Contrarre un debito economico, con un ente finanziario, indica che vi state prendendo la responsabilità di ripagare il fido che vi è stato concesso. Un ente che vi presta del denaro, che elargisce denaro, non lo fa così per beneficenza, effettua tale servizio verso i propri clienti che ne fanno richiesta. Però la richiesta viene aumentata da un tasso di interesse. Quest’ultimo è il guadagno vero e proprio degli enti finanziari.

Ad ogni modo, per aiutare i propri clienti nella restituzione del prestito, si propongono diversi metodi di pagamento. Quello più comune è la rata mensile. Ci sono poi le cambiali, assegno trimestrale, semestrale o annuale. In base alle disponibilità economiche del cliente o delle credenziali che esso propone, si possono concordare diversi metodi di restituzione.

Questo è quello che tutti sappiamo, a grandi linee, di quello che sono i prestiti. Tuttavia le normative attuali che regolano la restituzione del denaro sono diventate molto rigide. Un utente che non paga delle rate o non tiene fede alla restituzione del prestito, viene prima segnalato alla Crif come cattivo pagatore. In seguito subisce tutte le procedure per il recupero dei crediti.

Una delle azioni tipiche è il cosiddetto: protesto. Si tratta di un’azione legale che permette alla banca di procedere con pignoramenti o con altre forme di recupero dei crediti.

PROTESTO: CONSEGUENZE

La legge italiana deve proteggere sempre le parti in causa tra loro in modo da riuscire ad avere un chiarimento su quali sono le problematiche. L’azione di protesto è un atto pubblico. Esso avviene quando un ente finanziario non ricevere la restituzione del prestito che è stata fatta ad un soggetto che lo ha richiesto.

Ciò vuol dire che il debitore è in difetto e che dunque è colpevole. Esso in modo voluto oppure per problemi finanziari, non è stato in grado di poter ripagare il prestito. Dunque si procede all’atto di protesto per la riscossione di beni materiali che possono essere venduti per risarcire l’ente del debito contratto.

Naturalmente non è che da un giorno e l’altro il debitore si trova sequestrato tutti i suoi averi o pignorati e messi all’asta. Viene dato del tempo. In questo lasso di tempo è possibile procedere sia alla Cancellazione protesto che della segnalazione come cattivo pagatore fatto alla Crif.

Per farlo si possono seguire diverse vie. La prima è quella di estinguere per intero il debito in 12 mesi e poi procedere alla richiesta di cancellazione. Atto che si può fare con un avvocato specializzato. Altrimenti, sempre tramite vie legali, si potrà concordare un nuovo metodo di pagamento del debito con l’ente finanziario creditore, banca o compagnia assicurativa che sia.

Quanto tempo ho per evitare pignoramenti?

La cancellazione di un protesto può avvenire in un tempo massimo di 12 mesi dall’avvenuta recezione dell’atto giudiziario. Per il debitore è bene che non faccia finta di non aver ricevuto il protesto poiché ci saranno degli atti da firmare. Di conseguenza c’è una prova che è stato ricevuto. A questo punto è possibile presentare una serie di atti legali per rivalutare il pagamento, cambiare il metodo oppure per riuscire a estinguere il debito contratto.