Il fertile suolo vulcanico diede origine, unitamente a un clima alquanto umido, a grandi foreste di faggio che sino al XVIII secolo coprivano, assieme a boschi misti e cerrete, gran parte del rilievo. Oggi permangono, a testimonianza delle foreste originarie in gran parte sostituite da castagneti, elementi arborei o arbustivi sparsi tra i castagni. Tra essi l’agrifoglio, la dafne, la laureola, il tiglio, il nocciolo, l’acero campestre, il carpino nero, la vitalba, nonché un popolamento di faggio presso Monte Cavo. Nei territori dei quindici comuni del Parco la presenza del castagno è dominante e molto consistente. La coltura di questa specie arborea non è finalizzata alla raccolta del frutto ma al taglio dell’albero, al fine di ottenere legname da utilizzare nelle diverse lavorazioni (bosco ceduo). Le piante individuate dal personale del Corpo Forestale dello Stato vengono tagliate e lavorate, lasciandone alcune con funzioni di matricine per assicurare la riproduzione per seme (rinnovazione gamica).
L’Associazione “Natura