Pioggia, umidità e temperature non ancora rigide favoriscono in questo periodo la crescita spontanea di funghi anche nel nostro territorio, come ci illustra Gabriele Bortolami che ha fotografato questi esemplari tra le specie più comuni presenti nelle pinete e leccete di Fregene e Maccarese.
“Salve, sono un appassionato di micologia e mi diverto, quando mi imbatto in un fungo, a trovargli un cognome (il genere di appartenenza… Agaricus, Boletus, Amanita, Russula,Cortinarius, etc…) e se ci riesco anche un nome (specie). Che significa? Vi faccio un esempio: un porcino, che immagino la gran parte di voi conosca, appartiene al genere Boletus e la specie potrebbe essere edulis e quindi il nome completo sarebbe Boletus edulis. Potrebbe essere però che il nostro porcino non sia proprio un edulis ma un reticulatus oppure estivalis oppure aereus o anche pinophilus!… Ecco, per farvi capire, i funghi si prestano ad avere leggere sfumature dei caratteri morfologici e solo dopo un’ attenta e accurata osservazione dei particolari si può stabilire quale sia la giusta specie di appartenenza. La differenza di determinazione potrebbe risultare molto pericolosa soprattutto per quanto riguarda la commestibilità!
Normalmente capita che chiunque mi chieda qualcosa sui funghi lo faccia chiedendomi se sia buono da mangiare. Ecco, sappiate che per me, la commestibilità è l’ultima cosa a cui penso quando ho di fronte un fungo e aggiungo anche che sul nostro territorio le specie che varrebbe veramente la pena di mangiare si contano sulle dita di una mano. Poi entrano comunque in ballo i gusti personali e le preferenze gastronomiche, come in tutte le cose. L’importante è essere sicuri e certi che quello che mettiamo in padella sia commestibile. Questo lo può stabilire solo la conoscenza e l’esperienza di qualcuno che già conosce il fungo, oppure un micologo della Asl che e l’unico autorizzato a stabilirne la commestibilità.
Il pericolo di rimanere intossicati per avere ingerito dei funghi rimane molto alto se ad effettuare la raccolta sono dei cercatori inesperti che con superficialità mettono nel cesto funghi che assomigliano a specie che conoscono. E’ soprattutto per questo motivo che ogni anno le cronache ci raccontano di persone finite in ospedale e, in alcuni casi arriviamo anche a leggere di persone morte per aver scambiato ovoli, prataioli, galletti e russule con altre specie pericolose.
Attenzione, perché proprio tra le specie mortali in questo periodo ad esempio è presente nei nostri parchi, giardini e zone incolte del nostro Comune, la bellissima ma letale Amanita phalloides. Sono sufficienti una trentina di grammi di questo fungo ingeriti accidentalmente per causare la morte di un individuo di corporatura media. Rischiare la salute o addirittura la vita per così poco non ne vale proprio la pena.
Infatti, per poter raccogliere i funghi, la legge stabilisce che si frequenti obbligatoriamente un corso di preparazione, alla fine del quale verrà rilasciato un attestato da presentare con altre documentazioni personali agli uffici della provincia per l’ottenimento del tesserino.
Fate molta attenzione quindi e…In bocca al fungo!”
Gabriele Bortolami