A distanza di un anno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina facciamo il bilancio di una guerra che non riconosciamo come nostra. Da quasi ottant’anni noi europei non abbiamo avuto conflitti armati e c’eravamo convinti che non ci sarebbero più state guerre perché la globalizzazione aveva reso i paesi sempre più economicamente dipendenti gli uni dagli altri. I fatti ci dimostrano che ci sbagliavamo.
Quello della guerra russa all’Ucraina rappresenta il terzo shock che noi europei viviamo negli ultimi venti anni, dopo la crisi economico finanziaria del 2008, nata dallo scandalo dei mutui sub-prime e la crisi connessa alla pandemia di COVID-19. Una delle conseguenze dirette è stato l’aumento dei costi dell‘energia e milioni di profughi da ricollocare nei vari paesi europei.
Da parte sua Vladimir Putin ha dato prova di avere mire espansionistiche e di voler ridisegnare i confini della Russia a proprio piacimento e a qualsiasi costo, financo minacciando l’uso delle armi nucleari. Che credevamo, dopo molti trattati di non proliferazione, essere state bandite per sempre.
Non c’è dubbio che l’Ucraina sia vittima dell’aggressione russa, un’aggressione alla quale si è contrapposta la valorosa e appassionata resistenza che le ucraine e gli ucraini le hanno opposto. Con il loro esempio hanno ricordato a tutti i cittadini e alle cittadine d’Europa che le cose per cui vale la pena vivere sono anche quelle, per difendere le quali, vale la pena morire. A ben vedere, la resistenza Ucraina non difende solo la sovranità del proprio territorio, ma lo stato di diritto dei paesi europei, i valori della democrazia e ci ricorda che la libertà individuale e l’autodeterminare di un popolo sono valori “non negoziabili”.
Quel che è peggio è che si è scoperto solo negli ultimi mesi che Putin ha preparato l’annientamento dell’Ucraina già da alcuni anni. Ha costruito nel tempo una fitta rete di disinformazione attraverso il web. Sono stati aperti in Europa decine di siti di web news, molti anche in Italia, attraverso i quali la propaganda del Cremlino pubblica articoli di Fake news allo scopo di diffondere la disinformazione a tutto vantaggio della politica imperiale della russa. Il Cremlino ha finanziato la realizzazione di software malevoli in grado di replicare una notizia falsa migliaia di volte su siti di informazione costruiti ad hoc. Questi strumenti tecnologici detti bot, sono così potenti che notizie false elaborate dai siti russi, vengono tradotti in automatico nella lingua italiana e replicati centinaia di volte, riuscendo ad assurgere tra le prime posizioni sui motori di ricerca di Google e Google News.
Sul tema della potente disinformazione russa (la c.d. Guerra Ibrida), hanno dibattuto negli ultimi mesi valenti studiosi e servizi dell’intelligence di mezza Europa. Da parte sua la comunità europea ha sanzionato molti giornalisti al soldo del Cremlino e rappresentanti di media russi, che sono stati nel corso del 2022 invitati nei talk show di molti paesi europei.
In Italia è stata scoperta una rete di disinformazione molto ben strutturata che aveva lo scopo di portare la narrativa del Cremlino nelle nostre menti per indebolire la posizione dell’Italia in Europa. Un esempio di questa disinformazione lo abbiamo avuto il primo maggio del 2022, quanto il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ospite di Rete4, ha paragonato il presidente Zelensky a Hitler sostenendo che gli ebrei sono i più grandi antisemiti che la storia abbia conosciuto.
Con Putin la Russia è tornata indietro fino ai tempi della guerra fredda, ci troviamo difronte agli identici metodi utilizzati dall’ex unione sovietica di Stalin: eliminazione dei partiti di opposizione, eliminazione fisica dei dissenzienti, azioni violente contro il popolo non allineato alla narrativa del Cremlino. Con una legge della Duma, firmata da Putin il 4 marzo 2022, è stata azzera ogni possibilità per chiunque (stampa in primis) di informare la popolazione su quanto sta avvenendo in Ucraina. L’unica fonte di informazione è per legge quella di Putin e del Cremlino. Oggi la Russia di Putin sta negando la stessa esistenza della nazione ucraina attraverso un nazionalismo angusto e fanatico che esclude ogni comprensione e riconoscimento dei diritti degli altri popoli e nazioni.
La Duma ha costruito una propaganda che ha permesso il ritorno in russia di una mentalità fondata sull’antioccidentalismo, sull’anticapitalismo, sull’antiamericanismo. La politica russa è riuscita a costruire una immagine totalmente falsa del tenore di vita nel paese (il Pil della Russia è inferiore a quello italiano), fino a portare alla creazione di una figura mitica del tiranno Putin, trasformandolo in un eroe combattente contro l’occidente nazista.
Infatti, solo i più informati sulla geopolitica russa sanno che la propaganda del Cremlino è riuscita a convincere il popolo russo che noi europei siamo tutti nazisti e che vogliamo invadere la Russia per depredarla delle sue risorse.
Tuttavia, contrariamente a quanto vuol far credere Putin, non c’è stata nessuna avanzata militare verso la Russia da parte di nazioni europee dal 1991 ad oggi e nessun russo è caduto sotto il potere delle potenze occidentali. Al contrario, le nazioni ex sovietiche dal 1991 in poi, hanno deciso in modo autonomo di diventate indipendenti e di non essere più alleate della Russia che percepiscono come una minaccia.
Quello che sta avvenendo in Ucraina sollecita l’Occidente affinché venga difeso il complesso di norme e di principi che tutelano la divisione dei poteri, il principio di legalità, il giusto processo, l‘autonomia della magistratura e l’indipendenza dei giudici. In una parola: la democrazia. Ecco perché la guerra d’Ucraina ci riguarda tutti: perché la Russia di Putin sta facendo una guerra allo Stato di diritto e alla libertà dell’Occidente.
Ugo Bruno Gambardella