Dal 30 settembre al 4 ottobre scorsi su tutto il territorio del Lazio si è svolta un’operazione di polizia marittima complessa avente a tema il rispetto delle norme sulla pesca marittima coordinata dal Centro di Controllo Area Pesca della Direzione Marittima di Civitavecchia.
Forte l’incidenza del dato del compartimento Marittimo di Roma-Fiumicino: qui il personale della Capitaneria “capitolina” e degli uffici dipendenti di Anzio, Torvajanica, Ostia e Fregene è stato impegnato senza soste a fronte di un enorme bacino di utenza concentrato in particolare su Roma e nel suo hinterland.
L’operazione, a causa del fermo pesca del periodo appena trascorso per i molluschi ed appena iniziato per lo strascico, ha dovuto riguardare altri target, appositamente individuati per evitare sovrapposizioni o ridondanze nei controlli, dal settore della commercializzazione a quello della somministrazione.
Oltre 700 chilogrammi di prodotti ittici sequestrati di specie diverse, perché privi di tracciabilità, non correttamente etichettati ed in parte in cattivo stato di conservazione, se non addirittura scaduti. Particolarmente salate le sanzioni, complessivamente assommanti a 22.500 euro, in quanto l’obiettivo delle norme di settore è quello della tutela del consumatore, del “made in Italy” senza trascurare gli interessi di quegli operatori che lavorano osservando puntualmente le disposizioni.
I vertici della Capitaneria di Roma-Fiumicino fanno sapere che i risultati dell’operazione sono da attribuirsi anche ad alcune distorsioni sul mercato; difatti quando il mercato non è approvvigionato a causa dei periodi di fermo pesca, tende a sopperire le carenze di prodotto con forniture a basso costo ed a discapito della qualità (prodotti più volte decongelati, ovvero acquistati prossimi alle scadenze o da filiere estere).
Su tutto ciò la Guardia Costiera della capitale ha acceso i riflettori.
Fonte: Capitaneria di Porto – Guardia Costiera Roma