Spett. le redazione Qui Fregene, in questi giorni di emergenza coronavirus si parla quasi esclusivamente, a ragione, dell’importanza del distanziamento sociale per contenere il contagio e le forze dell’ordine sono impegnatissime nel far rispettare ai cittadini le norme contenute nei relativi decreti legge e in particolare del D.L. n.19 del 25 Marzo 2020.
Tuttavia qui a Fregene siamo in molti ad aver notato un aumento delle persone e delle case aperte successivamente all’entrata in vigore delle misure restrittive che vietano lo spostamento in comuni diversi e ovviamente nelle seconde case. Premetto che sono residente a Fregene dal 1997, qui vivo stabilmente lavorando con contratti stagionali di assistente bagnanti e dalla entrata in vigore delle misure restrittive sulla libertà di spostamento, li limito scrupolosamente alle necessità elencate nel decreto e ad un minimo di attività motoria nei pressi di casa per pochi minuti una volta al giorno.
A tale proposito vorrei segnalare quanto mi è accaduto giovedì 9 Aprile alle 18 circa in via Portovenere mentre camminavo verso casa in via Porto Palmas. Sono stato fermato dalle forze dell’ordine, le quali mi hanno elevato un verbale di 280 euro (400 se pagato dopo 30 giorni e ben 800 se pagato dopo 60 giorni) perchè rientravo a casa a piedi ed ero a più di 200 metri di distanza. Non so di preciso a quanti metri fossi da casa ma di sicuro a meno di 1 km. A nulla è valsa la circostanza che fossi solo, che sono solito tagliare per via Paraggi che accorcia molto il percorso e che peraltro costeggia la campagna circostanze che ho tentato di fare presente ottenendo in risposta: “se tutti facessero come lei”, a cui non ho osato controbattere perchè gli operanti erano da subito piuttosto alterati.
Vorrei rispondere tramite voi, ora, se possibile. Ho fatto quella passeggiata solitaria perchè in tutta onestà, dopo aver letto il decreto, credevo e credo che fosse consentito, difatti nello stesso è prevista la possibilità di “spostamenti individuali limitati nel tempo e nello spazio” senza alcuna giustificazione, consentendo quindi l’attività motoria nei pressi di casa. Inoltre in questa parte di Fregene fortunatamente ci sono ancora spazi verdi aperti al transito senza indicazioni di sorta circa la natura giuridico/urbanistica che li faccia ricomprendere nel divieto di accesso ai parchi pubblici e che quindi possono far ricadere in buona fede in errore.
Alcune Regioni e Comuni, come il comune di Roma attraverso apposite ordinanze, hanno fissato la distanza massima di 200 m. allo scopo di fare chiarezza ed eliminare dubbi interpretativi. Questo non vale per la Regione Lazio e il comune di Fiumicino, per cui si fa riferimento al decreto citato.
Per questi motivi, a mio avviso ne deriva che l’interpretazione della norma citata è rimessa al prudente apprezzamento del cittadino e degli organi accertatori, i quali dovrebbero operare un congruo distinguo in virtù della densità abitativa tra ad esempio il quartiere Tiburtino e Fregene, e considerare anche la presenza qui delle aree indicate. Difatti se nella città di Roma 200 metri sono ritenuti adeguati, con le dovute proporzioni a Fregene sono indubbiamente troppo pochi.
Considerata la mancanza di tale ragionevolezza da parte di alcuni esponenti degli organi accertatori, vorrei dire al comune di Fiumicino che avrebbe dovuto fare chiarezza a questo proposito. In presenza di una ordinanza sulla distanza massima alla quale attenermi, avrei evitato una multa che appesantisce il mio disagio economico derivante dal blocco sine die delle attività turistico balneari.
Difatti, come lavoratore stagionale da aprile sarei stato impiegato nei lavori di sistemazione dell’arenile e manutenzione per poi proseguire come bagnino di salvataggio a mare fino al 30 Settembre.
A chi mi ha sanzionato invece vorrei rispondere che “se tutti facessero come me”, non sarebbe stata smantellata l’eccellente sanità pubblica, non ci sarebbero stati scellerati spostamenti da nord a sud nottetempo e soprattutto la provincia di Bergamo sarebbe stata chiusa immediatamente invece di far prevalere i supremi interessi economici della produzione sulla vita umana, perché noi bagnini, malpagati con orari massacranti, alle vite degli altri ci teniamo.
Un bagnino di Fregene