di Antonella Maucioni Garante dei diritti dell’infanzia del Comune
Sono passati oltre 30 anni dall’adozione Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che ha riconosciuto i bambini come aventi diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici. Adottata il 20 novembre 1989 dall’Assemblea generale dell’ONU , è stata ratificata dal nostro Paese nel 1991. Insieme alla CRC (Convention on the Rights of the Child) ogni anno il 20 novembre si celebra la Giornata Mondiale dei diritti dei bambini e delle bambine poiché è grazie all’adozione e ratifica di questo documento che in quasi tutti i Paesi del mondo i bambini non solo godono dei diritti fondamentali, ma sono protetti e tutelati.
La CRC costituisce la base del lavoro di protezione di tutti i bambini, in Italia e nel mondo, che richiede serietà, continuità, impegno e che deve basarsi su conoscenze approfondite della situazione dei bambini e ragazzi. Ed eccoli allora i dati del nostro paese… In Italia vivono circa 9,8 milioni di bambini e adolescenti su una popolazione totale di circa 59 milioni. Significa che le persone con meno di 18 anni sono circa il 16 % dei residenti. E se la vulnerabilità ci accomuna come esseri umani, l’esposizione alla vulnerabilità ci differenzia, come dimostrano implacabili alcuni dati sulla popolazione di minori nel nostro Paese. Il 12,6% dei minorenni italiani vive in povertà assoluta, il 5% ogni anno affronta una storia di dispersione scolastica, il 12,3% non ha sufficiente accesso a internet, l’Italia si afferma come il Paese dell’Occidente europeo con le maggiori percentuali di Neet e i minori tassi di laureati.
Aumentano i ricoveri e le segnalazioni nell’area della salute mentale infantile e adolescenziale, nonché le malattie croniche e le disabilità, fra cui si osserva un rilevante aumento dei cosiddetti disturbi del neuro sviluppo, le segnalazioni di Dsa e Bes a scuola, delle violenze sui bambini e addirittura dei figlicidi, dei suicidi adolescenziali, dell’utilizzo di psicofarmaci in età evolutiva. A fronte di tutto ciò i servizi territoriali non hanno organici numericamente uniformi, i posti letti ospedalieri per le patologie neuropsichiatriche infantili sono sottodimensionati, come lo sono le diverse tipologie di comunità per minori (da quelle psichiatriche, anche con posti dedicati ad esempio a minori adottati, a quelle educative, ecc.) e la disponibilità delle famiglie affidatarie. Da ciò derivano differenze drammatiche in termini di opportunità di salute, educazione e inclusione, che segnano irrimediabilmente gli itinerari di vita individuali così come le possibilità di sviluppo di intere comunità.
In Italia oggi sono oltre 1.300.000 i bambini che vivono in povertà assoluta, cioè senza beni indispensabili per condurre una vita accettabile: un dato che nel corso degli ultimi 10 anni è triplicato. A questi vanno aggiunti altri 2 milioni che sono in povertà relativa cioè in una situazione, cioè, in cui non hanno accesso a beni e servizi a cui normalmente gli altri accedono. Un record negativo tra i Paesi europei che ha visto un peggioramento negli anni più duri della crisi economica. Una povertà che si manifesta nella mancanza di beni essenziali, lo stretto indispensabile per una vita dignitosa: sono circa 500.000 i bambini e ragazzi sotto il 15 anni (il 6% della popolazione di riferimento) che crescono in famiglie dove non si consumano regolarmente pasti proteici e 280.000 sono costretti ad un’alimentazione povera sia di proteine che di verdure. Nel 2018, 453.000 bambini di età inferiore ai 15 anni hanno beneficiato di pacchi alimentari mentre i dati del gennaio 2021 , che indicavano in 4 milioni il totale di italiani costretti a chiedere aiuto per mangiare, ci dicono che circa 800mila (il 21%) di questa drammatica cifra sono i giovani sotto i 15 anni.
La povertà economica è poi strettamente legata alla povertà educativa: le due si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione. La povertà educativa indica l’impossibilità per i minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni e priva milioni di bambini del diritto di crescere e di seguire i loro sogni. La povertà educativa minorile è un fenomeno multidimensionale, frutto del contesto economico, sociale, familiare in cui vivono i minori ma ha sempre uno stesso triste finale : molti bambini e ragazzi non hanno le stesse opportunità dei loro coetanei e purtroppo non possono scoprirsi e coltivare le proprie inclinazioni e il proprio talento.
