A Rio Claro, una località in provincia di Latina i giorni scorrono lisci, tra lezioni di windsurf e uscite pomeridiane quando il vento si decide a entrare da ovest. Ilaria si vede sempre più raramente, impegnata con la scuola e presa dai suoi pensieri, io tra poco alzerò le tende per tornare a Fregene . I giorni stanno pian piano cambiando, specialmente dopo la metà di agosto quando chi non è tornato in città si sta già organizzando per farlo. Stamattina mi sono svegliato dal mio giaciglio mobilcar Polo, dopo una notte di pioggia, l’aria si fa umida, in spiaggia poca gente, oggi non allestirò le tavole da windsurf sulla riva davanti al ‘Chioschetto’ come al solito, non ne vale la pena.
Penso sia giunto il momento di tornare a casa. Vado a salutare Marco, chiedendogli se sa dove abita Ilaria. Mi da le info, cammino tra i vicoletti fino ad arrivare davanti al numero civico 28. Busso la porta, apre Lei, sorride vedendomi “che fai qui ?”, mi chiede, “Sono venuto a salutarti domani mattina torno a Fregene”. Mi guarda intristita. Ci abbracciamo, una lacrima scorre sul suo viso, mentre gli occhi lucidi di entrambi si stringono in un addio. Allontanandosi lasciamo le mani scorrerescivolando dolcemente fino alla punta della dita. Penso che sarà improbabile che ci vedremo ancora, forse anche Lei lo starà pensando. “Mi faccio viva io”, mi dice quando sono già ad una decina di metri lontano, mi giro sorridendo .
Il mattino dopo sono già sveglio presto. Trasporto le attrezzature vicino la macchina e in un quarto d’ora tutto sta già sul tetto della mia Polo bianca. Nel viaggio di ritorno ripenso ai bei momenti passati e al gruzzoletto messo da parte che andrà a impinguare il budget per il viaggio nel prossimo inverno. Sulla via Flacca guido piano mentre Bob Dylan accompagna i miei pensieri a ritmo di “Blowing in the wind”.
A Fregene già si prepara lo stabilimento per affrontare i preprativi per sistemare i lettini e ombrelloni di fine stagione, lavandone una parte con le lance a pressione .
La situazione al circolo velico del Miraggio sembra tranquilla, c’è un po’ di movimento, chi va chi viene nei giorni infrasettimanali, mentre i weekend c’è un bel movimento sia di soci che di curiosi, il campo da beach volley è sempre pieno, tra partitelle e tornei si aspettano le condizioni giuste per uscire in mare. Ho ripreso a informare gli ‘amanti del mare’ con la mia segreteria telefonica per la cantentezza dei molti, la crescita degli ‘Ascoltatori ’ è ormai esponenziale.
Già dalla fine di agosto il clima cambia, diviene più instabile, alcuni piovaschi passano nell’entroterra, l’aria scende di qualche grado. All’orizzonte si vedono nuvole in avvicinamento, domani ci sarà un bel vento di libeccio. Il vento di brezza diventa sempre più raro, lasciando spazio ai venti di perturbazione. Il ‘forano’ come lo chiamano i pescatori, intendendo il vento che viene dal mare aperto, è il più difficile da domare. Siamo in pochi che riusciamo a raggiungere la terza secca, c’è Pietro Pacitto con Pietro Muscas, Claudio Smith e Stefano il “Bendato”. Lì bisogna guadagnarsele le onde delle secche che rompono violente, guardare avanti, lontano, planare sempre, anche dopo un salto cercando di riprendere subito velocità, impedendo che la prossima onda ci butti giù.
Al largo, già dopo la prima secca, la forma del mare è più ordinata. Ci si diverte, una volta fuori tra salti e surfate di onde la linea del litirale ha un altro aspetto. Siamo sempre attenti che nessuno di noi rimanga nei guai, tenendoci d’occhio l’uno con l’altro. Siamo sempre noi che ci incontriamo quando le condizioni diventano toste, ci si vede o al ‘Miraggio’ o al ‘Gabbiano’ da Pietro Muscas.
