Il nostro paese ne importa 30mila tonnellate. A Maccarese il mandorleto più grande d’Italia: un modello di efficienza, tecnologia e sostenibilità
Sgranocchiate tal quali per uno snack sano, gustoso e saziante, regine dei dolci tipici regionali e delle festività, dai cantucci alla sbriciolata, dal panettone natalizio alla colomba pasquale, trasformate in farina o in bevanda vegetale: le mandorle sono un superfood tra i più amati in Italia. Da oltre dieci anni, il settore della frutta in guscio sta vivendo un rilancio dal punto di vista sia dei consumi sia produttivo. Tra le diverse specie quali il nocciolo, il pistacchio e il mandorlo, quest’ultima è certamente una delle più interessanti e delle più amate. Proprio per questo, il 13 maggio, si è deciso di celebrare le mandorle con una giornata nazionale dedicata.
Nonostante il boom dei consumi nazionali certificato da ISMEA e una richiesta in continua crescita, nell’ultimo decennio, a fronte dell’aumento delle superfici investite, gli eventi climatici eccezionali hanno penalizzato le rese, determinando un maggiore ricorso al prodotto di importazione. Secondo i dati Fao, le mandorle sgusciate importate in Italia sono circa 30 mila tonnellate, perché non riesce a coprirne il fabbisogno nazionale, a fronte di un export irrilevante.
Per cogliere le opportunità offerte dal mercato crescente, la mandorlicoltura italiana si sta rinnovando dal punto di vista varietale, dell’impianto, della gestione agronomica e della produzione. Si avvantaggia di sistemi colturali innovativi e fortemente meccanizzati, che rappresentano i concetti di frutticoltura intensiva altamente produttiva, efficiente, ma totalmente sostenibile: il modello Maccarese.
IL MODELLO MACCARESE
Maccarese vanta il mandorleto più grande d’Italia, che lambisce il centro urbano, senza alcun rischio per la popolazione ma, al contrario, donando al borgo un polmone verde e un valore aggiunto dal punto di vista estetico, con la visione di uno scenario unico di fioritura in una cornice di arte e storia.
Per nutrire una popolazione in crescita – e sempre più esigente – è necessario fare affidamento su un’agricoltura altamente tecnologica e con sistemi agricoli in grado di aumentare la produzione ottimizzando le risorse (grazie ad un sistema di irrigazione di precisione che impedisce gli sprechi) riqualificando il territorio ed offrendo un prodotto salubre e sicuro ai consumatori.
Il progetto, avviato nel 2019 dalla società agricola Maccarese sul territorio di Fiumicino, porterà ad una diminuzione della CO2 di 24.640 tonnellate all’anno,considerando che ogni pianta di mandorlo riesce ad assorbire 0.077 t/anno. A Maccarese sono stati piantati – dal 2019 finora – quasi 140 ettari col sistema superintensivo, per un totale di 320 mila piante. L’obiettivo è arrivare a 160 ettari.
Questo porterà ad utilizzare il prodotto locale e ad abbattere l’importazione che tocca ad oggi il 90%. Infine, la coltivazione fa uso di macchinari e di tecniche di agricoltura 4.0 che includono la raccolta aerea, senza che il frutto tocchi mai terra e venga contaminato e un utilizzo chirurgico dell’acqua.
L’impianto di fertirrigazione, consente infatti la massima precisione di iniezione del fertilizzante e di sensori di umidità, geolocalizzati a terra in diversi punti del campo, che permettono di stimare l’umidità del suolo e di stabilire la durata e la frequenza dell’irrigazione in funzione dei reali ed istantanei fabbisogni idrici della coltura. Il tutto gestito da remoto tramite software su smartphone.
Tutto ciò fa di Maccarese un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale.