Tra i residenti della Asl Roma 3 (approssimativamente 600 mila abitanti), secondo stime regionali, sono circa 10.600 i casi di demenza conclamata, in massima parte riguardanti persone di età superiore a 65 anni (solo 225 i casi stimati di età inferiore ai 65 anni); a questi si aggiungono quasi 9.000 pazienti con Disturbo Neurocognitivo Minore, ovvero deficit cognitivi che non pregiudicano ancora l’autonomia funzionale di chi ne è affetto.
L’elevata prevalenza di casi è da attribuire in massima parte al crescente invecchiamento della popolazione. Purtroppo una gran parte delle demenze viene diagnostica in ritardo per la difficoltà nella comprensione e nel successivo approfondimento diagnostico dei primi sintomi, con conseguente problematicità per le famiglie e per l’intero sistema sanitario e socio assistenziale nel fornire adeguata assistenza al malato.
“Per organizzare i servizi in modo più efficiente – spiega Francesca Milito, Direttore Generale della Asl Roma 3 che, in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer del 21 settembre, ha deciso di promuovere per domani, martedì 17 settembre, presso la sede di Casal Bernocchi, un incontro con i professionisti dell’azienda sanitaria romana e le associazioni che insieme si occupano sul territorio delle persone affette da Alzheimer e altre demenze, offrendo costante supporto alle loro famiglie – e soprattutto far fronte alla numerosità dei casi, la nostra Asl, meno di un anno fa, ha aggiornato il PDTA per le demenze, potenziando il percorso di cura che rappresenta l’iter gestionale di un problema di salute.
L’appello che vogliamo rivolgere ai cittadini è quello di non sottovalutare i primi sintomi e di chiedere subito una consulenza. Le nostre strutture sono a disposizione, ma è importante studiare e affrontare subito un percorso di cura appropriato”.
“La nostra azienda – sottolinea Giovanni Mancini, Neurologo responsabile del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD) della Asl Roma 3– mette a disposizione un Centro per Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD) articolato in sei sedi territoriali all’interno di altrettanti Poliambulatori (Fiumicino, Paolini e Ostia Antica, Acilia, Monteverde e Vaiano).
Per rendere più incisiva la nostra azione abbiamo messo in campo grazie al nuovo PDTA una serie di attività integrate e coordinate di prevenzione, diagnosi e terapia. La prima fase comincia presso gli studi dei Medici di Medicina Generale, i primi a cogliere precocemente i cambiamenti cognitivi e comportamentali dei loro pazienti. A loro il compito di indirizzarli verso una delle nostre strutture per effettuare visite specialistiche (neurologica o geriatrica) e un esame neuropsicologico, necessari per una definizione diagnostica del tipo di disturbo neurocognitivo, con conseguenti indicazioni terapeutiche e assistenziali per il paziente. Segue la presa in carico integrata, che ha lo scopo di garantire precisi riferimenti al paziente e alla sua famiglia e di attivare i servizi di assistenza domiciliare (CAD e ADI), i servizi socio sanitari (Punto Unico di Accesso PUA e Centrali Operative territoriali – COT), i servizi semiresidenziali (Centri Diurni e Strutture di sollievo) e residenziali (RSA) anche dedicati (Nuclei di Ricovero Alzheimer) e le Associazioni di Volontariato sociale. La sinergia tra tutti gli attori in campo permette la formulazione di un Progetto Assistenziale Individuale (PAI) e l’erogazione degli interventi sociosanitari nel setting individuato come più congeniale al caso specifico.
Altro punto fondamentale su cui bisogna insistere è la prevenzione, nell’ambito della quale sono stati individuati ben 14 punti da poter migliorare al fine di accrescere le capacità di resistenza (Riserva Cerebrale) e quelle di resilienza (Riserva Cognitiva) del cervello delle persone lungo tutto l’arco della vita”.
Negli ultimi due anni, grazie a fondi del Ministero della Salute e della Regione Lazio, abbiamo potuto reclutare nuovo personale (3 neuropsicologi e un geriatra) con cui attivare anche due gruppi di riabilitazione cognitiva per pazienti con disturbo neurocognitivo minore o maggiore di grado lieve (che prevede attività di stimolazione cognitiva da proseguire poi con l’aiuto dei caregivers nel proprio domicilio) e gruppi di counseling psicoeducazionale per sostegno del caregiver”.
Fonte: Asl Roma 3