Un lupo nero molto grande, probabilmente un incrocio con un cane. Potrebbe essere lui il responsabile delle morti dei daini. Un passo in avanti importante nelle indagini sul giallo di Fregene e sugli esemplari sbranati. Dai sopralluoghi eseguiti dal Servizio Veterinario della Asl Roma 3 nel campo agricolo all’ingresso del centro balneare, quello dove sono stati trovati una quindicina di esemplari senza vita, sono state individuate le impronte di un predatore più grande rispetto ai lupi normali, presenti da tre anni nella vicina Oasi di Macchiagrande del WWF. Impronte, lasciate sul terreno dove sono avvenuti gli assalti, larghe ben dodici centimetri, troppo per un semplice lupo.
“È qualcosa di grande – spiega un esperto allevatore di cani di grandi taglie – l’orma ha l’unghia lunga del lupo o quasi, anche se il polpastrello è molto vicino alle dita, più tipico del cane. Probabilmente un ibrido o un lupo americano, American Wolfdog, di cui ci sono ormai tanti esemplari in Italia. Non si tratta di un lupo nostrano, questi sono molto più piccoli”.
Per rendere chiare le proporzioni, un pastore di grandi dimensioni, tipo quello dell’Asia centrale, uno dei più robusti in circolazione, può arrivare ad avere una zampa di dieci centimetri per 45 chili di peso, in questo caso l’ibrido è ancora più possente. C’è un video fatto da lontano, sempre dai veterinari della Asl andati a fare accertamenti nel “cimitero dei daini”, anche se le immagini sono sfuocate si vede bene un animale nero che da solo insegue i daini e cerca di isolarne qualcuno per sbranarlo. È nero e le sue dimensioni sono molto simili a quelle di uno dei daini adulti inseguiti, quindi maggiori di un lupo. All’inizio si pensava potesse essere il cane di una signora che ha una abitazione vicina al campo agricolo e possiede un Labrador, ma poi si è visto che l’animale è molto più piccolo e rimane sempre chiuso in casa. Il mistero potrebbe avere un presunto colpevole: il grande meticcio nero, sarebbe lui il predatore seriale dei daini.
“Potrebbe trattarsi – spiega Andrea Rinelli, direttore oasi WWF del litorale romano – di un esemplare ibrido, nero, già avvistato lo scorso anno non lontano dalla zona davanti al ristorante AgriSesto in viale di Porto. La presenza del daino dal periodo della pandemia ha visto un sensibile incremento nell’area litoranea tanto da attirare anche il lupo come suo naturale predatore. La predazione avviene ormai da due anni in maniera continuativa anche dentro le due Oasi di Macchiagrande e quella Bosco Foce dell’Arrone, dietro al Villaggio dei Pescatori. La morte recente e simultanea di così tanti individui in un’area agricola ben definita fa pensare a qualcosa di diverso e ancora tutto da definire. Sul fatto che cacci da solo o in branco o che sia accompagnato da altri cani nessuno lo sa esattamente”.
Di sicuro le predazioni sono aumentate nell’ultimo mese, prima se ne contavano un paio a settimana, tra dentro e fuori il recinto dell’oasi, ora siamo a una trentina di daini morti, sommando quelle all’interno di Macchiagrande e le altre nei campi agricoli vicini a via dell’Olivetello. Se all’inizio le morti potevano essere attribuite anche alle patate rimaste nel campo la cui buccia contiene la solanina che, se assunta in dosi elevate può addirittura risultare fatale, dopo è evidente la predazione su quasi tutti gli animali trovati morti.
E c’è un precedente, nel gennaio del 2020 a Fregene è stato avvistato un altro esemplare anomalo di lupo, questo chiaro, rimasto per giorni nella zona. Dalle foto sembrava proprio un American wolfdog di grandi dimensioni, forse scappato da qualche allevamento o abitazione. “Se fosse questo tipo di animale – spiega un allevatore di cani – bisogna fare molta attenzione, al contrario del lupo non ha paura dell’uomo”.