“Mi sono messa in fila alle 17.40 di ieri pomeriggio e sono tornata a casa alle 3.30 di notte”. È quanto racconta Michela, residente di Focene, che si è dovuta recare al drive-in che si trova nel parcheggio lunga sosta dell’aeroporto per far fare il test rapido alla figlia.
“Tutto – spiega Michela – nasce dal fatto che mia figlia in classe ha accusato mal di testa, così l’insegnate ha fatto attivare tutta la procedura anti-covid e ieri siamo andati a fare il test rapido”.
Il drive-in dell’aeroporto è composto da due stands riservati ai test rapidi con due medici, due stands adibiti per il tampone molecolare con altri due e lo stand pedonale riservato ai passeggeri aeroportuali.
“Ieri – racconta Michela – nel parcheggio c’erano 90 macchine in attesa nel parcheggio, altrettante dovevano compilare il modulo distribuito dalla Croce Rossa e circa 400 in strada in attesa. A un certo punto gli operatori della Croce Rossa sono andati via e uno dei medici degli stands dei test rapidi intorno a mezzanotte ha staccato, facendo restare solamente una dottoressa che doveva dividersi tra la sua postazione e quella riservata ai passeggeri. E in tutto questo doveva pensare anche ai moduli da far compilare.
In quelle auto in attesa non eravamo oggetti, ma persone che meriterebbero più rispetto, specialmente in una situazione di emergenza come questa. Erano tanti anche i bambini che si sono addormentati, come la mia, e che da assonnati hanno dovuto fare tampone.
Mia figlia è riuscita a fare il test rapido all’1.40 di notte e essendo risultata positiva ha dovuto fare il tampone molecolare. Così siamo in isolamento a casa in attesa che ci venga comunicato l’esito. Con tutta probabilità si tratta di un falso positivo, ma intanto siamo a casa con tanta ansia.
Insomma abbiamo vissuto una situazione surreale e fuori controllo, gestita veramente male. Senza contare il fatto che con tutta quella attesa non c’stata neanche la possibilità di comprare una bottiglia d’acqua, visto che i due bar vicino chiudono uno alle 21.45 e l’altro alle 22.00, e che ho dovuto assistere a una persona che è passata davanti a tutti pur non avendo la precedenza. Essendo l’unico drive-in aperto h24 giungono persone non solo dal territorio di Fiumicino, ma anche da Roma e dintorni. Per questo dovrebbero incrementare il numero di medici per effettuare i test, perché così la situazione è impossibile”.