Li sia il ‘Bendato’ che Pietro hanno le tavole, noi o veniamo via mare o caricando le attrezzature sulla macchina, per uscire insieme decidendo se usare la 5 o la 4.2 di vela.
Lo scirocco, a differenza, il vento di SE è quello preferito un po’ da tutti dato che viene al traverso, dal lato sinistro della spiaggia dando la possibilita di uscire in mare a vela piena, affrontando da davanti le rampe delle onde che rompono sotto lo sferzare del forte vento, caldo e umido, poi pioverà. E’ un vento passionale lo scirocco ….smuove i sensi, i nostri almeno. Il mese di settembre regala alcune delle migliori occasioni per uscire in mare, anche la pesca è buona. Ho appena ritirato un pezzetto di cinquanta metri di rete da pesca ‘barracuda’ dove ho preso una ventina di bei pesci, marmore, ombrine una spigola e qualche cefalo. Domani organizzo un bbq con i soci più assidui.
Intanto, nel frattempo, vengono innalzate le palizzate, issate a protezione dei venti di mare, i quali muovono parecchio la sabbia. Lunghe file di pali e incannucciate chiudono il passaggio e la visuale. Solo piccoli varchi vengono lasciati liberi per accedere al are, noi con le nostre tavole e vele facciamo zig zag facendo attenzione a non danneggiare sopratutto la vela nei passaggi di uscita e entrata.
Nello stesso momento Roberto Marchetti, local di Fregene sud, li vicino dove un tempo ci stava un benzinaio nel garage di casa sua, continua a esplorare il mondo del Custom made. Noi che abbiamo sempre più sete di tavole più adatte ad affrontare i marosi, abbiamo sofferto già parecchio, quando i venti forti muovono onde e schiumoni, con i classici tavoloni da 3 metri e mezzo. Curiosando su riviste e le voci delle notizie oltre oceano capiamo che in certe situazioni servono i mezzi adatti. Roberto che ha una grande manualità e ingegno, comincia a shepare le prime forme, usando blocchi incollati di polistirolo con in mezzo un anima di compensato marino, ricoperte infine da tessuti imbevuti di resine che induriscono rendendo lo scafo impermeabile e resistente. Certo che le prime sono prove e ce ne sono tante prima di trovare i modelli funzionanti. Passiamo interi pomeriggi nel garage di Roberto con quell’odore forte di solventi impregnato di polvere di polistirolo appiccicata ai vestiti. Io riesco a ordinare un nuovo modello il 270 che sarà pronto da qui a un mese. I processi di lavorazione manuali richiedono parecchie fasi e quindi tempo, anche le resine impiegano ore per catalizzare, il freddo autunnale ostacola parecchio. Oramai siamo tutti infoliati sullo sviluppo e nell’evoluzione del windsurf.
Il mitico Fabio B. a Ostia si dice che esce da tempo con un prototipo chiamato Sandopper, ma già si è mosso in avanti diminuendo i volumi le lunghezze delle tavole, provando nuovi shape . Lui ‘il Mitico’ affronta il Mare in tempesta facendo salti che esaltano maggiormente il nostro entusiasmo , è il nostro riferimento il nostro Robby Naish italiano.
Dopo il 295, la prima tavola in produzione di serie di Marchetti custom la quale ha dato il via ad un epoca, Roberto è sempre più aggiornato sui modelli e nuovi materiali usati per l’evoluzione , sopratutto , della disciplina wave, ma non solo. Tanto che se ne esce con un funboard di 3,50 di gran stile, che a vederlo dovrebbe essere veloce sia in bolina che nei venti portanti. Il Funboard ha rimpiazzato le tavole classiche quando il vento aumenta e il mare diventa mosso , nelle uscite giornaliere ma sopratutto nelle regate si esaltano le qualità tecniche. Ci sono parecchi appuntamenti agonistici sia a Ostia che in giro per i litorali limitrofi, ed io non me ne lascio scappare nessuna di occasione.
