Il 6 marzo scorso la “Giornata Europea dei Giusti” viene celebrata per la prima volta in Italia. C’è un istituto superiore del nostro territorio, il “Leonardo da Vinci” di Maccarese, che fin dal 2007 ospita un Giardino della Memoria, onorando con i suoi ulivi oltre quaranta figure di uomini e donne di ogni luogo e di ogni tempo che hanno saputo opporsi ai crimini contro l’umanità e ai totalitarismi. Proprio in questo istituto, si è voluto quindi sottolineare questa nuova ricorrenza civile nazionale con un Convegno dal titolo “I Giusti di ieri e di oggi: la responsabilità di una scelta”.
Il programma è stato scandito dall’incontro e dall’intreccio di percorsi, protagonisti, non solo storici e giornalisti ma anche gli studenti stessi che hanno presentato i risultati delle loro ricerche attraverso la musica, la recitazione, il canto, il fumetto, gli elaborati multimediali.
Dopo la vivace presentazione della storica Anna Foa sulla vicenda del Giusto G. Palatucci, definito “un eroe della disobbedienza civile”, lo storico Nico Pirozzi ha sottolineato come l’ambiguità della Memoria conduca ancora oggi il nostro paese a situazioni di difficile lettura come la presenza di criminali nazisti nel cimitero veronese di Costermano, che sottolineano come non siano ancora del tutto chiusi i conti con il passato.
Dopo il coinvolgente reading di “La banalità del bene” , dedicato alla vicenda di Perlasca (“Tutti sapevano quello che succedeva agli Ebrei a Budapest…”), proposto dal gruppo teatrale dell’istituto, con l’intervento di Emilio Druidi si giunge ad un interrogativo non facile: “Il messaggio dei Giusti: una lezione dimenticata?”. Il giornalista offre una drammatica panoramica dei milioni di essere umani in fuga da guerre e regimi totalitari e violenti, bloccati ai confini della fortezza Europa da muri fisici e accordi diplomatici spesso ai limiti della moralità. Di fronte a questa situazione e ad un’opinione pubblica spesso indifferente, sembrerebbe proprio che la lezione della Shoah sia stata dimenticata: “I Giusti ci costringono a fare i conti con il nostro passato ma anche con il nostro presente”. A queste parole si collega l’intervento di Enrico Calamai, testimone significativo di questa giornata e “Giusto” riconosciuto ufficialmente. Il coraggioso diplomatico italiano che contribuì alla salvezza di tante vite durante gli anni della dittatura in Argentina, riprende il difficile tema dell’importanza della percezione della realtà, attraverso uno sguardo coraggioso e privo di pregiudizi: “Anche a Buenos Aires, sembrava che tutto andasse bene, come nella Budapest di Perlasca, come oggi, quante sono le vittime di questo tempo che non vediamo o che non ci vogliono far vedere?”.
Infine, la manifestazione si chiude con la messa a dimora di cinque nuovi ulivi, cinque eroi del nostro che dei quali gli studenti hanno narrato le storie e dei quali andiamo a ricordare i nomi: Enrico Calamai, Peppino Impastato e la mamma Felicia, i Giusti della Parrocchia di San Gioacchino a Roma e Padre Placido Cortese che salvarono tante vite durante l’occupazione nazista, il Comandante Carlo Orlandi, protagonista dell’ eroico salvataggio in mare di un gruppo di ebrei in fuga e infine viene piantato un ulivo anche per Khaled Al-Assad, il martire di Palmira, decapitato dall’Isis nel 2015 che fino all’ultimo tentò di proteggere il patrimonio archeologico della città. Le giovani piante, ormai collocate nel Giardino della Memoria, cresceranno silenziosamente così come ci auguriamo che i Giusti nel mondo continuino a svolgere senza clamore la loro azione di salvezza.
Alessandra Benadusi