“Ormai è evidente che in tutto il territorio comunale sono presenti alberature che presentano evidenti danni strutturali e fisiologici”. Inizia così la lettera aperta del Capogruppo Pd di Fiumicino, Ezio Di Genesio Pagliuca.

“Dopo la cocciniglia tartaruga – prosegue la lettera – che già da alcuni anni ha colpito in maniera massiccia oltre alla pineta di Fregene pressoché tutti i pinus pinea sparsi sul territorio, provocando in molti casi danni ormai irreparabili, sono arrivate più di recente altre malattie degli alberi, in particolare dei lecci e delle querce.

Prima si è affacciato il ‘cerambice’ della quercia, insetto che divora i tronchi e i rami delle piante; dall’estate del 2023  si è presentata la Cocciniglia del leccio, detta ‘Cocciniglia Nidularia’, malattia che risulta molto aggressiva, causando in breve tempo la morte dell’alberatura colpita, e attacca alberature già sofferenti, avvantaggiandosi anche di criticità “generiche” come ad esempio la siccità persistente.

Come se non bastasse, da qualche mese è arrivato anche lo ‘xylosandrus compactus’, coleottero di origine asiatica che colpisce vari tipi di piante, lecci, querce, ma anche alberi di giuda, ulivi ecc.

Fa male andare in giro per il comune e vedere ovunque alberi morti o morenti, comunque malridotti. A Fregene la pineta è ormai in grande sofferenza, ma ormai lo è anche la lecceta. A Torrimpietra i pini sono ormai tutti completamente secchi, così come su via San Carlo a Palidoro e nella pineta di Coccia di Morto.

Questa situazione di estrema gravità richiederebbe da parte dell’Amministrazione una reazione forte che per essere efficace dovrebbe necessariamente essere basata sulle ormai conclamate evidenze scientifiche.

Ad esempio, è ormai risaputo che il periodo ottimale per eseguire gli interventi endoterapici sui pini è tra marzo e giugno, ancora è possibile effettuarli con discreto successo nei mesi estivi fino a settembre/ottobre: gli stessi interventi se eseguiti in altri periodi sono pressoché totalmente inefficaci.
Per quanto riguarda le querce e i lecci, secondo gli esperti del settore, l’endoterapia non ha grande successo, mentre la soluzione che sembra dare migliori risultati è la potatura attenta delle piante con l’eliminazione di tutte le parti secche e ammalorate.

Fatta questa premessa, ci troviamo a constatare che il Comune di Fiumicino sta mettendo in campo azioni disordinate e completamente scoordinate, che sembrano mirate più a far vedere che “si sta facendo qualcosa” piuttosto che ad affrontare il problema con serietà e competenza, e di seguito faremo alcuni esempi chiarificatori.

Purtroppo abbiamo visto che sono ripresi in questi giorni, oltre metà mese di novembre (!), gli interventi di endoterapia su oltre 1000 pini della pineta di Fregene: gli interventi sono quindi effettuati proprio nel periodo meno indicato, dopo che nelle due ultime stagioni estive gli interventi che negli anni passati avvenivano con regolarità hanno subito uno stop inspiegabile.

Sempre a Fregene, sono stati recentemente realizzati gli interventi finalizzati alla mitigazione del rischio di incendi a margine della lecceta: forse con l’occasione si poteva pensare anche a eliminare le parti secche e/o ammalorate in tutte le piante trattate. Sappiamo che se dalle alberature non vengono eliminate tutte le parti malate, nella prossima estate la malattia prenderà nuovo vigore. Ebbene, questo non è avvenuto, ed è facile prevedere che nella prossima stagione estiva la malattia ripartirà andando a colpire ulteriormente le già sofferenti alberature della lecceta. Non solo, si è con gran clamore pubblicizzato che si sono realizzate delle ‘fasce tagliafuoco’ a tutela della pineta e della lecceta: agli occhi degli esperti, però, quelle realizzate non sono fasce tagliafuoco, che per essere tali devono avere un’ampiezza di circa quattro metri e devono lasciare completamente spoglia e pulita l’area trattata, ma sembrano essere  semplici interventi selvicolturali. L’intervento ormai concluso, quindi, non potrebbe in alcun modo difendere la pineta e la lecceta nella triste evenienza che si dovesse davvero sviluppare un incendio, e non sarà neppure sufficiente per eliminare gli attacchi dei tanti parassiti che stanno devastando le nostre alberature.

Ancora: a Fregene si stanno autorizzando gli abbattimenti di moltissimi pini ormai secchi, ma non sempre le essenze eliminate vengono sostituite, neppure quando a procedere all’abbattimento è l’amministrazione comunale. La recente piantumazione di un pino di dimensioni ridicole davanti alla chiesa dopo l’abbattimento di un albero secolare con tanto di selfie e comunicati, sinceramente sembra una presa in giro, e se non fosse sintomo di inadeguatezza farebbe ridere.

Il problema come abbiamo già accennato non riguarda solo Fregene: ad Aranova sono state recentemente abbattute molte alberature di leccio, che sono risultate ‘non recuperabili’ a seguito di una indagine VTA esclusivamente visiva e non strumentale. È noto che le conclusioni di un’indagine solo visiva e non strumentale non sempre sono attendibili,  spesso sono smentite dalle verifiche strumentali. Ormai però gli alberi sono stati eliminati, e a questo certamente non c’è rimedio!  Ancora: dopo l’abbattimento, le poche alberature residue (otto!) sono state sottoposte ad una ‘potatura di rimonda’: spiace constatare che dalle piante trattate non sono state eliminate tutte le parti ammalorate, con la probabile prevedibile conseguenza che a breve la cocciniglia del leccio riprenderà vigore rendendo pericoloso mantenere le alberatura collocate al margine di una strada a grande traffico. La paura è che questi lecci faranno a breve la fine degli altri!

Le alberature di pinus pinea in zona Torrimpietra sono ormai spacciate, così come quelle su via S. Carlo a Palidoro.

A fronte delle decine e decine di abbattimenti, e non solo a Fregene ma ovunque sul territorio, dovuti soprattutto alla totale incapacità delle istituzioni pubbliche di far rispettare le ordinanze emesse a più riprese, l’Amministrazione non è ancora stata in grado di produrre una mappa che individui le aree sulle quali sia possibile reimpiantare le essenze sostitutive, che non sempre possono essere collocate nelle stesse aree nelle quali sono stati eseguiti i gli abbattimenti, e questo nonostante i giardinieri locali abbiano più volte chiesto indicazioni in merito. Un’ottima occasione di ricreare zone verdi e alberate che stiamo perdendo solo per la mancanza di attenzione da parte degli enti competenti, Comune e Riserva.

Sembra proprio che l’Amministrazione non sia in grado di gestire l’enorme patrimonio arboreo del territorio e neppure di far rispettare ai privati le ordinanze che teoricamente dovrebbero obbligare i proprietari delle piante ad intervenire per non essere sanzionati.

Sarebbe ora che si smettesse di mettere in campo azioni disordinate e completamente scoordinate, che servono solo a far vedere che ‘si sta facendo qualcosa’ sperperando inutilmente denaro pubblico”.