Sono stato a parlare con la Sig.ra Susanna del Miraggio club, ci siamo spiegati, abbiamo chiarito, cercheremo in seguito di aver maggior collaborazione e dialogo così da migliorare l’organizzazione e il servizio del club nautico. Nei fine settimana arrivano ondate di amici a casa mia al Villaggio dei Pescatori. A volte la casa è piena di amici e amici di amici, sembra divenuto un punto di ritrovo. Vengono spesso i soliti, Luigi S. ‘Pisellino’, Claudio P. ‘Smith’, Marcello V. ‘Marcellone’, poi si aggiungono Roberto C. ‘Robertino’, Massimo M.‘ Pallino’.
Cenette dopo le giornate in mare, dove tutti, più o meno sanno come divertirsi, usciamo in gruppo provando nuove attrezzature, tavole e vele, alberi e boma più robusti.
Le ragazze non mancano mai, alcune entrano anche al mattino presto facendo sega a scuola, a volte infilandosi nei nostri affollati letti. Il periodo è esplorativo in tutti i sensi, la vita in comune ci esalta condividendo il periodo storico dello sviluppo del windsurf e della surf life style. Poi arriva il lunedì , il triste lunedì , quando la casa si svuota e rimango solo io con il mio amico a quattro zampe Lillo. Camminiamo dentro il bosco, dietro a casa mia. Tra i cespugli di ginepro partono i merli, neri, mentre Lillo li rincorre. Sono anni che passeggio qui, raccolgo i licheni per fare le mie tisane, arrivo fino al confine con l’Arrone dove ci sono i bilancioni da pesca, mi sporgo dal pontile in legno sul fiume, mentre Lillo si butta in acqua nuotando nella sponda opposta alla ricerca di qualche ‘gallinella d’acqua’ , lo individuo dal fruscio che provoca camminando tra le cannucce
Dopo il fine settimana di festa questa pace è quasi fastidiosa, non riesco a rilassarmi. Di questi tempi il circolo rimane chiuso durante la settimana aprendo soltanto nei weekend. Il pomeriggio c’è la piscina che mi impegna, le lezioni di nuoto sono già iniziate. Fiumicino sud con i suoi palazzoni popolari fa da sfondo, mentre le vetrate appannate circondano il piano terra dell’edificio attenuando il vocio dei ragazzini che sguazzano all’interno. Io continuo nell’istruire grandi e piccini nel nuoto, Giggi ha preso altri impegni con il suo nuovo lavoro di geometra, ma ci continuiamo comunque a vedere. Con la Polo ci metto una ventina di minuti da casa mia a raggiungere Fiumicino alla piscina comunale Lido Faro “UISP ”.
Qualche volta, nelle giornate con forti ponentate, sono partito dal Villaggio dei Pescatori fino alla Piscina con il windsurf, passando Focene e la foce del Tevere fino all’estremità del litorale sud di Fiumicino. Con la tavola in mano e la vela sulla testa fin dentro la struttura della Piscina, lasciandola scocciolare nel sotto scala. Li vicino c’è una pensione chiamata ‘La Concettina’ dove ho conosciuto il gruppo dei ‘pionieri del surf i Dirty Surfers’. Nella cantina, sotto la pensione, hanno cominciato a costruire tavole da surf. Anche lui Fabio Gini è un windsurfiero anche se dopo una vacanza in Sardegna vide per la prima volta degli Americani fare surf da onda a Capo Mannu . Da li in poi s Fabio Gini con Carlo Piccinini, Stefano Rossini e il Gambassi innamorandosi del surfing crearono lo storico gruppo dei ‘Dirty Surfers’.
