Sulla spiaggia dall’alto del cielo si vedono bene le onde frastagliate rompersi più volte, il litorale di Fregene è marcato da una lingua di acqua color marrone proveniente dal ‘biondo Tevere’. La corrente, sempre verso nord, spinge le acque del fiume verso Fiumicino fino ad arrivare a Focene e Fregene; queste pian piano si diluiscono verso Maccarese dove la qualità dell’acqua marina è il più delle volte migliore. Dipende comunque sempre dai venti che spirano: al mattino, con i venti da terra, solitamente troviamo un’acqua cristallina, ma poi, quando i venti girano alzano delle piccole onde che tirano su dal fondale piccolissime particelle di depositi mescolati tra la sabbia che colorano l’acqua di un verdognolo marronastro. Dall’alto è possibile rendersi conto delle correnti e di come muta il litorale pian piano nel tempo. Nelle giornate di tramontana andiamo a Focene sud per trovare un vento più costante; sappiamo bene che questa secca non durerà e ci diverte pensare alla storia raccontata da Fabio Balini sull’esistenza del relitto di un aereo caduto proprio qui parecchi anni fa e che sarebbe la causa della secca creatasi appena a duecento metri al largo di questa spiaggia.
Al segnale di sganciarsi le cinture siamo già in quota volando verso Manila; poi mi fermerò a Boracay dove farò un periodo di 10 giorni di allenamento prima di andare in Malesia per partecipare alla Kuantan Challenge, la mia prima gara nel mondo professionistico.
Al circolo lascio Umberto intento a lavorare sulla costruzione delle tavole Cugas e mio padre, il sor Pietro che farà da ‘supervisor’ controllando che tutto fili liscio. Il circolo rimarrà chiuso al pubblico fino al primo di marzo quindi non ci sarà molto da fare se non controllare che tutto sia a posto.
Il volo di 12 ore è sempre una noia e inganno il tempo guardando qualche filmetto e mangiando pasti mediocri.
Conoscendo meglio la città, so bene come muovermi appena sbarcato; prendo una camera per la notte e domani volerò a Roxas per poi prendere un Jeppney fino a Caticlan dove mi imbarcherò finalmente per Boracy. Il mio bagaglio è intorno ai 40 kg e contiene una tavola slalom RRD, tre vele di varie marche, tre alberi, tre boma e accessori vari. Al check-in passo in grande stile senza pagare il sovrapprezzo dell’extra baggage. Infatti la Malesian Airline è sponsor della Kuantan Challenge e per questo mi abbonano svariate centinaia di dollari. Una volta giunto a Caticlan salgo sul battello sedendomi su sacchi di cocchi e mi godo lo spettacolo: acqua cristallina e sabbia bianca sulla spiaggia chiamata Beach Paradise. Dopo una oretta sbarco a Balangban, mi incollo i miei bagagli, uno zaino e la sacca delle attrezzature, e arrivo finalmente da Luigi ‘il Roscio’ che mi saluta abbracciandomi come un fratello e mi accompagna alla casa che hanno prenotato per me. La casa, tipica dell’isola, è fatta completamente di bambù e legno di alberi da cocco; mi sistemo nella stanza al secondo piano con veranda sul palmeto, divido gli spazi con Cecilia, una ragazza italiana conosciuta lì l’anno prima. Lei, così gentile e carina, mi accoglie con baci e abbracci offrendomi un buon caffè fatto con la moka Bialetti. Sistemate tutte le mie cose, attrezzature sportive comprese, faccio un giro di saluti e poi una passeggiata fino al terreno che abbiamo affittato per 10 anni con Umberto, il quale si è già ritirato, e Alessandro. Anche se Umberto non potrà più essere dei nostri cercheremo noi due di mandare avanti il progetto del Resort dei sogni. L’appezzamento di un ettaro si estende fronte mare per 50 metri e all’interno per 200 metri, è pieno di palme da cocco, cespugli e piante che andranno pulite e sistemate per rendere il passaggio più agevole. Il vento si fa sentire già alle 11 del mattino, le foglie si agitano provocando quel fruscio piacevole da