Dal 15 ottobre sono ripartite le potature dei lecci, come previsto dal regolamento comunale per la Tutela del verde pubblico e privato. E come si temeva è ripartita anche la stagione dei tagli. La mancata approvazione del nuovo regolamento, presentato in un primo momento nel Consiglio comunale dell’11 giugno scorso ma poi ritirato, non aiuta. Resta in piedi la procedura attuale, così ora, se si vuole tagliare un pino o un leccio, basta presentare all’Area Ambiente del Comune una perizia di un agronomo che dichiari la necessità dell’abbattimento. Il costo del perito è alto, circa 500 euro per pianta, ma il nulla osta è assicurato perché di fatto manca il contraddittorio con l’amministrazione comunale che non è in grado di opporsi. Così tutto è rimesso alla competenza e alla serietà dell’agronomo, pagato dal privato.
Nelle ultime settimane, ieri e oggi compresi, sono spariti alberi che a detta degli stessi giardinieri locali non sembravano avere problemi di stabilità o di salute, magari bastava un alleggerimento, Molte autorizzazioni sono state rilasciate necessariamente senza alcun sopralluogo da parte del Comune che non ha l’obbligo o la possibilità di controllare con un suo tecnico lo stato delle piante. E in un momento in cui i crolli sono all’ordine del giorno chi mai si opporrà a una perizia in cui un tecnico certifica un pericolo per l’incolumità pubblica?
Il nuovo regolamento da approvare dovrebbe disporre in modo diverso la questione: è sempre l’amministrazione pubblica ad avere l’ultima parola perché il taglio è autorizzato ma solo dopo una perizia di un tecnico del Comune. A questa situazione al momento non sembra possibile porre un argine, del nuovo regolamento si sono perse le tracce e si assiste impotenti all’eliminazione di alberi secolari. Per i privati che vogliono liberarsi da alberi indesiderati il momento è perfetto, con tanti saluti all’ambientalismo dei soli proclami.