Il parassita alieno che ha distrutto ovunque tante pinete è arrivato anche a Fregene. La speranza dell’antibatterico naturale trovato dal Servizio Giardini Vaticani
Si chiama “Toumeyella parvicornis”, è il parassita alieno che rischia di distruggere una delle piante più diffuse sul litorale romano, il pino domestico. Arrivata in Italia nel 2015, si è propagata in tutte le pinete della Campania facendo danni irreparabili. Come il punteruolo rosso ha cancellato dalla vegetazione milioni di palme, la cocciniglia tartaruga rischia di fare lo stesso col Pinus pinea. Specie ora che è sbarcata anche a Fregene. “Ho fatto un sopralluogo in pineta e ho trovato la presenza del parassita – spiega Luciano Nuccitelli, ispettore del servizio fitosanitario regionale che ha lanciato l’allarme al convegno della Pro Loco di Fregene e Maccarese ‘Pine aid’ – si tratta di un’infestazione iniziale ma da temere, perché il parassita ha una diffusione repentina”.
Un’altra tegola per la Pineta già provata da uno stato generale di degrado e alle prese con altri temibili parassiti, come l’armillaria che intacca gli apparati radicali e il tomicus destruens demolitore dei tronchi. Ma nessuno letale come la cocciniglia tartaruga che si nutre della linfa degli alberi.
“Si tratta di un insetto alieno proveniente dagli Stati Uniti e dal Canada – precisa il dottor Amadio Lancia del servizio fitosanitario regionale – dal 2019 e in particolare durante l’ultima estate è in forte espansione nella capitale. È difficile da contrastare per la sua prolificità, da noi riesce in un solo anno ad arrivare a 3, addirittura 4 generazioni. E una sola femmina è capace di produrre anche 700 uova, un numero enorme, in poco tempo le piante sono invase da milioni di esemplari. Altra loro particolarità è quella di propagarsi facilmente, con il vento anche a distanza di 5 chilometri, arrivano ovunque. Gli effetti sui pini sono rapidi, ingiallimento degli aghi, disseccamento dei rametti, poi sulle piante compare la loro melata sulla quale si sviluppano funghi che producono l’annerimento degli alberi fino a provocare la loro morte”.
E problema nel problema, per la Toumeyella parvicornis non esiste ancora una normativa europea né nazionale, ovvero non è ancora regolata una qualche azione di contrasto. Recentemente è stato creato un gruppo di lavoro di cui fa parte il Comitato nazionale fitosanitario insieme a quelli delle regioni più esposte come Campania, Lazio e Toscana, proprio con l’obiettivo di produrre linee guida con azioni di contrasto immediate, a breve e medio periodo, da trasformare poi in un decreto ministeriale. Ma il Covid ne ha rallentato i tempi e il ritardo è enorme rispetto ai tempi di propagazione della cocciniglia.
“Nelle aree di Riserva come la Pineta non è possibile intervenire con prodotti fitosanitari – conclude Nuccitelli – si pensa a una futura introduzione di insetti antagonisti delle loro aree native, ma il Ministero dell’Ambiente non li autorizza facilmente per gli effetti sconosciuti che potrebbero provocare”.
Una speranza arriva dagli esperti del Servizio Giardini Vaticani: “Hanno sperimentato un potente antibatterico di origine naturale – interviene Roberto Cini, assessore comunale all’Ambiente – che protegge dall’aggressione della cocciniglia tartaruga. È stato provato che alcuni principi attivi, in particolare quelli contenuti nell’olio di Neem, un potente antibatterico e antiparassitario, iniettati nella pianta riescono a distruggere l’insetto. Si tratta di un metodo biologico, che può essere attuato nel pieno rispetto dell’ambiente”.