Venerdì 22 febbraio, per la rassegna cinematografica dal titolo “Freschi e stagionati”, l’associazione culturale “L’Albero” di Maccarese ha programmato la proiezione del film “I cancelli del cielo” del regista Michael Cimino .
Si raccomanda la massima puntualità: alle 21.00 inizierà la proiezione.
Sede: Casa della Partecipazione (via del Buttero, Maccarese).
Info: 339-4539950
Scheda del film
Siamo nella contea di Johnson, nello Wyoming, verso la fine del secolo scorso. I grandi allevatori sono in guerra contro gli immigrati dall’Europa dell’Est, che reclamano la terra che è stata loro promessa. I contadini sono difesi dallo sceriffo Averill, mentre gli allevatori hanno come legale un amico di gioventù dello stesso Averill, Billy Irvine. Lo sceriffo riesce a organizzare militarmente gli immigrati e ad affrontare finalmente lo squadrone dei killer pagati dagli allevatori in una sorta di battaglia campale.
Note
Realizzato da Cimino dopo lo straordinario successo del Cacciatore, è il film che ha rappresentato sicuramente il punto di massima tensione tra cinema d’autore e esigenze commerciali del sistema hollywoodiano: quando la bilancia si è inclinata dalla parte dell’autore, la prima conseguenza è stato il fallimento della casa di produzione, la storica United Artists. Dopo aver sfondato il budget, il film infatti non ha reso una lira al botteghino (anche perché clamorosamente boicottato dal mercato americano). La botta costò a Cimino alcuni anni di inattività e un rientro difficile nel giro che conta. Si tratta di un’opera controversa, irripetibile, per tanti aspetti megalomane (le meticolose ricostruzioni in esterni, le maestose scene di massa), ma dotata di una forza lirica eccezionale e di una vera “indignazione storica” nei confronti del mito ufficiale dell’America come democratico miscuglio di razze.
Il regista
Regista, sceneggiatore, produttore e scrittore americano. Ebbe tutto Michael Cimino per diventare Michael Cimino (3 febbraio 1939 – 2 luglio 2016). Ebbe il coraggio, i sogni, quel suo essere un visionario in un esclusivo ambiente cinematografico. Grazie a Il cacciatore, che trattava della guerra del Vietnam, fu il simbolo della New Hollywood negli Anni Settanta, assieme a Francis Ford Coppola, Oliver Stone, Martin Scorsese. Poi l’incubo. Uno strepitoso film, I cancelli del cielo, che non venne apprezzato dalla critica e dal pubblico. La voce corse più in fretta di quanto corse lui. Il western, che affondava le sue polverose radici nei miti dei pionieri americani, fece fallire la United Artists e, da allora, Cimino venne considerato “il regista maledetto”, così come lo fu Erich von Stroheim nei decenni precedenti. La sua storia d’amore con gli Studios hollywoodiani terminò. Ma lui continuò a realizzare pellicole, in nome della gloria che lo abbracciò anni prima, fino a lasciare tutto e a diventare un emozionato grande vecchio che tutti veneravano.
Le sue star non erano certo belle, pensate a Christopher Walken, ma avevano un carisma davvero speciale. Lui usò ogni minima loro sfumatura recitativa a favore del film. Film che affrontavano temi sociali importanti, toccavano i problemi delle classi lavoratrici e regalavano forti emozioni. Talvolta, più semplici di quel che potevano sembrare (il rapporto padre e figlio, il rapporto con la natura come espressione di noi stessi, il matrimonio, la distribuzione delle ricchezze, la violenza tutta Made in Usa). Un uomo eccezionale che amò il cinema di genere quando non era fine a se stesso e privilegiava storie personali, quelle che rendevano speciale una pellicola. Lottò senza tregua per tornare dietro a una cinepresa, ma la sua carriera rimase violata dalle ripercussioni del suo primo e maestoso insuccesso, perseguitandolo agli occhi di un’intera comunità, anche a tanti anni di distanza. Per i reduci della Seconda Guerra Mondiale, quei veterani fedeli alla bandiera stelle e strisce, non fu altro che un omuncolo che aveva pisciato sul Sogno Americano. Per la comunità americana di nuova generazione, fu un razzista. Per quella italoamericana, un autore superficiale che aveva fatto sembrare un criminale un eroe da fumetto. Cimino, però, incassava e proseguiva. Strinse i denti finché poté, non abbassò mai la guardia. Tutto pur di consegnarci le ultime scaglie del suo cinema. Un cinema impossibile da replicare per padronanza di genere e che lo misero comunque fra i più grandi cineasti della Storia del Cinema.