Usciti per qualche ora venerdì scorso, al ritorno hanno trovato la casa, nella zona sud di Fregene, in queste condizioni:
“Senso di vuoto. Impotenza. Torniamo a casa e troviamo totalmente divelte le inferriate. Tutta la casa rivoltata. Ricordi di sessant’anni di convivenza buttati a terra e calpestati.
I pullover di mio padre, i suoi pigiami , che mamma tiene come reliquie, sparsi tra i calcinacci. Una parete intera divelta per portare via la cassaforte, dov’erano custoditi i ricordi preziosi, più per affetto che per valore. Tra tutti un bracciale antico, regalo di mia nonna, che era appartenuto alla sua. Meraviglia in tre ori, con piccole schegge di zaffiri, vuoto e leggero, ma idilliaco nella forma e nella concezione. Non lo portavo per paura di perderlo, ora l’ho perso per sempre. Le cosa bisogna viverle, usarle, sfinirle. Perché c’è sempre qualcuno in giro in grado di dargli un valore economico e annientarle. Ma è stato forte l’abbraccio che ci siamo date, io e mia madre, guardandoci negli occhi e scoprendo che la cosa più preziosa era rimasta: io per lei e lei per me. E questo da ai nostri ricordi il potere di rimanere illesi”.