Un complesso dalla storia millenaria che ancora oggi sorprende con la sua poderosa cinta muraria merlata con le due torrette e a pochi chilometri da Fregene

di Marina Lo Blundo / Parco archeologico Ostia Antica

Se si percorre la pista ciclabile sulla Portuense in direzione di Roma, poco dopo aver superato il parcheggio del cimitero, si passa accanto a una poderosa cinta muraria merlata con due torrette a pianta quadrata a controllo proprio di questo tratto del Tevere. È la cinta muraria dell’Episcopio di Porto, un complesso dalla storia lunghissima e variegata, che rimonta all’epoca in cui qui sorgeva il grande porto di Claudio e di Traiano.

Brevemente i punti chiave cronologici: il porto di Claudio è costruito tra il 42 e il 64 d.C.; all’inizio del II secolo d.C. l’imperatore Traiano fa realizzare il bacino esagonale; con i Severi (inizio III secolo d.C.) il porto raggiunge il massimo splendore. All’inizio del IV secolo l’imperatore Costantino eleva Portus al rango di civitas. Nel corso del V secolo prima i Goti di Alarico, poi i Vandali assaltano il porto; alla fine del V secolo Portus è cinta di mura. Cade frattanto l’impero romano d’Occidente, dunque dal VI secolo le strutture dei magazzini sono abbandonate e i fenomeni di insabbiamento e impaludamento dovuti alla mancata manutenzione e dragaggio dei bacini portuali fanno spostare il baricentro dell’insediamento e dell’attività portuale sul canale di Fiumicino.

In questo contesto si colloca il castrum dell’Episcopio, che occupa una superficie di 8000 mq cinta interamente da mura: esso rappresenta il nucleo di massima riduzione dell’abitato portuense nel medioevo e dov’è maggiore la continuità abitativa nel tempo.

È una rocca fortificata, di cui si ha notizia dalle fonti dal 983 d.C. Ancora nel XI-XII secolo il Castello – così è ora chiamato nelle fonti – appartiene alla chiesa e la civitas di Porto è piuttosto vivace; la situazione cambia drasticamente – lo sappiamo in particolare dalle bolle papali – nel XIII secolo quando la città affronta una fase di abbandono. Nel XIV secolo il castrum, chiamato Rocca Traianea, viene ceduto ai Conti Stefaneschi, nobile famiglia di origine romana. Ma già nella seconda metà del XV secolo l’insediamento fortificato versa in grave degrado e abbandono.

Il nucleo più antico è costituito dalle mura e dalla rocca, che sopravvive, inglobata nell’edificio dell’Episcopio vero e proprio, la cui silhouette si legge molto bene percorrendo la via Portuense in direzione di Roma.

Tornando alle mura sul lato del Canale di Fiumicino, fermatevi a osservarne la tessitura: noterete che non è semplicemente in laterizi e blocchetti di tufo, ma impiega anche frammenti di marmo più o meno grandi: si tratta di materiale di reimpiego tratto da più antichi edifici di Portus che, al momento della costruzione della cinta, versavano in stato di abbandono e demolizione.