Quando giovedì sera da RFI ci hanno comunicato che stavano preparando il piano neve, al Comitato Pendolari Litoranea Roma Nord ci eravamo detti “dai, stavolta, anche se nevica davvero, andrà meglio”. Ci illudevamo: ogni volta è peggio della precedente. È vero che ha nevicato più delle aspettative, ma che quando nevica si ghiaccino i pantografi, è abbastanza prevedibile. Lo stesso per gli scambi, visto che le uniche “scaldiglie” presenti sulle nostre linee sono quelle installate a Termini dopo le nevicate del 1983 e del 1984, quando sul nodo circolavano un quarto dei treni che circolano ora: se allora potevano forse essere sufficienti, oggi, che grazie a Dio e, si parva licet, al Comitato Pendolari, i treni sono aumentati (spesso aventi diverse velocità come sulla FL5 e quindi la necessità per i più lenti di fermarsi per far passare i più veloci) e, parallelamente, grazie alle economie di bilancio, i punti di incrocio e di precedenza sono diminuiti, certamente no. Noi riteniamo inammissibile che un piano di emergenza preveda solamente interventi di pianificazione della circolazione e non anche misure preventive e misure adeguate di pronto intervento. Un tempo nelle stazioni c’erano i “manovratori” che ad esempio avrebbero potuto tenere i pantografi in tensione. O spargere sale tempestivamente, e non solo quando gli addetti dell’azienda esterna che fa questo di lavoro riescano a raggiungere le stazioni sotto le nevicate. Sugli scalini di Maccarese, per esempio, complici anche i feltrini anti-scivolo ormai consumati da anni nonostante le ripetute segnalazioni, c’è stato chi si è fatto male davvero.
Ma passata la nevicata quello che è ancora più grave è la carenza di informazioni. Tutta la stampa ha ripreso e diffuso spesso acriticamente i comunicati di RFI, in cui, ad esempio, per la FL5 si parlava prima di “rallentamenti per un guasto a Palidoro” (quando la linea era già bloccata) e poi di un programma di “un treno ogni mezz’ora nelle ore di punta ed ogni ora nelle ore di morbida”, peraltro senza specificarne gli orari: in pratica, si invitavano gli utenti ad andare alla stazione a fare il viaggio della speranza! Ma quello che è veramente sconcertante è che invece frugando a lungo sul sito di Trenitalia si trovava il vero programma di esercizio, che parla di un treno l’ora per tutto il giorno, come effettivamente è stato: insomma, la mano destra non sa quello che fa la sinistra. E in ogni caso senza specificare, visto che molti dei treni programmati erano quelli con meno fermate, se ad essi sarebbero state assegnate anche quelle nelle stazioni cosiddette minori: solo a posteriori si è scoperto che questa misura è stata presa “random”, col risultato che ad esempio a Palidoro si è stati per ore senza treni e senza sapere cosa aspettarsi, visto che neanche i siti in tempo reale riportavano le informazioni aggiornate. Ed anche che i pochi treni passati erano stracolmi, perché naturalmente è ritenuto impossibile, anche se ci sono tante carrozze ferme, aumentare le composizioni a quelli in circolazione. Il Comitato Pendolari e l’Osservatorio Regionale sui Trasporti lo ripetono da anni: invece di puntare su tecnologie costosissime (che poi consentono alle aziende le diminuzioni di personale, ed agli utenti i conseguenti aumenti di disagi) e di frequente malfunzionamento, bisognerebbe puntare sul “core” della ferrovia: i binari, gli scambi, le linee aeree… E, anche se evidentemente le aziende la pensano diversamente (meglio qualche giorno di caos per il caldo d’estate, la pioggia in primavera e la neve d’inverno – quando i guai non sono maggiori, come proprio a causa di questo tipo di approssimazione risulta accaduto a Pioltello – che una seria manutenzione sistematica “punto-punto”), con la speranza che la prossima Amministrazione regionale, qualunque essa sia, sappia svolgere controllare ed indirizzare con sempre maggiore decisione i gestori della rete ed i fornitori del servizio.
Comitato Pendolari Litoranea Nord Roma