“Mettete a sede che te devo di’ na cosa brutta-brutta”! Che è successo? “Non gliela faccio che me vie’ da piagne: è morto Silvano”! Noooo ooooooh!”.
Così è arrivata la notizia. E chi se la aspettava? Si perché l’amico nostro di infanzia, per noi “scannagrilli” o in abbreviazione “scannato”, era quello che pure se aveva passato da un paio di anni i 60 ne dimostrava dieci di meno e sembrava il più in salute di tutti. Mai fumato, un sacco di movimento fisico per il suo lavoro di giardiniere (ché lui aveva continuato ad andare per prati e sugli alberi come quando andavamo all’asilo) e un amore enorme per la sua famiglia che gli aveva stampato un sorriso incredibile sul viso bruciato dal sole e dal vento. Era appena uscito dall’ospedale ieri dove Giulietta, la sua adorata ragazza, era ricoverata per una caduta. Mentre raggiungeva la macchina per tornare a casa la morte lo ha ghermito, infame e traditora, quando ancora le luci di Natale non si erano spente, impedendogli di chiedere aiuto.
Era uno di noi, il primo che se ne è andato. Noi figli di coloro che hanno costruito questa nostra cittadina partendo da zero. Era un “ragazzo” del Cantiere dove i suoi genitori avevano messo le radici arrivando dalle natie Marche. Gente operosa e mite che aveva fatto della discrezione il proprio stile di vita.
Ma ora si fa fatica a commentare questo lutto senza far clamore.
E allora: scusa Silvano se adesso anche io piango!
Lorenzo D’Angelantonio