Ferragosto, ovvero elegia dello “Scavallo”. “Coraggio che er più è fatto!”. Vi è che questo 15 agosto, martedì, ha coinciso con la fine dei festeggiamenti per l’Assunta. Io ho vissuto la mia settima volta da “minestrante per caso”, dopo aver riflettuto tutto il giorno sul tanto, forse troppo o forse troppo poco tempo passato nel mio negozio.

La santa messa, in un luogo che da speciale diventa ora unico per la dedica al mio caro amico Vincenzo Bauco e dell’Emporio Solidale della Caritas a Cosetta Schiavetti, è stata il giusto epilogo a giorni di feste, celebrazioni, preghiera e distrazioni culinarie, (con alternanza tra il mistico e il mastico oramai consolidata) processioni a mare e fuochi, finalmente meravigliosi e adeguati, sport per bambini e adulti e tanta collaborazione. In una comunità che si è fatta forse per la prima volta famiglia. Sotto quel pini, vicino all’altare, si è fatto festa in un agape fraterna, con bellissime prediche alternate alla musica dei Village People  o dei Duran Duran. Rosari molto partecipati e magliette colorate della Protezione civile, dello staff di volontari, dell’Unitalsi etc.

Per l’occasione ha celebrato il simpatico e preparato don Marco da Marino, e con lui abbiamo distribuito l’Eucaristia. In una giornata molto calda dove le zanzare hanno fatto un po’ il loro comodo. Prima della comunione un cane sfuggito dalle mani del suo padrone ci ricorda come la chiesa all’aperto è adiacente allo spazio dedicato dall’amministrazione alla libera circolazione degli animali… Stavolta però è una mosca dispettosa a cercare di creare fastidio girando attorno al mio capoccione, dal naso alle orecchie e alla bocca. Ma senza riuscirci se non in parte. Alla fine della liturgia noto che oramai fa buio presto e brillano e faville le lucine delle luminarie che ancora adornano la pineta e la statua dell’Assunta in trasferta dalla sua casa madre. Una dei tanti bimbi presenti gioca a raccogliere pinoli. E ci riporta indietro nel tempo, quando infanti praticavano ciò come il gioco preferito. Si torna a casa dopo aver aiutato a riporre il gazebo/tenda delle confessioni che ha ospitato tanti cuori bisognosi di riconciliazione.

Mentre ceno in Tv passano la versione restaurata de Il Gattopardo di Luchino Visconti da un romanzo di Tomasi di Lampedusa. Ricordo i racconti di Vincenzo che, all’epoca ragazzo, fu ingaggiato come comparsa e al seguito e al soldo, a dir lui mai visto, di Bruno “Holmes” Cottarelli, si imbarcò su una nave per raggiungere la Sicilia, all’epoca affatto ospitale con i forestieri ritenuti un pericolo più che una risorsa.

Essere così poco sintetico ma molto prolisso mi aiuta a evidenziare così tante coincidenze quasi da perdermici dentro. Ma sono felice, anche se so che dovrò fare ancora tanta fatica. Mi sento rasserenato. E tanto, per ora, basta.

Note a margine della festa dell’Assunta 2023

Il 15 agosto non si sono chiusi i festeggiamenti per l’Assunzione della Beata Vergine Maria. Prendiamo atto di aver partecipato a un evento straordinario in cui la comunità, finalmente coesa (qui il correttore scrive chiesa pensa un po’) si è aperta verso l’esterno grazie alla enorme capacità di spalancare le porte del Cuore di Maria Santissima. Ecco dunque che in questi giorni siamo potuti arrivare a Gesù attraverso il Suo Materno Amore. E quell’altare, in questo benedettissimo spazio in via Sestri Levante ora dedicato a Vincenzo, è stato via via luogo di preghiera e di festa, alternando rosari e celebrazioni ad agape fraterna e “palco” per piccolo svago musicale.

E i santi, così, si sono sentiti un po’ meno santi e bisognosi anche loro dell’Abbraccio Misericordioso di Dio. E i peccatori e i “mariuoli” hanno forse sentito che il Signore non li condanna a prescindere se solo si rendono disponibili a cambiare rotta. Più in generale: Nessuno si è sentito solo o abbandonato! Dopo gli ultimi anni passati a vivere le nostre umane fragilità e difficoltà senza neanche poterle condividere, finalmente abbiamo respirato un’aria così piena di Spirito Santo come forse mai era capitato da queste parti.

Quindi, e ora capite sicuramente il senso della foto, il Grazie enorme a don Giuseppe e a tutti quelli che con lui collaborano, non è certo per lo sforzo di questi 4 giorni di festa tale da farci pregustare il Paradiso in Terra. Ma per averci risvegliato nel profondo dell’anima, facendo in maniera di verificare una bellezza interiore che credevamo, sbagliando, di non avere. O di non avere più. Insomma ci siamo resi conto di essere vivi! E di essere amati! Allora: Grazie Gesù, Grazie Maria e Grazie anche al nostro giovane parroco, ma guida sicura, don Giuseppe Curtò.

Lorenzo D’Angelantonio