di Giancarlo Cammarata
Sono Giancarlo Cammarata, luogotenente dei Carabinieri, e andrò in pensione nel prossimo marzo 2023. Provengo da Enna, una bella cittadina situata nel cuore della Sicilia. Ho sempre svolto il mio lavoro nelle località romane, mi sono tanto affezionato a questi luoghi, alla gente generosa e accogliente, ho sposato una ragazza romana e ho due splendidi figli. Grazie anche all’armonia e al supporto della mia famiglia ho caratterizzato di serenità il mio impegnativo compito.
Per me Fregene è stata molto più che una sede di lavoro, purtroppo devo usare il passato, ma sarà sempre il posto del cuore. E non lo dico per retorica, ma per una serie di fattori che ne fanno molto più che un luogo fisico.
Una cittadina elegante che sembra disegnata da un bambino: le strade regolari, le abitazioni curate e circondate di verde, il mare e la campagna romana che si estende sconfinata, la strada principale ricca di negozi e bar, in mezzo ai quali si trova la stazione dei Carabinieri. Questa collocazione della sede di lavoro, che è anche abitazione demaniale, “incastonata” tra il negozio di souvenir, i bar, la farmacia, l’agenzia immobiliare, ha donato al mio incarico un elemento affettivo supplementare, mi ha fatto sentire parte integrante del contesto cittadino.
Da un lato, rigorosamente, ho cercato di svolgere al meglio le mie delicate mansioni, cercando come sempre di comprendere l’ambito locale, le sue connotazioni, le peculiarità dell’ambiente, nonché le eccezioni e gli imprevisti che una località turistica può riservare al lavoro del carabiniere o di qualsiasi altra forza dell’ordine, soprattutto nella stagione estiva.
Gli anni sono volati nella rotazione del lavoro quotidiano, che non conosce orari né impegni personali, in cui la priorità assoluta va a servizio della mansione, vissuta come un’investitura, con senso di responsabilità sempre corrisposto da notevoli soddisfazioni professionali.
Dall’altro lato, andando oltre il mero rapporto lavorativo, ho voluto integrarmi in questa città particolare cercando, giorno dopo giorno, le coincidenze con la sua dimensione mitica.
Ritengo Fregene una città intrisa di mito poiché è ancora circondata da una sorta di aura magica, da un residuo di mondanità degli anni del boom economico. La ritengo una città incantevole poiché sempre resterà nella memoria collettiva come il luogo d’elezione del cinema, dell’arte, delle celebrazioni festose, una città in cui si respira l’aria della settima arte, in cui ancora echeggia il megafono di Federico Fellini, artista sempre vivo nelle immagini oniriche dei personaggi creati dalla sua fantasia, che vagano tra la riva del mare e gli alberi della pineta.
Surreale. Fregene, anche all’occhio razionale e concreto di un carabiniere, non può non svelarsi come un luogo surreale, un luogo dalla memoria incisiva, in cui la nostalgia del passato recente cerca comunque un costruttivo adeguamento al presente.
Infatti quella sua delicata decadenza, in una contemporaneità che non lascerebbe spazio ai fasti di un tempo, reca ancora in sé un’eleganza segreta, un’atmosfera sospesa nel tempo, un bisogno di comunicare legata per sempre alla tradizione culturale, al culto della bellezza, all’impegno profuso negli eventi artistici, dal cinema al teatro alla musica.
Se per tradizione (e lo testimoniano annualmente i bei calendari celebrativi dell’Arma dei Carabinieri, costituiti da immagini a tema), il carabiniere è una figura dal grande potenziale iconico ufficialmente riconosciuto (da Pinocchio a De Sica!), ho avvertito nella mia esperienza lavorativa a Fregene come una chiave di lettura supplementare, una conclusione di carriera che dona un senso logico alle mie esperienze precedenti, ricomponendo i tasselli della mia vita.
Sono un carabiniere molto soddisfatto della propria professione, ma provengo da una famiglia in cui arte e cultura sono stati e sono ancora quotidianamente praticati, sia in modalità hobbistica che professionale.
Il contesto di Fregene, le splendide persone conosciute, la propensione all’arte che la caratterizza mi hanno consentito di coltivare e approfondire la mia passione per tutte le sfere della cultura, in un discorso ininterrotto tra infanzia e famiglia d’origine, età adulta e famiglia d’acquisizione, quella famiglia ideale che ognuno di noi trova nel proprio posto d’elezione.
Sento una dimensione ideale in questo luogo, e non nascondo un po’ di amarezza nel doverlo lasciare. È un fatto normale, connesso al tempo che passa, alla burocrazia legata all’età lavorativa, alle fasi che la vita ci impone, senza alcuna sospensione poetica di sorta.
Ho comunque scelto, in prossimità della pensione, di vivere in zona, a Maccarese, per cui non mi sgancerò in modo definitivo, anzi cercherò sempre di partecipare alle iniziative che la città propone, forse con uno spirito diverso, in modo più rilassato, senza l’ansia che ha caratterizzato i frequenti imprevisti della mia attività. Ansia che comunque mi mancherà tanto, poiché, non mi stancherò mai di dirlo, per me fare il carabiniere è un’esperienza di grande arricchimento.
Vorrei tanto consolarmi con un po’ di meritato relax, ma sono certo che il mio bellissimo nipotino, che adesso ha due anni, non me lo consentirà, impartendomi spesso qualche ordine imprevisto. Ordine che dovrò eseguire con deferente spirito di obbedienza, come sempre…