Venerdì 3 gennaio, per la rassegna cinematografica dal titolo “L’altro e l’altrove”, l’associazione culturale “L’Albero” di Maccarese ha programmato la proiezione del film “Lucky” film drammatico con Harry Dean Stanton, David Lynch, Ron Livingston, Ed Begley Jr., Tom Skerritt, regia di John Carroll Lynch.
Come di consueto le proiezioni si terranno presso la Casa della Partecipazione a Maccarese (via del Buttero, 3) alle ore 21.00 con ingresso libero.
IL FILM
Un ritratto agrodolce della senilità costruito su volto e corpo di un grande attore.
Alla soglia dei novant’anni Lucky tiene fede al suo nomignolo. Pur fumando un pacchetto di sigarette al giorno e bevendo alcolici, le sue diagnosi mediche sono impeccabili. Ma dopo una caduta comincia a temere la morte e la solitudine.
Quando in un film tutto è prevedibile, ma il fatto che lo sia non ha alcuna importanza. Lucky è un film di attori, anzi di attore: un Harry Dean Stanton alle prese con la performance di una vita, in cui infonde elementi autobiografici e schegge delle maschere indossate in passato. Una parabola sulla paura della morte e su come affrontarla per ritrovare interesse e stupore nella vita.
Un omaggio cinefilo a un’icona del cinema, la cui associazione con il deserto, che circonda la cittadina in cui il film è ambientato, rimanda immediatamente a Paris, Texas.
E insieme ad altre mille interpretazioni di una carriera lunghissima: come quelle con David Lynch – nessuna parentela con John Carroll Lynch, il regista di Lucky – che qui si ritaglia il ruolo di un altro anziano solitario, più eccentrico e meno cinico di Lucky, fissato con una testuggine centenaria fuggita di casa. Metafora forse ovvia, ma ottimamente gestita, di un mondo che sopravvive al passaggio dell’uomo, alla caducità di esistenze che si affannano a lasciare un segno indelebile.
Tra tumbleweed che rotolano e tartarughe che si trascinano, scorre un piccolo film in cui cinismo e sentimenti possono felicemente convivere. Dove il lucido ateismo del protagonista è destinato a smussarsi e scendere a patti con la paura del vuoto, senza per questo compromettere gli ideali di una vita. O in cui è possibile commuoversi senza avvertire la forzatura di uno script costruito per estrarre lacrime, come nella scena della festa di compleanno, gioiello di spontaneità, o in quella – che pare quasi un omaggio a Una storia vera – del ricordo di guerra condiviso con un redivivo Tom Skerritt. “Sentirsi soli e stare da soli sono due cose differenti” è solo una delle sentenze memorabili di un film semplice, schietto, all’antica, che si serve di un attore maiuscolo per zoomare su uno spicchio della vita, quello terminale, troppo spesso ignorato o trasfigurato in forme posticce.
IL REGISTA
John Carroll Lynch è nato il 1 agosto 1963 a Boulder, in Colorado, ed è cresciuto a Denver. Fu lì che John trovò la passione per la recitazione e divenne un fan di Denver Broncos. Si è laureato a metà degli anni ’80 con un BFA in teatro al programma di recitazione teatrale The Catholic University of America / Hartke Theater. Da allora, ha continuato a lavorare in teatro in tutto il paese, ma si è concentrato principalmente sul suo lavoro al Guthrie Theatre di Minneapolis, recitando in molte opere teatrali da Shakespeare a Shaw a Cechov. All’inizio degli anni novanta, John riuscì a trovare del tempo lontano dal teatro per lavorare nel cinema, mentre le produzioni venivano attraverso il Minnesota. Nel 1996, ha ricevuto il plauso della critica per il ruolo di Norm Gunderson in Fargo (1996), semplice marito di Marge Gunderson. Ha continuato a girare altri due film quell’anno, entrambi comodamente ambientati nel Minnesota, l’acclamato Beautiful Girls (1996) e Feeling Minnesota (1996). Da allora, la carriera cinematografica di John è stata su un’incredibile scalata. Proprio come altri attori rispettati del teatro, come John Malkovich e Gary Sinise , sceglie di recitare in ruoli molto interessanti e diversi.