al granchio piccante che ci rinvigorisce. Dopo un po’ guido io fino a Donegal sbagliando l’uscita perché i cartelli sono piccoli, con qualche chilometro in più alla fine arriviamo al Days Inn Donegal (3620 State Route 31) classico motel americano ma con una stanza grande, letti comodi e… zanzare. A cena andiamo al Out of the Fire, ristorante quacchero dove non si bevono alcolici, solo acqua, the e limonata; prendiamo una zuppa e poi un’insalata con salmone, mele, mirtilli e funghi. A proposito dei funghi le fettine sono talmente spesse che il fungo intero deve essere grande come una zucca. Km 2,00.
Giovedì 12
Celebrating the 150th Anniversary of Frank Lloyd Wright’s Birth
E’ arrivata la mitica data per andare a FALLING WATER, la prenotazione è stata fatta ad Aprile. Colazione-pranzo speciale con waffel, succo d’acero, marmellata, toast, yogurt Activia, cereali, pancarrè con uvetta. Ci avviamo verso Mill Run, c’è fila per lavori in corso, ci addentriamo nei boschi per 14 miglia, si gira a destra e, grazie alla nostra buona abitudine di partire ‘col chiaro’, arriviamo con un’ora di anticipo alla famosa Casa sulla Cascata, Falling water, o Casa Kaufmann del mitico architetto Frank Lloyd Wright. Registrazione per le 10,30 gruppo n. 9; i gruppi sono formati da 15 persone ed ogni quarto d’ora ne inizia uno con la guida e nell’attesa scattiamo foto e facciamo filmini. Poi inizia la visita all’interno dove non si può fotografare; tutto è rimasto originale dal 1940, Serafino è alle stelle io emozionata. La visita è durata due ore e all’uscita andiamo nel punto dove fotografare in maniera spettacolare la casa sulla cascata. Shop store dove naturalmente acquistiamo delle belle cose e via per Kentuck Knob detta Kentuck Manopola, villa progettata sempre da Frank Lloyd Wright a poche miglia da Falling water e di proprietà di Peter e Hayat Palumbo. Anche questa prenotazione è stata fatta a Giugno per le 14,00, parcheggiamo, ci registriamo e siamo il gruppo n. 10; aspettando l’orario facciamo le foto alle varie e strane sculture in giardino e acquistiamo dei regali; per fortuna c’è un piccolo bus che ci accompagna con la guida attraverso il bosco fino alla casa altrimenti il cammino sarebbe stato lungo e faticoso. La villa si presenta su unico livello, studiata nei minimi particolari così come gli arredi disegnati, oltre che da Wright, da altri designer famosi. L’interno è spazioso e luminoso in quanto le vetrate danno sulla balconata che affaccia sul bosco: architettura organica come tutta la teoria stilistica di Wright. Grande giardino e oltre una cortina di alberi si apre una vista spettacolare sui monti Allegheny Mountains. Riprendiamo la macchina con commozione e felicità per quello che abbiamo visitato. Per Serafino era il sogno di sempre e oggi si è realizzato! Seguendo le indicazioni del GPS imbocchiamo una stradina piccola, nel bosco (altrimenti dove potremmo andare?): il tragitto è articolato con salite, discese, curve, doppie curve, campagna, animali al pascolo, due paesotti distanti chilometri tra loro ma con un manto stradale perfetto. L’incanto di questo percorso è il vento che, spogliando gli alberi, fa cadere e vorticare le foglie gialle, rosse, marroni, verdi, una pioggia di colori! Assistiamo al famoso foliage. Km. 4,00
Trasferimento da Kentuck Knob a Pittsburgh
Per arrivare a Pittsburgh al casello stradale anche qui tanto traffico, al centro della città abbiamo trovato il garage per restituire la macchina, a dire la verità il cartello Avis l’ha visto solo Serafino perché talmente piccolo insieme a tanti altri che non si vedeva bene. Imbocchiamo il garage e saliamo per lasciare l’auto ma ci sono i lavori in corso. Grazie a due operai gentilissimi abbiamo potuto parcheggiare e consegnare in ufficio il tutto. L’impiegato gentilmente ci ha chiamato un taxi e così siamo arrivati al Drury Plaza Hotel, 745 Grant St. camera 113, una super camera. Riposo meritato! Usciamo alle 20,00 per mangiare qualcosa ma intorno all’hotel, distretto finanziario, non c’è nulla. Ci rivolgiamo alla reception e ci manda al primo piano al bistrot dove, una ragazza scocciata e st… con maleducazione ci serve una zuppa ed insalata.