ascoltare. L’uomo incaricato di trovare gli operai è sempre lui, Benedicto; si discute su come procedere alla pulizia del terreno, quindi alla costruzione del recinto di bambù e poi alla realizzazione della fossa biologica e del pozzo dove attingere l’acqua. Ordina 200 bambù che saranno sul posto in due tre giorni; nel frattempo un gruppo di aborigeni locali ‘Negritos’ vengono incaricati di fare il lavoro di pulizia del terreno e la sistemazione dei vialetti per il passaggio tra palme e piante varie. Appena finito di accordarci sul da fare, pago a Bendicto i 200 bambù così li può ordinare al più presto. Tornando verso l’alloggio il vento sembra rinforzato, penso di fare un uscita, ci vuole proprio. Armo la 5.5 Hot Sails con la mia RRD 2.70 slalom ‘Spada’, scivolo su e giù per un paio d’ore; cambio la pinna dopo una mezz’ora dato che la tavola a volte va in ‘spin out’ (un termine tecnico che indica quando la tavola va in derapata per via della pinna inadatta soprattutto ad alta velocità) e metto una pinna Ciessevi 32cm che va benissimo. Il tramonto sta mostrandosi al meglio con un color rosso fuoco dietro le palme impazzite dal vento; sorrido mentre vado, che bello essere nuovamente qui, sogno a occhi aperti planando a stecca il nostro Resort e quello che riusciremo a fare. Tra una settimana ci sarà una regata organizzata da Richie, un Ragazzo svizzero che ha la scuola di windsurf nel lato a ovest sulla Beach Paradise. Ha delle belle attrezzature Mistral ed è anche bravo, ha sposato una Filippina con la quale ha messo su famiglia. Mi incrocia ogni tanto in acqua quando viene a Bulabog; mi rimane sempre lontano, sembra che voglia evitare un ingaggio, io non me ne curo e vado sui miei bordi cercando di assettare la mia tavola al meglio in velocità e nelle manovre. Mi fa sapere che non accetta la mia iscrizione alla regata dicendo che io sono un professionista: gli amici italiani sono furiosi, si erano già preparati al tifo con bandiere e striscioni. Non me la prendo più di tanto, anche perché capisco che teme il confronto e se dovesse perdere sminuirebbe la sua immagine di windsurfista più forte dell’isola. Io, che non penso di essere un Pro anche se vado a confrontarmi con i veri Pro in Malesia, all’inizio un po’ ci rimango male, ma poi alla fine me ne frego e penso più che altro ad allenarmi per la Kuantan Challenge. A casa Cecilia sempre attenta e carina mi tenta per un approccio intimo, la sera è sera e, come si dice, la carne è debole. Nonostante la notte trascorsa insieme, tengo le dovute distanze anche se la sua presenza è spesso gradevole, non la conosco ancora bene e non cerco una storia, pensando a Brunella a casa. La sera siamo quasi sempre a cena a casa di Luigi dato che è grande e ha la luce elettrica. Hanno messo su un impianto di pale eoliche che ricaricano un paio di batterie di camion che sono sufficienti per illuminare fiocamente la cucina e la veranda per tutta la sera. Stasera il Roscio ha preparato gli gnocchi al sugo di pomodoro che da queste parti sono alquanto saporiti, con sopra una generosa una spruzzata di parmigiano portato dai turisti italiani.
Dopo un paio di giorni arrivano i 200 bambù trainati da un parau a motore che attracca nella baia di Bulabog proprio davanti al nostro terreno. In una settimana i Negritos hanno pulito tutto e il recinto pian piano prende foma. Una notte qualcuno viene e ne distrugge una parte appena fatta. Chiedo spiegazioni a Benedicto che a sua volta chiede al proprietario. Sembra che esista un certo disaccordo tra i due fratelli che hanno ereditato il terreno e che il proprietario con il quale abbiamo preso accordi e firmato il contratto non abbia dato la parte che spetta a suo fratello. Una volta sistemate le cose tra i due, rimediamo al danno ricostruendo i venti metri di recinto distrutti e ci mettiamo una pietra sopra.
