Impensabile fino agli inizi del ‘900 oggi le donne siedono sugli scranni del potere. Sempre più gonne sono immortalate nelle foto di gruppo degli incontri internazionali.
Non è necessario essere un’attivista femminista, anzi tale movimento ha fallito nel tessere la storia della donna e ne ha favorito invece la distruzione. Le donne impegnate nel mondo lavorativo non hanno rinunciato alla famiglia. Sanno destreggiarsi tra le responsabilità familiari e quelle lavorative, a volte perfino istituzionali e quindi di grande responsabilità. Ma a che prezzo? La storia della donna ha avuto percorsi tormentati. Le conquiste ottenute non sempre sono state durature. La lotta per l’affermazione dei diritti ha avuto interruzioni o addirittura involuzione. La causa del regresso presenta molteplici aspetti, ognuno dei quali mostra un dato comune: il pregiudizio sull’emancipazione femminile intesa erroneamente come prevaricazione, prepotenza ai danni di qualcuno. E’ sempre il passato a informarci sulle radici dei tanti pregiudizi.
La storia dell’umanità, senza dubbio, ha parlato al maschile ritagliando per le donne spazi esigui. Che avessero l’intelligenza è stata scoperta tardiva mentre ha dominato incontrastata l’idea della donna emotiva più che razionale. E’ caduta così nel silenzio una ribellione giusta e anelata e che un esasperato femminismo ha esacerbato e limitato alla conquista dell’indipendenza sessuale . L’illusione dell’emancipazione è caduta di fronte allo slogan che lo stupro fosse un fatto di potere per la sua componente aggressiva. La violenza veniva così ad essere giustificata in funzione di un’esigenza di potere non di patologia dell’uomo, rafforzando gli stereotipi sulle donne, creature destinate ad essere inferiori.
C’è ancora tanta strada da fare non solo nell’acquisizione dei diritti sociali. Come spiegare altrimenti le ripetute violenze i cui scenari sono la strada e la famiglia? L’incidenza della violenza sessuale mostra quanto l’uomo ( padre, compagno, marito, fidanzato) sia restio ad accettare una donna diversa, cioè una persona che possa decidere della sua vita sentimentale e fare scelte. Julia Kristeva nel suo libro su Hannah Arendt parla del genio femminile che per lei si distinguerebbe per la ricerca dell’individuale, per la capacità di rinascere e di rifiorire. Perché dunque arrendersi. Noi donne abbiamo amato con passione, abbiamo difeso i sentimenti, ci siamo battute per i giusti valori, abbiamo sostenuto la famiglia, sopportato ostracismi, deportazioni, abbiamo vissuto dolori immensi, abbiamo avuto il coraggio di studiare in tempi sospetti. Siamo diventate scienziate: emancipazione uguale a rispetto. Pioniere, trasgressive. Coraggiose e tenaci abbiamo aperto la strada all’emancipazione anche quando siamo apparse irrispettose e perfino amorali dalla società del tempo. Abbiamo rappresentato una voce forte sulla ingiustizia, il tormento, il dolore, l’infelicità . Ben affermava Voltaire quando si esprimeva a proposito della rivoluzione che avrebbe concesso libertà, fraternità , uguaglianza: si combatte per gli stessi diritti non per uguale intelligenza, riferendo tale attributo suscettibile di maggiore o minore quantità in entrambi i sessi.
di Delfina Ducci