Ancora treni che si rompono ed ancora inconvenienti tecnici “temporanei” (ci mancherebbe fossero definitivi) alle linee, che sembrano, ahimè, più frequenti con le nuove tecnologie di quanto fosse in passato, forse perché la presenza di una rete di ferrovieri in stazione consentiva un più rapida gestione delle emergenze. E purtroppo, nonostante l’impegno più volte comunicatoci da parte della Direzione Regionale di Trenitalia, ancora passeggeri lasciati senza informazioni.
E’ successo, per fare solo due degli esempi più clamorosi di questi giorni, martedì 18 sulla FL3 quando il 24051 ha maturato 45 minuti di ritardo con i pendolari che solo dalle applicazioni disponibili online apprendevano di fantomatici “problemi a La Storta”, ed è successo oggi sulla FL5 quando chi stava all’interno del treno 23653, in una galleria nei pressi di Roma Aurelia, ha sentito un forte tonfo, il treno si è fermato, le luci si sono abbassate, l’aria condizionata si è spenta, e… quasi per mezz’ora nessuna notizia. Per fortuna nessuno si è fatto prendere dal panico e non sono successi guai maggiori, ma sappiamo bene che in questi casi non è solo irrazionalità quella che può portare a problemi ben più gravi in situazioni come questa.
Secondo la nostra ricostruzione ipotizziamo si sia trattato di una rottura alla condotta del freno che abbia attivato in automatico quello di emergenza, e comprendiamo che la riduzione del personale di scorta ai treni ponga l’unico agente in vettura (anche in considerazione del fatto che in galleria spesso non prendono neanche i cellulari di servizio) di fronte al dilemma “lavoro per risolvere il problema o avverto i passeggeri?” di scegliere per la prima, ma invece non vi è dubbio che essendo alla fine i minuti di ritardo all’arrivo a San Pietro stati 55, era meglio che fossero diventati 58 e che i passeggeri fossero stati tranquillizzati e messi in condizione di avvisare del ritardo.
RFI nel cambiare i binari di ricezione in caso di inconvenienti e Trenitalia nel gestire le emergenze devono imparare a pensare alle persone e non ai treni: non c’è minuto risparmiato nell’arrivo di un treno che sia più importante del non lasciare le persone in balia di se stesse, così come risparmiare un minuto per non attivare uno scambio evitando al treno un’entrata e costringere i passeggeri a farsi un sottopassaggio in salita ed in discesa di più farà bene alle statistiche aziendali ma non certo a chi viaggia.
Andrea Ricci
Osservatorio Regionale Trasporti