“Presentiamo denuncia per epidemia colposa alla Procura di Civitavecchia – dichiara l’avvocato Massimiliano Gabrielli, difensore dei gestori di ‘Indispensa’ e del chiosco ‘Spuma’ – alla quale spetterà dire se sono state rispettate le regole e protocolli in uscita all’aeroporto e l’idoneità di un semplice isolamento fiduciario per un bengalese senza fissa dimora”.
Sul caso della chiusura per Covid-19 delle due attività commerciali di Fiumicino i titolari, accertato ormai che il contagio nel loro locale è stato veicolato da un cittadino del Bangladesh, collocato alcuni giorni prima in isolamento nella stessa abitazione con diversi altri connazionali, tra i quali un lavapiatti dipendente del ristorante, hanno dato mandato al proprio legale di proporre denuncia querela per epidemia colposa e per lesioni personali.
L’avvocato Gabrielli spiega infatti che il Bangladesh è tuttora classificato dall’OMS come paese ad alto rischio epidemiologico (al secondo posto dopo l’India), e che prima dell’arrivo del bengalese posto in isolamento fiduciario il 22 giugno a Fiumicino, già 48 ore prima un altro passeggero sintomatico sbarcato dal Bangladesh era risultato positivo ai test e, ricoverato al Policlinico Umberto I, aveva confermato di essersi sentito male fin da prima della partenza.
“Se ci sono delle responsabilità, queste sono a monte dei gestori del locale che stavano lavorando nel pieno rispetto delle regole, e le andremo a stanare attraverso la nostra querela e un’interrogazione parlamentare proposta stamane dal senatore De Vecchis di Fiumicino. Non è accettabile che chi è preposto ai controlli sulla salute pubblica si affidi all’autoisolamento e alla buona volontà di stranieri provenienti da paesi in cui il virus circola liberamente tra la popolazione, non verificando dove queste persone, una volta uscite dall’aeroporto, vadano a stare e con chi – prosegue l’avvocato Gabrielli -. L’art. 438 del Codice Penale punisce chiunque per negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi o protocolli sanitari, provochi la diffusione di un’epidemia, e chi ha responsabilità di Governo e di controllo sul territorio deve innanzitutto osservare le normative per garantire la sicurezza dei propri cittadini”.
Allo stato attuale su 1.300 tamponi eseguiti dalla Asl Roma 3 tra dipendenti e clienti del bistrot sono risultati positivi solo i due titolari e due dipendenti non a contatto con il pubblico. “I familiari dei gestori e i clienti che si sono sottoposti in via precauzionale ai test sono risultati tutti negativi – continua Gabrielli – un solo altro soggetto è risultato positivo al coronavirus, ma il collegamento come cliente dell’attività Indispensa e con lo stesso cluster arrivato a Fiumicino dal Bangladesh non è stato confermato”.