Ora che la pista ciclabile è ultimata, emergono ancora più chiaramente gli aspetti su cui è necessario concentrare gli sforzi per completare l’opera. A parte le visuali a mare, tema affrontato separatamente, due sono le problematiche maggiori che risaltano percorrendola: le aiuole lungo tutta la ciclabile e i varchi a mare. Sul primo aspetto la questione da risolvere è apparentemente semplice: a parte il loro affidamento, come in ogni lungomare che si rispetti deve esistere una strategia concordata sulla scelta delle piante/essenze da mettere a dimora, in modo da uniformare la passeggiata con un arredo coerente e in grado di dare continuità e armonia alla visione d’insieme. Ovvero il contrario di quanto effettivamente sta succedendo. In questa fase, infatti, le aiuole sono di fatto affidate alla sensibilità e gusto personale dei concessionari, almeno quelli che collaborano, con risultati molto differenti tra di loro. Da quelle ancora in quasi totale abbandono, vedi gli stabilimenti dei vari ministeri e corpi dello Stato ma non solo, a quelle dove è stato sistemato un po’ di tutto: piante ornamentali esotiche, erbe aromatiche mediterranee, prato, o quelle dove è perfino comparso il Tribulus terrestris, meglio noto come “baciapiedi”, pianta temutissima per le sue spine acuminate che fanno strage dei pneumatici delle bici.
Un caos al momento comprensibile e inevitabile, per il futuro, però, sembrano esserci tutte le premesse per trovare una soluzione concordata. Da una parte, infatti, l’amministrazione comunale ha più volte dimostrato di avere coscienza del problema: oltre alla delibera dello scorso gennaio dell’assessorato all’Ambiente per l’adozione da parte di privati di piccole aree verdi a titolo gratuito, anche su Fregene il Comune ha lavorato a diverse ipotesi per l’affidamento di spazi verdi a privati. Dall’altra le dichiarazioni delle associazioni dei balneari, pronte a fare la loro parte per la manutenzione dell’aiuole del lungomare. Un interesse convergente che deve però essere pilotato da un’unica cabina di regia, al fine di elaborare con tutte le parti in causa un progetto complessivo coerente ed esteticamente gradevole.
Diversa e più complessa da risolvere è invece la questione dei varchi, dove i problemi non sono solo di decoro ma anche di sicurezza. Un pericolo particolarmente avvertito nei due varchi sul lungomare di Levante: due passaggi stretti, più simili a dei corridoi tra i confini degli stabilimenti, regolarmente scambiati per pattumiera e bagno pubblico dai passanti e sistematicamente utilizzati dai venditori ambulanti per deposito delle merci e dimora notturna. Il risultato è una sporcizia endemica, certo non risolvibile con l’affidamento della loro pulizia agli stabilimenti adiacenti così come ora previsto, e una sensazione di insicurezza che solo un controllo costante e mirato potrà eliminare.
Un ulteriore il varco tra il Pellicano e il Ra.Lo.Ce.: qui lo spazio è decisamente più ampio, al punto che nei giorni di grande afflusso le persone vi sostano con tanto di sdraie e ombrelloni nonostante il cartello comunale in bella vista lo proibisca espressamente, producendo a fine giornata una mole di rifiuti molto più simile a quella una vera e propria spiaggia libera, la cui pulizia spetta invece al Comune. Una via di mezzo tra una destinazione e l’altra che certo non ne favorisce il decoro e la pulizia. Chi interviene?