Come lo scorso anno, ma con minore intensità, è ricomparsa nei boschi di querce italiani la Lymantria dispar, lepidottero notturno defogliatore classificato dall’Iucn tra le 100 specie più invasive del pianeta.
Basta fare una camminata tra i boschi di lecci del litorale (il Quercus ilex è una quercia sempreverde) o quelli di querce immediatamente a ridosso della costa, per assistere tra la primavera e l’estate a uno spettacolo pressoché autunnale, con alberi quasi completamente spogli. È l’effetto del bruco di questa falena, molto simile a una processionaria dei pini, ma molto meno urticante, che è un formidabile divoratore di foglie (soprattutto giovani) e non solo di querce, ma anche di piante da frutto, meli in particolare.
La sua infestazione, che aveva finora cadenza ciclica decennale, sembra aver rotto gli schemi, forse a causa d’inverni non più molto freddi e riprese primaverili calde e asciutte, facendo registrare la crescita esponenziale di questi insetti come una delle innumerevoli conseguenze dell’accertato cambiamento climatico.
“L’attacco della Lymantria per alberi come le querce non risulta essere particolarmente letale – sottolinea Andrea Rinelli, Responsabile delle Oasi WWF del Litorale – certamente un’interruzione vegetativa di questa portata nella stagione più favorevole per la crescita degli alberi non fortifica le piante, ma la ripresa è quasi certa, avendo queste ultime capacità di riprodurre la copertura fogliare necessaria alla fotosintesi. Praticamente tutti i lecci dell’Oasi di Macchiagrande sono stati colpiti dalla Lymantria, ma sono già in ripresa, come si può notare a occhio nudo passeggiando tra i sentieri dell’Oasi”.
Nonostante questo insetto stia ormai da almeno due anni interessando in maniera importante il nostro patrimonio forestale, il suo controllo risulta possibile e tollerato solo su quelle colture da reddito come i frutteti; combatterlo a livello forestale, invece, risulterebbe essere non solo molto complicato, ma anche pericoloso per altre specie che non sarebbero insensibili ai trattamenti, soprattutto con Bacillus Thuringensis.
Confidiamo in ecosistemi in buona salute per riequilibrare la Lymantria come altre specie che, per propria natura, tendono ad avere impennate demografiche, in genere questo avviene grazie all’azione di parassiti e predatori.