La povertà economica è un fattore che può portare alla povertà educativa e viceversa. Basta pensare che molti bambini in situazioni economiche difficili non possono permettersi i libri scolastici, la possibilità di partecipare a un evento, di visitare una mostra etc. La conseguenza è che in Italia 1 minore su 7 lascia prematuramente gli studi, quasi la metà dei bambini e adolescenti non ha mai letto un libro, quasi 1 su 5 non fa sport. Bambini e adolescenti, in tutto il Paese,sono privati delle opportunità educative e dei luoghi dove svolgere attività artistiche, culturali e ricreative che potrebbero di fatto raddoppiare le possibilità di migliorare le proprie competenze e costruirsi un futuro migliore.
La crisi determinata dalla pandemia negli ultimi due anni ha poi inciso fortemente sulle condizioni di vita di bambini e ragazzi: è ampiamente assodato a livello internazionale che le bambine/i e adolescenti hanno subito un impatto durissimo della pandemia, anche se per fortuna non per quanto riguarda la morbosità e mortalità. Ciò è dovuto in particolare al lockdown, alla chiusura delle scuole e dei servizi educativi, e, nei casi di vulnerabilità per motivi diversi – povertà, disabilità, violenza, inadeguatezza familiare – anche di quelli socio-assistenziali. Allo stesso tempo, la pandemia ha messo in luce le criticità già presenti e le forti differenti territoriali sia nella disponibilità di beni pubblici, come i servizi educativi per la prima infanzia, la scuola a tempo pieno, i servizi sociali, l’accesso alla rete digitale, l’assistenza sanitaria, sia nell’incidenza della povertà materiale ed educativa.
Gli effetti, di medio-lungo periodo della pandemia su bambine/i e adolescenti sono riscontrabili a diversi livelli: del benessere psico-fisico, degli apprendimenti e dello sviluppo. Gli effetti sono stati particolarmente pesanti, e con maggiore rischio di irreversibilità, tra coloro che erano già in condizione di svantaggio e vulnerabilità: perché in condizione di povertà, o con disabilità gravi, o in situazioni familiari difficili. Non si può quindi perdere ulteriormente tempo per mettere in campo azioni intese a contrastare questi effetti negativi e ad evitare che le azioni messe in campo per contrastare il perdurare della pandemia li rafforzi ulteriormente.
Ma quali sono gli strumenti , quale la bussola che può guidarci ad assumere le giuste decisioni? Prima di tutto guardare al mondo. La pianificazione delle politiche dell’infanzia e dell’adolescenza non può prescindere dal quadro di riferimento sovranazionale , perché è proprio a questo livello che, contestualizzando la situazione presente nel nostro Paese, è possibile evidenziare nitidamente gli obiettivi che sono stati raggiunti, quelli per i quali c’è ancora da fare uno sforzo perché sono stati conseguiti solo parzialmente, e – infine – quelli che richiedono ancora un forte impegno da parte di ciascuno dei soggetti competenti perché sono ancora lontani dall’essere conseguiti. Allo stesso modo, è solo il livello sovranazionale che può far sentire i singoli Stati non isolati, ma parte di un generale processo di affermazione e di realizzazione dei diritti dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze.
A distanza di più di 30 anni dalla CRC, la sfida è stata rinnovata e, se possibile, resa più complessa con il programma d’azione relativo agli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dalla Agenda 2030. Questa risoluzione chiede infatti agli Stati – seppur tenendo in considerazione i diversi livelli di sviluppo e di capacità delle nazioni – di attuare un quadro di obiettivi che si richiamano ai diritti sanciti nella CRC e a “diritti di nuova generazione”. Gli obiettivi – interconnessi e indivisibili – dell’Agenda 2030, quali obiettivi volti a realizzare pienamente i diritti umani delle persone, pongono al centro alcune linee prioritarie di attenzione che mirano alla costruzione di paesi nei quali adulti, bambini e bambine, ragazzi e ragazze siano liberi dalla povertà in tutte le sue forme, nel rispetto universale per i diritti dell’uomo e della sua dignità, per la giustizia, l’uguaglianza e la non discriminazione; nel rispetto altresì delle diverse etnie e diversità culturali. Dei target che costituiscono i 17 obiettivi, scritti per adulti e ragazzi, moltissimi possono essere ricondotti indirettamente alla promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Tra i due poli della CRC e dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile si definisce – oggi – il perimetro per lo sviluppo di comunità dove vi siano pari opportunità, si investa nelle nuove generazioni e in cui ogni minorenne possa crescere lontano da violenza e sfruttamento e in cui le donne – minorenni e adulte – possano godere di una totale uguaglianza di genere e in cui tutte le barriere all’emancipazione (legali, sociali ed economiche) vengano abbattute. Stati giusti, equi, tolleranti, socialmente inclusivi, attenti e capaci di dare un accesso equo e universale a un’educazione di qualità a tutti i livelli, a un’assistenza sanitaria e a un sistema integrato di protezione sociale, dove il benessere fisico, mentale e sociale venga assicurato, dove si viva in armonia con la natura.