È arrivato il momento di partire per la Malesia, mi imbarco ancora senza problemi con la Malesia Airline e sbarco all’aeroporto internazionale di Kualalumpur. Un bus adibito a ricevere gli atleti partecipanti alla regata arriva subito al mio arrivo. Una volta a Kuantan si entra nello scenario allestito in occasione della regata. Striscioni in aria, addobbi e bandiere ai lati della strada che conduce fino all’hotel ‘Five Stars’ base della manifestazione. Una volta all’interno del lussuoso hotel dove siamo alloggiati, quartier generale dell’evento, mi sistemo in camera e, dopo una doccia, scendo e vado dritto al tavolo per la registrazione: che gentilezza e che accoglienza!, una ragazza Malese, in burkan, sorridente mi aiuta a riempire il modulo con i miei dati personali, lo scarico di responsabilità e la lista delle attrezzature che userò con il numero velico personale, il mio è 111 ormai da tre anni. Proseguendo le operazioni, porto la tavola, le vele ecc. nella zona destinata. Il clima è eccitante: sulle rastrelliere ci sono tavole custom costruite dagli shaper mondiali più all’avanguardia, mazzi di alberi a un pezzo, mucchi di vele al top del momento chiuse, armate senza boma in grandi sacche. Io quasi mi vergogno di sfilare dalla sacca la mia RRD comprata di seconda mano e le mie tre vele differenti l’una dall’altra. Trovo un bel posticino al lato dell’area e comincio ad armare le vele, voglio farmi trovare pronto se ci sarà occasione di provare il campo di gara. Appoggiate al muro, le mie tre vele una incastrata all’altra aspettano il vento giusto per uscire in acqua. Stasera ci sarà la cerimonia di apertura, balletti, danzatrici e danzatori nei costumi tradizionali precedono una cena incantevole, i fuochi d’artificio danno inizio al via dopo le parole di benvenuto e accoglienza del Sultano di Kuantan che apre ufficialmente la regata. Appena raggiunta la mia camera scopro che sono insieme ad un certo Antoine Albeau un francese che anche lui è al suo esordio in PWA proprio come me, un ragazzone simpatico. Si mette a ridere vedendomi sorseggiare un goccio di rum prima di coricarmi, lo faccio spesso, un po’ perché mi piace il sapore in bocca un po’ per disinfettare le gengive che ogni tanto mi danno noia.
Il giorno dopo, come da programma, c’è lo ‘Skippers Meeting’ sotto alla tettoia dove gli atleti si riuniscono; le regate saranno tutte slalom con due diversi percorsi decisi dal Comitato di Regata a seconda delle condizioni di vento che si presenteranno. La prima partenza possibile verrà data alle ore 13 circa; do un occhiata alle mie attrezzature cercando di sistemare al meglio la tensione delle stecche nelle vele, la tavola controllando le viti delle strap e il set di pinne con le relative viti di bloccaggio. Tutto deve essere a puntino, ogni singola dimenticanza potrebbe costare cara. Purtroppo oggi il vento non arriva e la giornata passa aspettando le direttive della giuria; esco per cercare qualcosa da mangiare e appena fuori dall’hotel c’è un chioschetto: mi siedo e subito arriva un signore che mi dice cosa c’è di buono. Opto per un piatto con verdure e pesce; qui si usano le mani per mangiare e per me è una nuova, bella e piacevole esperienza che mi ricorda l’infanzia prima di essere educato allo stile occidentale. Per quanto poi quest’essere educati ci allontana da alcune azioni piacevoli e naturali che nella nostra società non sono ammesse, ma che hanno qualcosa di radicato nella nostra essenza, come mangiare con le mani, camminare a piedi nudi ecc. Il cibo è a base di pesce con verdure saporite e una abbondante quantità di riso che viene raccolto accuratamente con un movimento delle 4 dita della mano destra; e sì, perché qui la cultura è di mangiare con la mano, quella destra dato che la sinistra è solitamente usata per pulirsi il sedere. Il cibo è ottimo, un’ampia ciotola di acqua calda con fette di limone dentro viene posta sulla tavola per sciacquarsi le dita di tanto in tanto e alla fine del pasto.
