Proseguono le proiezioni della rassegna “Dieci anni visionari” organizzata da Cinema x noi – L’Albero alla sala conferenze della Casa della Partecipazione a Maccarese (ore 21.00 – ingresso libero). Il prossimo appuntamento è per venerdì 24 febbraio con il film “La felicità è un sistema complesso” di Gianni Zanasi.
Enrico Giusti è il re delle cessioni. Intermediario per un’azienda che acquista società in crisi, avvicina i suoi clienti, quasi sempre vanesi e inconcludenti, ne guadagna la fiducia e ne ‘risana’ la vita, facendoli ripartire in Costa Rica o agli antipodi. Figlio di un padre imprenditore, che ha abbandonato la sua famiglia per il Canada in seguito a un fallimento finanziario, e fratello maggiore di Nicola, eterno studente che come il genitore si risolve nella fuga, Enrico ripara il trauma infantile assistendo e scampando aziende da gestioni disastrose. La morte tragica di una coppia di imprenditori trentini, che lasciano un figlio diciottenne e una figlia tredicenne orfani e ‘al comando’ dell’impresa familiare, e l’arrivo imprevisto della fidanzata israeliana, sedotta e abbandonata dal fratello, sconvolgeranno per sempre la sua vita. Una vita in passivo e in cerca di riscatto. Eredità, tradizione, continuità, c’è tutto questo nella nuova commedia di Gianni Zanasi. La felicità è un sistema complesso cerca nuovi equilibri ma è nello squilibrio che trova il suo punto di forza e di attrazione, avvitandosi intorno al suo protagonista, che stima debiti e crediti di una vita. La sua vita trascorsa a subire l’eredità paterna e a compensarla attraverso un lavoro ‘creativo’ che si illude di combattere il sistema dall’interno ma è il sistema economico, forma sublimata della guerra dove i mercati si conquistano estromettendone altri, la concorrenza si schiaccia o si ricatta, ad assimilarlo fino a smorzarne desideri e intenzioni. L’etica del mondo del lavoro inquinata nel suo rapporto con il capitale. In fondo in superficie il nuovo film di Gianni Zanasi affronta le stesse dinamiche del suo precedente Non pensarci. Ne ripropone anche la maggior parte del cast, su tutti un troneggiante Valerio Mastandrea, con la sua maschera ironica e claudicante, sospesa fra irrisione e slanci di umana condivisione. Questa volta però, fin dal titolo, le intenzioni sono quelle di ampliare il discorso, senza paura di affrontare di petto il concetto stesso di felicità. In un’epoca cinica che ha partorito il termine buonismo per renderlo il male da evitare, Zanasi racconta di un uomo che vuole cambiare il suo (piccolo) mondo, con un’ingenuità disarmante, pur dovendo ingoiare parecchi rospi qua e là. Poco importa se lo fa per difendersi dalle sue fragilità, per non affrontare il rapporto irrisolto con un padre in fuga.