Avanti verso l’oro, inseguendo un sogno proibito diventato di giorno in giorno sempre più possibile e ora lì da catturare. Daniele Lupo da Roma (Fregene aggiungiamo noi) e Paolo Nicolai da Ortona sono nella finale del beach volley maschile. Hanno piegato al tie-break i russi Krasilnikov e Semenov, feroci e risoluti a conquistare il primo set ma poi ingabbiati dalla rimonta azzurra. Ora la sfida ai brasiliani Alison e Bruno, idoli di Copacabana e di una nazione: ma l’argento – medaglia numero 24 della spedizione a Rio – è già in cassaforte ed è il miglior auspicio per le altre nostre squadre che vogliono lasciare un segno nella seconda settimana dei Giochi.
Il confine da spostare
Cronaca sintetica di un’impresa in notturna. Dai russi… ai russi. Dopo Liamin e Barsuk eliminati nei quarti, ecco Krasilnikov e Semenov, primi nella pool E e poi vincitori di qatarioti e cubani, per cercare la via della finale per l’oro. Gli azzurri hanno dovuto digerire un avversario ostico, una coppia ben assortita che a Rio ha tenuto un rendimento al di sopra della media. Ma c’era da spostare più in là il confine della storia, perché mai il nostro beach volley era andato così lontano ai Giochi: ci siamo riusciti.
Il primo set
Il primo set è purtroppo scappato presto di mano. Errore di battuta di Nicolai, quindi una mancata tenuta su un attacco russo che ha permesso a Semenov di chiudere con una bordata d’istinto: 4-6. La coppia azzurra non ha saputo ricucire. Poco incisiva al servizio, ha scontato troppi errori (palla out per il 7-12) e le grandi difese degli avversari. Solo sul 9-15 Lupo e Nicolai sono sembrati più reattivi e decisi. Ma il mini-break è franato su un fallo a rete di Nicolai (11-17) sanzionato dalla prova video: è stato lo scivolo verso il 15-21 conclusivo.
La reazione
Una fiammata ha acceso il secondo set e le speranze italiane. Ace e muro di Nicolai, 3-1 sul tabellone. E poi 6-2, partendo da un’altra murata. Set in mano? Sì e no. La Russia ci ha provato due volte (8-6 e 10-8, dopo un fallo di palleggio di Lupo) prima di incassare l’ace del +4 (13-9) di Nicolai. La battaglia sul filo del rasoio non ha tagliato l’Italia: muro per il 19-14, ace subito dopo e tutti al tie break, conquistato con un netto 21-16.
Il set decisivo
Un thriller, lo spareggio. Due errori in battuta e un out di Lupo parevano averlo consegnato a Kraselikov e Semenov, ma l’Italia, vinti due punti valutati dal replay, s’è messa a difendere come un demonio. Il 6-8 è diventato 8-8, poi due magie di Nicolai (prima una tenuta, poi un difficile attacco) hanno dato il sorpasso e il +2 (10-8). Non era finita: dopo il 12-10 di Lupo, ecco la sbavatura e la punizione di Semenov (12-12). Ma era solo un brutto brivido: 13-12, 14-12, 14-13 (l’ultima paura) e infine la diagonale vincente di Lupo. E la storia fu. Matteo Varnier, tecnico dei due italiani, sarebbe stato comunque felice di lottare per il bronzo. Diceva, infatti, prima della partita: «Questa semifinale mi resterà in ogni caso per un bel po’ nella testa. Ed è un’emozione condivisa dal movimento». Ma in cuor suo immaginava che questa gioia sarebbe diventata qualcosa di ancora più speciale. Un bravo anche a lui.
di Flavio Vanetti, inviato a Rio de Janeiro del Corriere della Sera