Il giorno dopo siamo tutti super carichi per disputare la prima prova di slalom, dal colore del cielo spruzzato di nuvole bianche si prevede che ci possa essere il vento giusto. Alle 12 è prevista la prima partenza dalla spiaggia con sei boe da girare a destra scendendo il vento. Sono un po’ teso: controllo l’attrezzatura più volte regolando la vela e cercando la giusta tensione. Ecco che siamo tutti pronti sulla linea segnata dai due ‘Beach Marchal’ ai lati che delimitano la partenza. 5 minuti, si alza la bandiera PWA, 3 minuti, si abbassa questa e si alza quella Malese, un minuto si alza la bandiera gialla… un suono e giù tutte le bandiere, si parte… spruzzi l’acqua, una corsa. Velocemente saltiamo sulle tavole prendendo il vento il prima possibile puntando verso la prima boa; siamo tutti molto vicini, i primi girano agilmente mentre subito dietro uno cade e un altro appresso a lui lasciandomi lo spazio per passare. Siamo arrivati quasi alla fine, mancano due boe, sono in ottava posizione e all’arrivo lascio dietro 4 partecipanti. Sono soddisfatto del mio modesto risultato considerando la mia poca esperienza in questo tipo di gare Pro e nonostante le mie attrezzature alquanto arrangiate.
La sera ancora spettacoli e balletti dove danzatrici e danzatori incrociano le braccia seguendo con movimenti armoniosi del corpo la musica; un’altra buonissima cena con un banchetto offerto dal Sultano. Il mattino seguente la seconda partenza è prevista per le 12.30, il vento sembra leggero, si opta per usare vele più grandi, io ho una 6.0mq della UP comprata usata da Pietro Pacitto, speriamo possa spingere a sufficienza la mia RRD 100 litri chiamata ‘spada’ costruita in nomex e nido d’ape, leggerissima, solo 4.5kg. Peccato che il vento oggi non sembra voglia entrare, aspettiamo fino alle 2 del pomeriggio, nulla da fare. Rimesse le tavole e allentate le vele ben sistemate nel proprio posto, ritorno in albergo. Il giorno dopo alle 12 è in programma l’ultima possibile partenza, la condizione meteo non è delle migliori, uno strato di nuvole grigie sfiorano il mare con una leggera brezza da terra che porta odore di legna bruciata. Purtroppo il vento sembra non salire e alle 12 il ‘Contest Director’ chiude ufficialmente la gara. Rimangono quindi validi i risultati dell’unica prova disputata. Vince Svein Rasmussen seguito da Phil Mc Gain, terzo Antoine Albeau, io sono all’ottava posizione con quattro atleti alle spalle. La gara essendo parte del circuito professionistico PBA distribuisce il monte premi in denaro a seconda della posizione conquistata, per la mia posizione all’ottavo posto sono 300$, una bella sorpresa che effettivamente non mi aspettavo.
Messa via l’attrezzatura e rifatta la borsa riprendo il volo per Fiumicino, ma stavolta al check-in la Malesia Airline mi chiede di pagare l’extra baggage: sono 500$. Dopo aver discusso con il capo scalo si conclude che quella è la regola, non ne vuole sapere della sponsorizzazione per il Kuantan Challenge e sono costretto a pagare. Quindi mi imbarco sull’aereo per Roma Fiumicino per tornare: ho con me un bagaglio di esperienza in più da offrire ai miei allievi di windsurf e ai miei soci che tanto hanno da chiacchierare sulle nuove tavole, vele ecc. di una evoluzione spasmodica dei materiali tecnici che migliora e propone attrezzature sempre nuove e più veloci; queste attirano l’attenzione di chi se le può permettere e stimolano i sogni di chi ha meno possibilità soprattutto nel mondo agonistico che richiede sempre di essere al top per rimanere competitivi. Una febbre… una frenesia… una corsa per rincorrere il sogno e l’amore per questo meraviglioso sport che è il WINDSURF.