E poi ci sono i piani nazionali d’azione e di intervento per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva che si sono susseguiti nel nostro Paese e che rappresentano strumenti programmatici e di indirizzo che hanno i l’obiettivo di rispondere, in primo luogo, agli impegni presi dall’Italia per dare attuazione ai contenuti della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) e, quindi, di rispondere alle Osservazioni conclusive del Comitato Onu pubblicate il 28 febbraio 2019 con cui – dopo aver valutato il Rapporto governativo dell’Italia – sono state rese note le considerazioni sullo stato di attuazione della Convenzione e dunque sullo stato dei diritti dei minorenni in Italia sottolineando i progressi compiuti ed evidenziando i punti ancora critici, invitando il Governo ad intervenire laddove non siano stati raggiunti risultati soddisfacenti e tracciando la direzione che i programmi per le bambine e i bambini in Italia dovranno intraprendere
Tra i nodi critici: il diritto alla non discriminazione per tutti i bambini e le bambine che vivono in Italia, in particolare i minorenni stranieri non accompagnati, i minorenni nati in Italia da genitori stranieri e quelli appartenenti a minoranze; la necessità di porre particolare attenzione alla promozione delle vaccinazioni e dell’allattamento al seno nei primi sei mesi di vita del neonato; l’importanza di una regia a livello centrale e di allocare risorse economiche per le politiche e programmi per i minorenni; l’importanza di far partecipare i minorenni in tutte le decisioni che li riguardano e di istituzionalizzare tale prassi. Secondo il nuovo piano di azioni e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva dell’Osservatorio nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza del maggio 2021, le 3 parole che devono guidare verso gli obiettivi da raggiungere per proteggere , sostenere e consentire la piena espressione della personalità dei bambini/e e ragazzi/ e sono: EDUCAZIONE / EQUITA’/EMPOWERMENT.
Queste parole devono guidare anche le decisioni e le scelte delle comunità locali e per questa ragione , in occasione del Consiglio Comunale aperto ai ragazzi del 16 novembre scorso, chi scrive – insieme al Sindaco e agli Assessori alle Politiche giovanili e scolastiche, alle Pari opportunità, ai Servizi sociali – ha presentato un documento con una serie di indicazioni che potrebbero orientare le azioni della nostra Amministrazione. Ecco solo alcune delle proposte del documento che è stato poi allegato agli atti del verbale del Consiglio:
- avviare momenti di partecipazione appositamente dedicati a sviluppare e incentivare il benessere dei/delle bambini/e e dei ragazzi/e, dando loro voce, al fine di ascoltare i loro bisogni e desideri
- adottare misure a sostegno della sfera emotiva e psicologica dei minori;
- attuare percorsi di prevenzione della criminalità e di educazione alla legalità;
- investire nella genitorialità e nell’offerta educativa;
- attivare una fase di ricognizione delle esigenze e delle criticità dei bambini e dei ragazzi del territorio, sia tramite una ricerca scientifica, che attraverso l’ascolto dell’associazionismo locale, il mondo del terzo settore e ogni altra soggettività singola o associata ritenuta utile, per elaborare il piano dei bisogni del territorio per le politiche giovanili e i progetti dedicati alle famiglie
- rendere accessibili tutte le attività intraprese a favore dei cittadini più giovani anche a chi, fra di loro, è persona con disabilità.
In questa giornata così importante per tutti i bambini/e e ragazzi/e mi piace ricordare con le parole del grande pedagogo Korckaz,che ho letto anche nella seduta del Consiglio del 16 novembre, quale deve essere il nostro sguardo verso di loro:
Dite:
è faticoso frequentare bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi
fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.