Non possiamo parlare di “Nozze di Ferro”, come si usa per le coppie di sposi, ma il concetto non cambia: lo scorso 6 agosto mons. Tommaso Fanti ha celebrato il settantesimo anniversario della sua ordinazione presbiterale e questa importante ricorrenza non poteva passare inosservata. Una lunga missione apostolica la sua, che ha attraverso sette pontificati, da Benedetto XV a papa Francesco.
Nato nel 1919 a Vico nel Lazio (FR), don Tommaso si trasferì in tenera età a Fiumicino dove ha vissuto con i genitori, due sorelle e un fratello, fino all’ingresso in seminario. Sin da bambino sentiva un’attrazione particolare verso la veste sacerdotale e già a 12 anni iniziò il cammino che lo avrebbe portato al sacerdozio, prima entrando nel collegio a Porto Romano e poi trasferendosi a Genova presso i Figli di Maria per gli studi liceali. Crescendo però aumentarono anche i dubbi per questa vocazione nata forse troppo presto, così “Tomassino” (come lo chiamavano in famiglia) decise di abbandonare l’idea di diventare prete, pur mantenendo sempre una fede molto salda.
La folgorazione per una vita dedicata totalmente a Cristo arrivò improvvisamente in una calda domenica d’agosto. Era il 1944 e dopo la consueta passeggiata con gli amici lungo via di Torre Clementina, Tomassino entrò in chiesa per la S. Messa delle 11.00. “Quel giorno, quando il sacerdote è entrato e si è genuflesso davanti al Santissimo – racconta don Tommaso visibilmente emozionato – ho sentito una voce che mi diceva ‘ecco, devi essere anche tu così’. Da quel momento i dubbi si sono dissipati e in quello stesso anno sono entrato convinto più che mai nel seminario di Anagni”. I parenti pensavano fosse impazzito, ma lui trovò sempre l’appoggio e l’incoraggiamento da parte dei genitori, soprattutto dell’amata madre che forse nel suo cuore aveva sempre custodito il desiderio di un figlio consacrato.
L’ordinazione sacerdotale è stata celebrata il 6 agosto 1947 nella sua parrocchia di Fiumicino per volere dell’allora cardinale Tisserant, che presenziò personalmente alla cerimonia. I primi di settembre di quello stesso anno don Tommaso era viceparroco a Maccarese, di supporto a don Pietro Morini.[/col] [/row]
Nel gennaio 1950 durante i funerali del parroco di Torrimpietra, il vescovo mons. Mancini, introducendo don Tommaso alla contessa Elena Albertini, lo presentò come il nuovo parroco del paese, lasciando di stucco il giovane sacerdote ignaro fino a quel momento del suo nuovo incarico. Fu così che don Tommaso restò a Torrimpietra per 5 anni, finché non arrivò la nomina a parroco di Maccarese San Giorgio nel settembre del 1955. Era l’inizio di una lunghissima permanenza a Maccarese, che si concluse solo nel 2005, quando alla veneranda età di 86 anni e ben oltre il limite previsto per la pensione, don Tommaso lasciò la guida dell’amata parrocchia.
La sua è stata una presenza reale e costante sul territorio, perché davvero don Tommaso lo conoscono e lo ricordano tutti. Ed è proprio nella comunità di Maccarese che ha speso tutte le sue energie: instancabile pastore ha battezzato e sposato migliaia di fedeli, è stato per anni professore di religione al liceo Da Vinci, ha vissuto tra la gente del luogo condividendo momenti di gioia e di difficoltà come in una vera famiglia, ma soprattutto ha sempre avuto a cuore i giovani.
La sua priorità è sempre stata per la gioventù. La domenica poi era un vero disastro, perché le cose da fare in parrocchia erano tante, ma i ragazzini erano sempre lì ad aspettarlo con il pallone pronto, tanto che talvolta saltava il pranzo per accontentarli e fare una partitella. Sembra che lo stesso cardinal Tisserant dicesse di lui che era “un bravo sacerdote ma pazzo per il calcio!”.
Una sorta di don Bosco locale, che organizzava tornei di calcio, spettacoli teatrali e campi estivi; incoraggiò la nascita dell’Azione Cattolica e si inventò di tutto per tenere i giovani intorno alla parrocchia.
Una volta portò i ragazzi all’arena (il cinema all’aperto dove più tardi fu costruito l’edificio del cinema Esedra, ndr), tutti seduti a terra per non occupare troppi posti e nell’intervallo, improvvisandosi direttore del coro, li fece cantare a squarciagola con il rischio di farsi buttare fuori!
“La mia vocazione è stata lavorare con i giovani – racconta il sacerdote – ed è proprio questo che mi ha permesso di lavorare attivamente nella Chiesa così a lungo, e forse di essere anche così longevo.”
Perfettamente lucido e in buona salute, la giornata di questo padre quasi centenario scorre in tranquillità, nella meditazione e nella lettura del breviario. Non mancano i momenti di preghiera, la partecipazione e concelebrazione quotidiana all’Eucarestia e la recita serale del rosario. Nonostante qualche problemino alla vista, ama leggere Sant’Agostino, le encicliche papali e Gesù di Nazareth di papa Ratzinger, una delle sue letture preferite. Se qualcuno lo passa a trovare, è sempre un piacere per lui fare una chiacchierata e stare in compagnia. E quando il tempo lo permette, è possibile incontrarlo a passeggio sulla pista ciclabile, a braccetto dell’inseparabile Irina.
“Con tutte le mie debolezze – conclude don Tommaso – ho amato e continuo ad amare la parrocchia di Maccarese come fosse la mia vera famiglia”.
Non abbiamo difficoltà a credere a queste parole. E allora cogliamo anche noi l’occasione di questo straordinario traguardo per ringraziarlo calorosamente a nome di tutta la comunità.[/col] [col col=6][/col] [/row]