Al sindaco Esterino Montino e alla direzione di Fregeneonline.com
“Ci sono alcuni momenti nella vita di ognuno di noi in cui si avverte la necessità di schierarsi apertamente per palesare il proprio pensiero. Nel leggere una lettera pubblicata su Fregeneonline, indirizzata al sindaco da esponenti di alcune associazioni, abbiamo provato un forte senso di disagio per il modo in cui essi hanno espresso il loro “malcontento” nei confronti di un possibile arrivo di immigrati stranieri a Fregene. In modo particolare perché nella lettera si precisa “l’irritazione”, la contrarietà, nel dover accogliere “profughi e rifugiati politici”, che come sappiamo, sono proprio gli immigrati che lo Stato è obbligato ad accogliere. Al di là delle comprensibili preoccupazioni legate a problemi concreti quali la crisi e la disoccupazione e alla paura dello straniero, del “diverso”, il modo di rappresentare questo “malcontento” è, a nostro parere, molto discutibile, se non totalmente censurabile: questi poveri disperati, spesso con donne e bambini, che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla disperazione, vengono descritti alla stregua di malfattori pronti a razzie e malversazioni di ogni tipo verso la comunità che, dovendoli ospitare, sarebbe costretta a vivere chiusa dentro le proprie abitazioni. Quanto rappresentato dalla lettera è indegno di un paese civile, per nulla consono con la nostra cultura mediterranea e – per chi crede – cristiana, fatta di accoglienza e misericordia, e sfiora il razzismo e la disumanità.
Marina ed io, da cittadini, ci dissociamo fermamente e vorremmo che molti altri lo facessero, anche nel ricordo di tempi non lontani in cui i nostri nonni, i nostri padri, erano costretti ad emigrare in cerca di sopravvivenza.
Non dobbiamo dimenticare che questo nostro territorio è stato reso vivibile grazie all’avvento di tanti immigrati che hanno bonificato i terreni e qui hanno trovato una nuova vita. Fiumicino può vantare nella sua storia un esempio d’integrazione. Al di là dalle ideologie, siamo convinti che la nostra comunità sia in grado di accogliere donne e uomini, di qualsiasi razza o religione, se arrivano in pace e con la voglia di integrarsi.
Giovanni Bandiera e Marina Pallotta Bandiera