Venerdì 13
Colazione super. Cerchiamo la fermata del Big Bus e la più vicina è la n. 13 che però non è fortunata perché il bus non passa; col taxi andiamo all’Andy Warhol Museum il più grande museo americano dedicato ad un solo artista e, meraviglia delle meraviglie, è veramente fatto molto bene. Iniziando dal 7^ piano, vengono esposte le foto, i ricordi, i costumi caratteristici della famiglia originaria della attuale Slovacchia; sembra che il piccolo Andrew detto Andy, sia stato colpito durante l’infanzia da una malattia chiamata “il ballo di S. Vito”. Scendendo di piano in piano ci sono i primi studi e disegni, ed è interessante osservare il percorso artistico per arrivare alle opere più conosciute fino alla The Factory a New York dove, oltre ad A.Warhol, si incontravano giovani artisti, fotografi, attrici e cineasti. Piaccia o no l’artista che conosciamo ha seguito studi d’arte classici ed nei suoi disegni iniziali il tratto è sicuro e marcato, per poi passare agli acquerelli e alle riproduzioni rese uniche dai ritocchi colorati come oggi sono arrivate in tutti i musei di arte contemporanea. Insomma, dopo tre ore usciamo convinti e soddisfatti.
Uscendo chiediamo alla signorina ai ticket se sa dov’è la fermata del bus ma ci dice che non lo sa. Vediamo la guida che ci ha dato l’hotel ed andiamo al Children’s Museum che non è troppo vicino dove alle 13,37 arriverà l’hop-on. Puntuale arriva, facciamo i biglietti e ci godiamo il giro perché è l’unico modo per conoscere Pittsburgh e scopriamo che una fermata era proprio davanti al Museo, quella str… ha detto che non lo sapeva.
Pittsburgh è stata nominata la città meglio vivibile d’America. In effetti, tolto il traffico cosa comune con tutte le città visitate, è un posto accogliente, begli edifici, quelli vicino all’università molto caratteristici, i quartieri liberty, quello in stile inglese, lo Strip District dove ci sono decine di ristoranti etnici. Io ho adocchiato Roland’s Fish e penso che per questa ultima sera negli Stati Uniti, sarà la nostra tappa. Torniamo in albergo scendendo alla fermata 13, ci riposiamo un po’ poi con il taxi preso davanti al Convention Center ci facciamo portare al ristorante dove ci prendiamo una lobster eccezionale con verdure varie ed insalata il tutto accompagnato da un’ottima birra. Ritorno in hotel, preparazione delle valige. Km.5,00
Sabato 14
Sveglia alle 6,00, buona colazione e poi con il taxi ci facciamo portare al Pittsburgh International Airport, volo alle 10,30 con un piccolo aereo, in perfetto orario e dopo un’ora siamo al JFK, 8 ore all’imbarco per Roma e passa la paura (grazie all’organizzazione eDreams). Voli Delta Airlines. Avevamo fatto controlli serrati a Pittsburgh, bagagli inviati a Roma, un pensiero di meno, e con la hostess al check-in abbiamo fatto una chiacchierata perché parlava bene l’italo-calabrese essendo figlia di immigrati. E ora non ci resta che attendere!! Partenza alle 19,30 posti comodi ed oltre al personale americano-spagnolo c’è anche qualcuno italiano. Arrivo a Roma alle 10,30 di domenica 15 ottobre. Km 4,5 sempre a piedi. Viene Serafetto a prenderci. Alla prossima…