Un pezzo della storia del Villaggio: il fondatore della Scialuppa ha festeggiato il compleanno mentre su uno schermo scorrevano le immagini del filmato di Minoli a ripercorrere tutta la sua vita
“La bella vita l’ho passata lavorando“. Chissà se pensava a questo Salvatore Maduli la sera del 23 marzo scorso quando nella sua Scialuppa ha festeggiato i 90 anni. Una festa semplice con familiari, amici e parenti, durante la quale è stato proiettato il servizio “Salvatore e la gente perbene”, dedicato al Villaggio dei Pescatori e a uno dei suoi principali protagonisti da Giovanni Minoli. Un servizio uscito su Rai Due anni fa, per la serie “La storia siamo noi”. Già, perché un pezzo importante della storia del Villaggio è certamente stato scritto in quel locale creato dal nulla da “Salvatore, uno dei tanti ragazzi di Calabria approdati a Fregene con pochi soldi in tasca e tanti sogni”, come lo ha definito Minoli. Un ritratto affettuoso in cui Salvatore ripercorre tutta la sua vita d’altri tempi, imprescindibile dalla vicenda del Villaggio.
Nato a Taurianova in provincia di Catanzaro il 23 marzo del 1929 da padre giardiniere, era uno dei nove figli della numerosa famiglia. Dopo una serie di lavori svolti a Catanzaro, ed essersi nel frattempo sposato con la moglie Iolanda, nel 1956 arriva a Fregene, con il figlio Pinuccio al seguito. Chiamato dal fratello più grande, impiegato dello Stato alla Colonia Marina in via Porto Recanati, mentre un altro fratello aveva la fiaschetteria all’albergo Villa Fiorita. “Arrivai senza una lira con le scarpe sulla spalla – racconta Salvatore – fu mio fratello che mi pagò la merce per aprire la mia fiaschetteria al Villaggio dei Pescatori che allora era un deserto. Mancavano le strade, c’erano solo le capanne dei pescatori. Il lavoro era poco, però al sabato e alla domenica arrivavano i turisti che spesso rimanevano insabbiati con le macchine e bisognava soccorrerli. Preparavo panini e qualche sugo semplice per gli spaghetti e con un bidone, che avevo preparato allo scopo, cucinavo il pesce alla griglia all’aperto”.
Quanti sacrifici per andare avanti sfidando tutto e tutti, fino al primo abbozzo di locale dove in cucina c’era la moglie ai fornelli e i figli, Pino e Concetta, a sette anni già servivano a tavola. Poi pian piano il locale è cresciuto insieme ai clienti, molti dei quali famosissimi: Nino Manfredi, Jacqueline Bisset, Gian Maria Volontè, Francesco Rosi, Florinda Bolkan, Marcello Mastroianni, Totò, Nanny Loy, Gillo Pontecorvo, Sergio Corbucci e Ettore Scola che comprò la casa proprio accanto alla Scialuppa.
Al Villaggio arrivarono così anche l’acqua, le strade, i telefoni, la luce e la vita divenne più semplice ma mai facile perché la parola ferie per Salvatore non esisteva. Quanta soddisfazione deve aver provato nel vedere come, dove prima c’era il deserto, arrivavano tanti personaggi di primo piano del panorama nazionale in uno dei ristoranti più eleganti del litorale romano.
Oggi siamo arrivati alla terza generazione, il locale è migliorato ancora ma tutti sono profondamente grati a Salvatore. Figli e nipoti sanno bene come tutto sia nato con lui. La sua vita è sempre stata semplicemente questo: casa e lavoro. Senza rimpianti perché lui una bellissima vita l’ha passata veramente lavorando.