di Lucilla Quaglia – Il Messaggero
Un cuscino di fiori bianchi e rossi giace da oltre mezz’ora di fronte al portone della Basilica di Santa Maria in Montesanto, a piazza del Popolo, meglio conosciuta come chiesa degli artisti. Non è ancora ora di dare l’ultimo saluto a Maurizio Varamo, direttore dei Laboratori di scenografia del Teatro dell’Opera dal 1997, morto nella sua casa di Fregene, solo qualche giorno fa.
Man mano lungo le scale di marmo della bella chiesa del Bernini iniziano ad arrivare gli amici storici. Dalla giornalista Carlotta Tedeschi, compagna di tante avventure, a Giuseppe Zeno con la sua bella Margareth Madè. Ed è proprio l’attore a leggere la preghiera dell’artista, tra la commozione generale e un lungo applauso liberatorio.
Ma prima che la funzione abbia inizio, affettuoso scambio di saluti e di abbracci tra tanti altri amici dell’eclettico artista che oltre a scenografo era anche pittore, disegnatore, arredatore e creatore di eventi di moda. Diverse le collaborazioni con lo stilista Valentino. L’attrice Rosa Pianeta ricorda le feste di Varamo dedicate alla Luna, con tutti gli invitati vestiti di bianco e il rituale delle candele.
Prendono posto Anna Safroncik, Stefano Dominella, Marina Tagliaferri, il vice presidente del Premio Simpatia, di cui Varamo fu insignito in Campidoglio nel 2012, Laura Pertica. Le amiche Fiorella Galgano e Stefania Giacomini. La chiesa è stracolma. C’è anche, in prima fila con la sorella Daniela e i figli Edoardo e Tommaso, il cane dell’artista scomparso, Ramo, comprensibilmente agitatissimo. Ecco Luciano Cannito, il Sovrintendente del Teatro dell’Opera Carlo Fuortes, accompagnato dal suo ufficio stampa Renato Bossa, e Federico Mollicone.
Tra le volte barocche la voce rotta dalla commozione di don Quintilio Bonapace, parroco di Montebuono, in provincia Rieti, ma nativo di Poggio Catino proprio come il suo amico Varamo. Tocca il cuore di tutti quando racconta la sua infanzia con l’artista. “Maurizio – dice Bonapace – che era molto geloso delle sue cose e non mi faceva mai entrare nella sua cameretta, attraverso l’arte ha sempre ricercato il bello, e quindi Dio. Ed io, che da ragazzo ero quasi un po’ geloso del suo estro, oggi posso dire che questo Dio l’ha incontrato. Oggi è una vera Pasqua per lui”.
Nell’aria risuonano le note e le splendide voci del coro del Teatro dell’Opera. Fiori bianchi ovunque e un grande ritratto, sorridente, collocato su di un cavalletto e posto accanto alla bara.
Alla fine si fa fatica a lasciare questo posto. Varamo si dirige verso Prima Porta, dove verrà cremato. Le ceneri saranno poi collocate nella tomba di famiglia, a Poggio Catino. E chissà che tutta la sua opera possa un giorno dar vita ad un museo-ricordo.