Nuovo appuntamento con Cinema x Noi e la rassegna cinematografica “Buena Vista Cine Club” organizzata dall’associazione L’Albero di Maccarese. Venerdì 16 marzo alle ore 21.00 nella Sala Convegni della Casa della Partecipazione, in via del Buttero 3 a Maccarese ci sarà la proiezione del film “L’altro volto della speranza” di Aki Kaurismäki. Ingresso libero.
SCHEDA FILM
Khaled è un rifugiato siriano che ha raggiunto Helsinki dove ha presentato una domanda di asilo che non ha molte prospettive di ottenimento. Wilkström è un commesso viaggiatore che vende cravatte e camicie da uomo il quale decide di lasciare la moglie e, vincendo al gioco, rileva un ristorante in periferia. I due si incontreranno e Khaled riceverà aiuto da Wilkström ricambiando il favore. Nella società che li circonda non mancano però i rappresentanti del razzismo più becero.
L’insoddisfazione esistenziale sembra essere ormai connaturata con la vita dell’uomo occidentale. Non è un caso che il film ci mostri all’inizio Wilkström che se ne va da casa lasciando sul tavolo la fede nuziale.
Kaurismaki ha già però provveduto a metterci sull’avviso: ci sono ben altre tensioni che attraversano il mondo e il volto di Khaled, nero del carbone in cui si è nascosto, ce lo testimonia. Il Maestro finlandese continua a visitare il suo mondo di emarginati ed autoemarginati dalla vita ai quali non è concesso di mostrarsi troppo malinconici (anche se lo sono) e che a buon diritto possono provare gli stessi sentimenti dello Shylock shakespeariano.
A partire da Miracolo a Le Havre in questo universo si è però inserito, con la forza dirompente di un estremo bisogno di solidarietà, il tema dell’immigrazione. Kaurismaki non crede in una religione ed esonera da questo compito anche il suo protagonista siriano, liberandolo così da quel marchio che l’ISIS gli ha imposto e che l’Occidente più retrivo è stato ben lieto di potergli indiscriminatamente applicare. Crede però nell’umanità e i suoi personaggi, a differenza di sacerdoti e leviti, sono buoni samaritani in cui l’egoismo cerca magari di farsi strada ma senza troppe possibilità di successo.
REGIA: Aki Kaurismäki
nato a Orimattila (Finlandia) il 4 aprile 1957
Lo stralunato Aki Kaurismäki, nato in una famiglia della campagna finlandese, si trasferisce a Helsinki in gioventù con il fratello Mika, oggi anche lui cineasta, con il quale coltiva fin dall’infanzia la sua passione per il cinema. Sopravvive con umili lavori manuali, frequentando contemporaneamente cineteche e cineclub, e ben presto inizia la sua carriera come critico cinematografico.
Riguardo ai suoi esordi dietro la macchina da presa, lui stesso racconta: “Forse ho pensato di fare cinema perché non sono capace di nessun lavoro onesto. Camminavo ogni giorno su e giù per le vie del centro di Helsinki cercando di rimediare i soldi per bere, ma era sempre più difficile trovarne. Allora ci siamo detti: cominciamo a fare film. Uno ha chiesto: su cosa? Io ho risposto: su questo schifo che è la nostra vita”. Decide così di creare con il fratello la casa di produzione Villealfa Filmproductions che realizza a budget ridotto i film di entrambi, opere minimali caratterizzate da uno stile tipicamente nordico, laconico ed essenziale.
Esordio sul grande schermo
I due debuttano nel 1981 con il film La sindrome del lago Saimaa, documentario sulla musica rock girato a quattro mani sulle sponde del più grande lago della Finlandia.
Nel 1983 realizza poi un Delitto e castigo tratto da Dostoevskj. Poi vengono Calamari Union, Ombre nel paradiso e nel 1987 Amleto si mette in affari, personale rilettura della tragedia shakespeariana in chiave anticapitalistica.
Dopo Ariel (1988) realizza nel 1989 La fiammiferaia, con cui prosegue la sua indagine attraverso l’universo del proletariato tramite la storia di Iris, un’operaia di cui racconta la triste esistenza in fabbrica e le delusioni amorose.
Nello stesso anno porta di nuovo la musica sul grande schermo con Leningrad Cowboys Go America, folle e surreale road movie che si dipana attraverso il mondo del rock americano. Dopo Ho affittato un killer (1990), realizza Vita da Bohème, ispirato al romanzo di Henri Murger, con l’attore feticcio di Truffaut (Jean-Pierre Léaud) come protagonista. Invece delle musiche di Puccini, Aki utilizza Mozart e i valzer francesi, spogliando la tragica storia di Mimì da ogni romanticismo.
Sperimentazioni
Con Tatjana (1994) Kaurismäki giunge alla più pura essenzialità nordica realizzando un’opera quasi priva di dialoghi, ambientata in un mondo surreale, dolce e sconsolato allo stesso tempo. Due anni più tardi nasce Nuvole in viaggio, commedia che prende spunto dall’attualissima problematica della disoccupazione, mentre nel 1999 Kaurismäki realizza, nello stile del cinema muto con tanto di didascalie, il film in bianco e nero Juha, adattamento di un classico della letteratura finlandese di Juhani Abo.
Del 2002 è invece il fortunatissimo L’uomo senza passato, che ha visto in tutto il mondo una consacrazione da parte della critica e del pubblico. Dopo il piccolo episodio The Trumpet, appartenente al film collettivo Ten minutes older (uno degli episodi è firmato dall’amico americano Jarmusch, attore in alcuni suoi film), nel 2006 il maestro finlandese ha confermato lo stile surreale e malinconico del suo cinema, commuovendo il pubblico con la triste storia di un solitario guardiano notturno innamorato di una donna che si rivelerà un’esca per una rapina (Le luci della sera). Nel 2011 fa centro ancora una volta con il toccante Miracolo a Le Havre. Torna al cinema con L’altro volto della speranza, vincitore dell’Orso d’Argento per la Miglior Regia al Festival di Berlino, una commedia surreale e poetica che vede incrociarsi le strade di un rifugiato siriano sbarcato a Helsinki e di un commesso viaggiatore finlandese con l’hobby del gioco d’azzardo.