Il sistema bancario continua a essere troppo rigido e timido, soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese. L’accesso al credito resta un fronte aperto per le aziende ed è oggi un tema non tanto di disponibilità finanziarie, quanto di garanzie e quindi di fiducia. Ciò che la nostra categoria chiede alle banche è di ritrovare il valore della prossimità territoriale con le imprese e di evitare che molti nostri colleghi vengano spinti a gesti insani o a rivolgersi a forme di prestito illegali. Nel terziario meno di un’impresa su quattro, tra quelle che hanno chiesto un finanziamento, ha visto accolta pienamente la propria domanda di credito. Come categoria, ricordiamo sempre una frase del presidente Draghi quando era Governatore della Banca d’Italia. Così diceva alle banche: “Valutino il merito di credito dei loro clienti con lungimiranza. Prendiamo esempio dai banchieri che finanziarono la ricostruzione e la crescita degli anni cinquanta e sessanta”.
Nella premessa accennavamo alla “fiducia”, e proprio di questo si occupano i nostri Confidi, strumenti essenziali per l’economia diffusa, in profondo rinnovamento, ma con un valore aggiunto “sociale”. Un ideale antico di “aiuto-aiuto”, dove gli imprenditori offrono risorse e garanzie ad altri imprenditori. In questa crisi infinita, i Confidi hanno sostenuto e sostengono le ragioni di sviluppo, ma anche di sopravvivenza di migliaia di piccole aziende. Purtroppo e concludo, la crisi più drammatica che correntisti e imprenditori stanno vivendo sulla loro pelle per il problema di alcune banche locali, non dipende mai da troppo coraggio o troppa fiducia, ma da quel paradosso di troppo credito senza garanzie, troppe garanzie senza credito.
di Franco Del Monaco, presidente Confcommercio Fiumicino