Anche questa settimana, la rassegna “Cinema x Noi” per motivi logistici si terrà presso la sede della Biblioteca Gino Pallotta di Fregene in via della Pineta, 140. L’appuntamento è per venerdì 25 maggio alle ore 21.00 con la proiezione del film “Una separazione” di Asghar Farhadi. Ingresso libero.
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Nader e sua moglie Simin stanno per divorziare. Hanno ottenuto il permesso di espatrio per loro e la loro figlia undicenne ma Nader non vuole partire. Suo padre è affetto dal morbo di Alzheimer e lui ritiene di dover restare ad aiutarlo. La moglie, se vuole, può andarsene. Simin lascia la casa e va a vivere con i suoi genitori mentre la figlia resta col padre. È necessario assumere qualcuno che si occupi dell’uomo mentre Nader è al lavoro e l’incarico viene dato a una donna che ha una figlia di cinque anni e ed è incinta. La donna lavora all’insaputa del marito ma un giorno in cui si è assentata senza permesso lasciando l’anziano legato al letto, un alterco con Nader la fa cadere per Le scale e perde il bambino.
Asghar Faradhi conferma con questo film le doti di narratore già manifestate con About Elly. Non è facile fare cinema oggi in Iran soprattutto se ci si è espressi in favore di Yafar Panahi condannato per attività contrarie al regime. Ma Faradhi sa, come i veri autori, aggirare lo sguardo rapace della censura proponendoci una storia che innesca una serie di domande sotto l’apparente facciata di un conflitto familiare. Il regista non ci offre facili risposte (finale compreso) ma i problemi che pone sono di non poco conto per la società iraniana ma non solo. Certo c’è il quesito iniziale non di poco conto: per un minore è meglio cogliere l’opportunità dell’espatrio oppure restare in patria, soprattutto se femmina? Perchè le protagoniste positive finiscono con l’essere le due donne. Entrambe con i loro conflitti interiori, con il peso di una condizione femminile in una società maschilista e teocratica ma anche con il loro continuo far ricorso alla razionalità per far fronte alle difficoltà di ogni giorno. Agghiacciante nella sua apparente comicità agli occhi di un occidentale è la telefonata che la badante fa all’ufficio preposto ai comportamenti conformi alla religione per sapere se possa o meno cambiare i pantaloni del pigiama al vecchio ottantenne che si è orinato addosso. Sul fronte opposto della barricata finiscono per trovarsi gli uomini che, o sono obnubilati dalla malattia oppure finiscono con l’aggrapparsi a preconcetti che impediscono loro di percepire la realtà in modo lucido. Ciò che va oltre alla realtà iraniana è l’eterno conflitto sulla responsabilità individuale nei confronti di chi ci circonda. Ognuno dei personaggi vi viene messo di fronte e deve scegliere. Sotto lo sguardo protetto dalle lenti di una ragazzina.
SCHEDA REGISTA
Asghar Farhadi nasce a Ispahan, in Iran nel 1972. Studia letteratura, teatro e cinema presso l’Istituto del Giovane Cinema Iraniano, dove comincia a sperimentare e a realizzare i primi corti. Iscrittosi all’università di Teheran si laurea specializzandosi in cinema e teatro. Durante l’intero corso dei suoi studi scrive numerose sceneggiature e spettacoli teatrali e collabora con radio e televisione, arrivando a dirigere la serie A tale of city. Nel 2001 cosceneggia con Ebrahim Hatamikia Low Heights che ottiene un notevole successo di critica e pubblico. Debutta su grande schermo con il confronto generazionale e non solo di Dancing in the dust, premio della critica e premio come miglior attore protagonista al Festival di Mosca. Continuano a mietere riconoscimenti anche i successivi: A beautiful city (2004), riflessione sul sistema giudiziario iraniano, (Primo premio ai Festival di Varsavia, all’ India International Film Festival e al Moscow’s Faces of Love Film Festival) e Fireworks wednesday, (vincitore del Festival Internazionale di Locarno e numerosi altri premi internazionali). Non tradisce le aspettative la sua quarta pellicola, l’intenso About Elly, Orso D’Argento a Berlino per la miglior regia e premiato al Tribeca Film Festival come Best Narrative Feature. Nel 2011 torna sul grande schermo alla direzione del drammatico Una separazione, ennesima prova di grande spessore narrativo e ideologico. Nel 2013 racconta un’altra separazione nel suo primo film francese, Il passato, presentato al Festival di Cannes, dove la protagonista Berenice Bejo si aggiudica il premio come migliore attrice. Tre anni dopo torna al Festival con The Salesman, liberamente ispirato a “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller. Il film vince il premio per la miglior sceneggiatura e quello per il miglior attore, oltre ad aggiudicarsi il premio Oscar come miglior film straniero.