Era da aspettarselo. Ieri sera alla spiaggia libera dell’ex stabilimento La Perla si sono dati appuntamento in tanti per accendere falò. Per farlo qualcuno ha pensato bene di prendere qualsiasi cosa ci fosse nelle vicinanze, gli ombrelloni del Tirreno per esempio, bruciati dal manico al telo, i cartelli di legno della Scuola di Kite, recinzioni e pali. “Abbiamo contato almeno 15 falò a partire dalla scogliera fino a Focene – dice un testimone – ci saranno state almeno 300 persone”
Se alcuni gruppi sono stati molto civili e rispettosi dell’ambiente, portando via tutti i rifiuti, altri non lo hanno fatto proprio. Questa mattina sulla sabbia c’era veramente di tutto, i resti rimasti sono stati raccolti da un piccolo gruppo di volontari: “Abbiamo raccolto almeno 200 bottiglie – spiega Marco Lepre – spento otto falò ancora accesi, alcuni con la brace ancora viva vicino alla macchia dell’Oasi del WWF. Era successo già una ventina di giorni fa, ma adesso è molto peggio”. Ora si spera che qualcuno passi a raccoglierli e che non rimangono lì per molto.
Alcuni portoricani hanno portato dei barbecue per cucinare la carne sotto la scogliera, ma sono stati tra i più corretti, al mattino hanno raccolto tutto, al contrario di tanti nostri connazionali, molti dei quali giovanissimi, in questo caso “Bimbiminchia” è termine appropriato, che hanno gettato le bottiglie di vetro spaccandole ovunque. Dalle telecamere si vedono anche alcuni gruppi tra i 25 e i 30 anni, nemmeno troppo piccoli, completamente sbronzi e barcollanti entrare negli stabilimenti per cercare materiale da bruciare.
Questa notte, per Ferragosto, andrà molto peggio. Gli stabilimenti dovranno fare il coprifuoco. Si spera che le forze dell’ordine riescano a fare un servizio preventivo per evitare guai peggiori, un serio incendio alla macchia mediterranea è il rischio maggiore ma si temono anche altre devastazioni.