Facemmo subito amicizia unendo le loro esperienze sul surf alle mie sul windsurf in un armoniosa amicizia che durerà poi in eterno. Al Villaggio dei Pescatori l’inverno davanti al calore del caminetto sembra durare troppo, dopo le feste natalizie trascorse in famiglia sento già il desiderio di caldo mista alla curiosità di esplorare nuove frontiere . Ho un amico che da qualche anno scompare in qualche posto nascosto delle Filippine, il fatto mi incuriosisce. Riesco a contattare la famiglia e parlando con la mamma mi racconta che Ale sta in un isola chiamata Boracay.
Dopo averci pensato un paio di giorni decido di andare, mi compro un biglietto preparo lo zaino e vado. Non ho l’indirizzo ma lo troverò, l’isola non sembra essere cosi grande. Mentre a Fiumicino gli alberi di mimosa già fioriscono, li vedo sempre più piccoli dal cielo alzandomi in volo verso Manila. Dopo 11 ore di volo eccomi, atterriamo, di sotto strade con macchine in fila scorrono incrociandosi a dismisura. La città è caotica, puzza di gas di scarico e fogne, trovare un alberghetto non è difficile, almeno qui il clima è più gradevole. Sopra un taxi dove sul cruscotto ce la statuetta di Gesù, osservo la vita notturna della città, tra clacson e sigarette le luci dei locali lampeggiano davanti ad un ennesima lunga notte. Il taxista mi lascia davanti ad un alberghetto di sua conoscenza assicurandomi del servizio e del prezzo abbordabile. La stanza, un letto singolo in 15metri quadri dove un ventilatore sta muovendo le tende che coprono la visuale di un buio cortile. La musica e il vocio della strada entrano dagli scuri appena appoggiati.
La stanchezza del viaggio si fa sentire, dopo una doccia rigenerante mi addormento lasciando che l’immaginazione vaghi tra i miei pensieri del giorno a venire. Al mattino mi sveglio al suono di un clacson, penso è il momento di alzarsi. Esco nella strada di sotto che già si prepara al frenetico tram tram, la puzza di liquame che scorre nei canaletti bordo strada, imbocco un baretto alla ricerca di una colazione , trovo pancakese e caffe solubile. Il transport center è poco distante, dovrò muovermi da Manila a Caticlan. Per poi continure in barca fino a Boracay, ce ne una di Jeepney che parte alle 9, ho un oretta e mezza. Fatto lo zaino in tre passi sono al capolinea, aspetto poco prima di salire su queste ‘carrette’ dove all’interno ci sono i cittadini locali che tornano a casa dopo la spesa, portando beni di tutti i tipi, anche galline vive.
Tra i polveroni delle strade fuori città e le buche con e senza acqua dopo un paio di ore giungo a Caticlan. Un piccolo villaggio con quattro case e bancarelle, un porticciolo dove il trattare sul prezzo del biglietto è di rigore. I Parau a motore trasportano una ventina di persone più le vettovaglie, i cani, galline, banane e sacchi legati con lo spago. La traversata è breve in una mezz’ora siamo davanti White Beach la parte a ovest dell’isola di Boracay, la lunga spiaggia le palme alcune barche a vela locali ‘parau’ legate all’ancora . Negozietti e gente che cammina lungo la bianca spiaggia, mi faccio lasciare al centro dell’isola chiedendo se conoscono un italiano di nome Alessandro. Un local mi dice che sa di un italiano che vive a Bulabog, mi incammino zaino alle spalle chiedendo di casa in casa di Alessandro. Finalmente arrivo davanti una casa fatta di bambu’ indicata dal vicino come la possibile residenza del Landi. Grido ‘ di casa!’. Esce Lui con un espressione seria e sorpresa. Poi realizza e sorride ‘Cavolo Cla … che ci fai qui?’. Anche io sorrido ci abbracciamo, lui prepara un caffè raccontandoci di noi nel clima dolce dell’isola tra il fruscio del vento sulle foglie di palma e il canto del gallo.